Il quarantaseienne che si è costituito ieri in carcere, accusato di essere l'assassino del ventenne freddato a Camaro lo scorso 9 aprile, è stato interrogato stamane e si è difeso.
E’ stato interrogato stamattina Adelfio Perticari, il quarantaseienne accusato di essere l’assassino di Giuseppe De Francesco, ferito mortalmente lo scorso 9 aprile. L’uomo, che si è consegnato ieri presentandosi ai cancelli del carcere di Gazzi, stamani è andato al confronto col GIP Maria Teresa Arena, in carcere per l’interrogatorio di garanzia. Il faccia a faccia, cominciato di buon mattino, è durato non più di un’ora. Perticari ha deciso di rispondere, ha risposto a tutte le domande del giudice che ha disposto il suo arresto per omicidio premeditato con l’aggravante mafiosa. Accompagnato dal difensore storico, l’avvocato Tancredi Traclò, il quarantaseienne si è difeso. Il contenuto delle sue affermazioni, pur coperte dal più stretto riserbo, sembra destinato a dare luogo ad ulteriori sviluppi delle indagini.
Il suo legale al momento non ha compiuto altre attività difensive, se non assisterlo durante l’interrogatorio. Non ci sono quindi richieste di attenuazione della misura cautelare, anche se l’obiettivo primo della linea difensiva sembra essere quella di far cadere quanto meno l’aggravante mafiosa. Pur avendo un riconosciuto curriculum di precedenti, infatti, Perticari era “fuori dal giro” da tempo. Dopo essere stato condannato per l’appartenenza al clan Sparacio, era però considerato vicino al clan Ventura, famiglia oggi di primo piano criminale, non soltanto a Camaro. Per uno dei Ventura, inoltre, aveva lavorato presso un panificio. A Camaro gestiva il bar Orientale, che aveva aperto i battenti circa tre anni fa. Perticari era “ancora”c mafioso anche per Daniele Santovito, che ha parlato di lui nel 2014. Ma per tutti, a Camaro, l’uomo era ormai fuori dal giro.
Per gli inquirenti l’accusa resta però al momento quella cristallizzata dal GIP Arena nel provvedimento cautelare.
Contro di lui ci sono i fotogrammi delle videocamere di sorveglianza che lo hanno ripreso per tutto quel quarto d’ora maledetto, mentre litigava col ragazzo e poi mentre entrava nel vicoletto dove De Francesco è stato ferito mortalmente. Contro di lui ci sono gli esami stub, ci sono le conversazioni telefoniche intercettate a Camaro nei giorni immediatamente successivi all’omicidio, che raccontano dei contrasti tra i suoi figli e il figliastro di Tortorella, che hanno documentato gli altri motivi di rancore tra i due. Voci, ancora, che sembrano far pensare ad una volontà di gambizzare il ragazzo, di dargli una lezione, non di ucciderlo. Ma gli inquirenti non credono a questa versione.
Resta però un dato: l’arma che ha ferito il ventenne senza lasciargli scampo ancora non si trova. E chi possiede un’arma difficilmente riuscirà a convincere gli inquirenti di aver intrapreso un nuovo percorso di vita.
Alessandra Serio
Almeno ha avuto il coraggio di costituirsi , pensate agli “amici” del De Francesco….. adesso che paghino tutti
Almeno ha avuto il coraggio di costituirsi , pensate agli “amici” del De Francesco….. adesso che paghino tutti