Lo afferma il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Calabria
“I numeri contenuti nel bilancio sociale dell’Inps in merito allo spopolamento della nostra regione non possono semplicemente sorprendere e indignare, ma devono spingere ad un’analisi e alla proposta di soluzioni che fermino la tendenza dei calabresi ad abbandonare la loro terra”. Lo afferma Nicola Irto, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Calabria.
L’esponente del Partito Democratico prosegue: “Per rendere attrattiva la Calabria, per renderla una ‘meta di ritorno’ e per far sì che nessuno sia costretto a lasciarla, bisogna lavorare sull’incremento della qualità della vita intervenendo su infrastrutture fisiche e digitali, trasparenza della PA, ottimizzazione della rete sanitaria e degli strumenti di welfare, politiche attive del lavoro e dell’inclusione sociale, incentivazione dell’autoimprenditorialità giovanile.
Linee guida, queste, che non si devono tradurre nella vuota retorica del ‘bisogna puntare sui giovani’, ma attraverso le quali si devono creare le condizioni di base perché i giovani, che non sono un’entità astratta e indifferente, trovino più conveniente rimanere che andare via. Nelle Pubbliche Amministrazioni, per esempio, i blocchi delle assunzioni causati dalle procedure di dissesto finanziario che coinvolgono centinaia di Enti calabresi hanno impedito il ricambio generazionale e l’evoluzione delle competenze negli uffici e hanno fortemente limitato la capacità degli stessi di erogare servizi in maniera efficiente.
Perché ciò si realizzi ci sono tutti gli strumenti a disposizione: tra React EU, fondi e piani di aiuto nazionali e fondi propri, il problema non sono solo le risorse, quanto le idee e soprattutto la capacità di mettere ordine e programmare in tempi rapidi. Ci è richiesto, dunque, di dare vita ad un’evoluzione del sistema-Calabria che non è più rinviabile e che richiede energie nuove. Mi piacerebbe – conclude Irto – che il dibattito della campagna elettorale vertesse attorno alle soluzioni concrete a tali questioni e non a generici slogan di cui i calabresi sono ormai stufi”.