"Il problema delle mafie non riguarda solo il nostro Paese ma coinvolge tutto il mondo occidentale e l’economia globalizzata"
“Ossigeno Illegale. Come le Mafie approfittano della crisi del Covid-19”. E’ il titolo della lezione che ha tenuto il Procuratore della Repubblica di Catanzaro e Saggista, Nicola Gratteri nel corso del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri. Gratteri ha esordito ribadendo un concetto che va asserendo da tempo e cioè che le mafie oggi investono sempre di più all’estero, in paesi ricchi come la Germania, la Francia, la Svizzera ma anche nei Paesi dell’Est Europa, dove si stanno investendo consistenti fondi europei.
“Il problema dell’espansione delle mafie – ha proseguito il Procuratore della DDA di Catanzaro – non riguarda solo il nostro Paese ma coinvolge tutto il mondo occidentale e l’economia globalizzata. Tuttavia molti Paesi Europei sono restii ad adottare una legislazione antimafia più forte”. E spiega il perché:” In primo luogo non considerano un vero allarme le mafie; in secondo luogo un sistema giudiziario più pervasivo potrebbe minare la privacy dei loro cittadini, e per alcuni Stati questo non è immaginabile; in terzo luogo una legislazione più rigorosa, ad esempio, sul riciclaggio di denaro, potrebbe limitare i commerci e gli affari”.
L’Italia dal canto suo, nel contrasto alle mafie nonostante abbia uno dei sistemi normativi più evoluti del mondo oltre che una conoscenza molto approfondita del fenomeno, non riesce ad essere incisiva in Europa per fare adottare una legislazione antimafia omogenea, che sia più marcata nel contrasto alle mafie. “Abbiamo grandi difficoltà – ha ribadito Gratteri- ad essere ascoltati su questo tema fondamentale in Europa. Significativa è la circostanza, ad esempio, che le sedi dell’Eurojust, dell’Europol e dell’Interpol siano in Olanda”.
“Il problema delle mafie – spiega – non è nell’agenda politica, perché è un fenomeno che non crea allarmismo sociale, in quanto vengono identificate solo da chi con loro ha un rapporto diretto dalle forze dell’ordine, dai magistrati e dagli usurati, per tutti gli, purtroppo, non esistono . La politica in genere si muove in funzione degli argomenti che i media di élite pongono all’attenzione in prima pagina dei quotidiani e nei titoli di testa dei telegiornali. Ed a volte il sistema mediatico diffonde notizie false che indeboliscono l’attività giudiziaria della magistratura”.
Gratteri, sempre nel corso della sua lezione ha parlato di una serie di riforme che realizzandole servirebbero al nostro ordinamento giudiziario per meglio agire contro le mafie, a partire dalla specializzazione per i magistrati e per le forze dell’ordine, fino al potenziamento degli uffici delle indagini preliminari , affidandoli a “ magistrati attivi e brillanti”.
Andrebbe inoltre snellita la scala gerarchica nella polizia giudiziaria, in modo da renderla più snella , prolungare il tempo di durata dei corsi di aggiornamento. Un maggiore investimento consentirebbe ai sottoufficiali delle forze dell’ordine il trasferimento presso altre sedi al fine di evitare che restino in uno stesso posto per lungo tempo, oltre che ad una migliore informatizzazione del sistema giudiziario che ne ridurrebbe i costi e ne aumenterebbe l’efficienza.
Insomma, creare una legislazione più efficace, migliorare il funzionamento della giustizia , un sistema penale, investigativo e carcerario efficiente ed efficace, per Gratteri, sono condizioni indispensabili per persuadere che non è conveniente delinquere. Per quanto riguarda i collaboratori di giustizia invece ha affermato che “agli ndranghetisti ed ai mafiosi detenuti è necessario presentare progetti credibili e convenienti, in modo che si instauri un sistema che non renda più conveniente delinquere”
“Non basta tuttavia- ha affermato il Procuratore- cambiare solo le regole del gioco, occorre anche molta generosità personale verso gli altri, ed un maggiore impegno. Evitare un approccio burocratico al problema e tenere conto che con la propria attività di magistrato, di operatore della giustizia e delle forze dell’ordine si incide sulla qualità della vita delle famiglie, delle persone, dei territori e delle istituzioni”.
Parlando poi dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ha ricordato che si è giunti ad emettere sentenze definitive di condanna a carico di coloro che avevano partecipato alle stragi di Capaci e Via D’Amelio, per il lavoro incessante e serio svolto da grandi investigatori e grandi magistrati. “L’ omicidio di Falcone- ha detto-era imprevedibile perché da anni non era in prima linea.
Mentre, forse, la morte di Borsellino poteva essere evitata. Sia Falcone che Borsellino si sono trovati di fronte ad una mafia violenta, rappresentata da Riina, che ha voluto lanciare un guanto di sfida, perché voleva dettare l’agenda allo Stato che ha reagito con forza”. A questo proposito ha detto ancora Gratteri “è bene ricordare che per proteggere i magistrati non basta solo la scorta. C’è bisogno di sinergia con gli altri apparati dello Stato, perché la lotta ed il contrasto ai fenomeni mafiosi riguarda tutte le Istituzioni della Repubblica, che nei momenti importanti devono fare squadra, dimostrando una visione e una strategia comune”.
Infine è stato ricordato come i rapporti tra Ndrangheta, Cosa nostra e Camorra risalgono al XIX secolo quando nel carcere di Favignana venivano reclusi gli esponenti di queste tre consorterie malavitose e si realizzavano i primi scambi anche linguistici. Infatti termini come “picciotto” e “camorrista” nascono all’interno della camorra e poi vengono adattati ed utilizzati rispettivamente dalla mafia siciliana e dalla ‘ndrangheta.
“Quello mafioso – ha concluso Gratteri – è un fenomeno storico e per contrastarlo efficacemente abbiamo bisogno anche della politica ed in particolare di grandi politici, che siano in grado di disegnare scenari nuovi ed adottare strategie visionarie e lungimiranti”.