Calabria, i Dp a Palazzo Campanella si sgretolano: Billari capogruppo, Aieta sotto accusa
Antonio Billari è il nuovo capogruppo dei Democratici progressisti a Palazzo Campanella. Già: questo è quanto formalizzato lunedì scorso, in sèguito alla riunione del gruppo consiliare.
“La notizia” però non è questa, ma come il gruppo consiliare alla Regione dei Dp (arricchitosi di un’unità, appunto il palmese Billari, in sèguito alle dimissioni da consigliere dell’ex candidato Governatore del centrosinistra Pippo Callipo) sia sostanzialmente deflagrato in una bolla d’accuse al vetriolo da parte di Billari e di Flora Sculco nei confronti dell’ormai ex capogruppo Giuseppe Aieta.
La convocazione e gli orizzonti
Formalmente, la convocazione da parte del capogruppo uscente Aieta aveva due punti all’ordine del giorno: la situazione politica in vista delle Regionali di settembre/ottobre e l’organizzazione del gruppo.
In realtà, sul primo punto era già assai probabile “a monte” una diversità di vedute, consumatasi poi con la proposta da parte di Giuseppe Aieta di un documento a sostegno del candidato Presidente del centrosinistra Nicola Irto non condiviso, a quanto pare, da Billari e Sculco.
Gestione del gruppo e linea politica
Va anche detto che, nel ricostruire quanto accaduto lunedì scorso, Flora Sculco e il neocapogruppo Antonio Billari lanciano accuse pesanti all’ex sindaco di Cetraro: «fin dall’inizio della legislatura», scrivono, il gruppo «non è mai stato riunito, né mai è stato convocato e né mai consultato», mentre proprio Aieta «non ha mai reso partecipi gli altri componenti del gruppo delle relazioni, dei rapporti e dei confronti che si sono svolti e realizzati con il resto della coalizione».
Il quadro di una gestione solipsistica («solitaria e per questo debole») e, si direbbe, camaleontica, visto che i due esponenti del gruppo dp tacciano Aieta d’aver annunciato il proprio ingresso nel gruppo consiliare del Pd a inizio consiliatura salvo poi tornare nei Democratici progressisti «dopo aver capito che non avrebbe avuto alcun “tornaconto” personale». Perché, è la chiosa di Antonio Billari e Flora Sculco, «avere dignità in politica sappiamo essere cosa dura e difficile, ce l’ha spiegato proprio Aieta con i suoi comportamenti».
Il nodo dei fondi
Sono state effettuate «plateali strumentalizzazioni di argomenti e temi delicati e sensibili»? Difficile dirlo, “da fuori”; ma un altro importante scambio d’accuse tra Aieta da una parte e l’asse Billari/Sculco dall’altra riguarda l’uso dei fondi destinati al gruppo consiliare dei Democratici progressisti.
Già a cavallo tra lunedì e martedì, infatti, Peppe Aieta aveva fatto sapere di voler presentare una proposta di legge regionale affinché le risorse destinate a tutti i gruppi consiliari a Palazzo Campanella siano devolute al Banco alimentare, considerata la difficilissima situazione della Calabria in preda alla pandemia. Una prospettiva che, ad avviso di Aieta, gli altri due componenti del gruppo dippino non avrebbero visto di buon occhio… E proprio per questa ragione, fa sapere lui, sarebbe stata proposta e votata la nomina di un nuovo capogruppo (Billari), benché il tema non fosse neppure all’ordine del giorno della riunione del gruppo consiliare.
La ricostruzione di Antonio Billari e Flora Sculco, però, è completamente diversa. Intanto perché la proposta di Aieta «trova piena condivisione da parte di tutti i componenti del gruppo dp, senza eccezione alcuna», ma (in relazione all’uso dei fondi destinati allo stesso gruppo dei Democratici progressisti) soprattutto perché, apprendendo solo da fonti giornalistiche delle intenzioni del loro capogruppo, i due consiglieri si sarebbero «meravigliati, e anche tanto, del perché questa proposta non sia stata fatta prima, quando la gestione di quei fondi era proprio nelle mani dello stesso Aieta» e del perché il vicepresidente della Prima Commissione “Affari istituzionali” non abbia «verificato presso gli uffici del Consiglio la fattibilità di tale proposta».
La carambola: Aieta impugna la sua revoca…
Ma Aieta non ci sta. E in una missiva indirizzata al presidente del Consiglio regionale Giovanni Arruzzolo, l’ex capogruppo dp chiede che la sua revoca sia annullata perché effettuata in violazione dell’articolo 25-bis del Regolamento interno dell’Assemblea, che specifica i casi di possibile revoca.
Solo che, questo in verità Giuseppe Aieta non lo dice…, il 25-bis non pare affatto disciplinare i casi di possibile revoca del presidente di un gruppo consiliare, bensì l’eventuale revoca di «nomine e incarichi» tributati a un consigliere regionale i quali – come puntualizza l’articolo immediatamente precedente, il 25 – prevedano che tale consigliere venga «nominato o eletto dal Consiglio stesso in seduta pubblica, con voto segreto» per entrare a far parte di un determinato organo, collegio o commissione». Tutte caratteristiche non esattamente nel Dna della designazione di un capogruppo.
Di certo, ora i Dp appaiono politicamente in ginocchio, dopo una spaccatura e un avvicendamento al vertice (ammesso che questo resti in piedi) così “rumorosi”. Sull’effettiva futura finalizzazione dei fondi destinati al gruppo, invece, per conoscere la verità nelle sue varie sfaccettature basterà saper attendere un po’.