In attesa del passaggio di proprietà ufficiale atteso per mercoledì i calciatori ad Acireale hanno dato l’ennesima prova di attaccamento. Grinta e determinazione ma anche qualità tecniche. Lottare guardando solo al presente, ma con la speranza che il “quartiere” societario possa divenire stabile
Il pareggio conquistato ieri dall’Acr Messina ad Acireale trasmette sicurezza e infonde ottimismo tra la tifoseria, in vista dell’incontro programmato per mercoledì nel corso del quale dovrebbe essere sancito il definitivo passaggio di mano dalla vecchia proprietà al gruppo reggino. Lo 0-0 maturato al Tupparello ha fotografato ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, la solidità e il carattere di un gruppo che in campo dà tutto pensando solo ad onorare la storia sportiva della città che attualmente rappresenta. Anche perché la classifica, bugiarda, può essere scalata se si procede in questa direzione.
Grinta, determinazione, ma anche qualità. Un Messina camaleontico che sa trasformarsi tirando fuori le armi che servono per sopperire alle mancanze che saltano fuori. Come quelle di natura fisico-atletica. E poi l’adattabilità in risposta ad un organico obiettivamente ridotto. Vedere Granito sacrificarsi sulla fascia sinistra e lottare fino al ’90. Così come Conti. D’Angelo partito esterno alto che conclude la partita da terzino. Il capitano D’Ambrosio che cambia tre volte compagno al centro della difesa (Lo Piccolo, Sorrentino, Romeo) senza fare cambiare una virgola in termini di solidità. L’under Chovet che gioca con la personalità di un veterano. Sono tutte facce dello stesso Messina combattivo. Che ha l’animo del gladiatore. Che non si fa sorprendere dall’incertezza ma vive alla giornata provando a ricavare il massimo ovunque ci sia da raccogliere.
Uno spirito che fa impazzire i tifosi, quelli che ieri non hanno potuto seguire la squadra al Tupparello e hanno aspettato al San Filippo i calciatori per un abbraccio e un ringraziamento sentito per l’impegno profuso e il punto conquistato in condizioni non facili. La superiorità numerica ha inevitabilmente inciso sul match, rendendo il pareggio, il primo esterno per i giallorossi e interno per i granata, alla fine il risultato giusto. Piace pensare che il posto lasciato vacante in campo “dall’uomo in meno” sia stato occupato dal cuore di questi ragazzi, e che forse in 11-11 le cose sarebbero potute anche andare diversamente.
Tatticamente il tecnico Loris Beoni ha proposto diverse varianti, alcune delle quali testate in settimane. Il passaggio in fase difensiva ad un più coperto 4-4-1-1. Poi le difficoltà hanno stimolato la sperimentazione, con il posizionamento di Borgogni qualche metro più avanti, il centrocampo in linea a tre, poi un accenno di rombo. Numeri e linee. In realtà, come ammesso dallo stesso allenatore in versione “survivor” con tanto di barba lunga, è l’atteggiamento che conta. La voglia di sacrificarsi per il compagno, inteso come “tramite” per il raggiungimento dell’obiettivo comune. Quale sia la destinazione di questo treno che passa veloce non è dato sapersi. Fatto sta che questa squadra tutto orgoglio fa divertire ed emozionare. Come non accadeva da tempo.
La categoria, non è un luogo comune, in questi casi non conta, “superata” dallo spirito di gente che lotta da professionista della passione: per il calcio e per i colori che rappresenta. La squadra e i tifosi, insieme a chi tiene veramente al Messina al di là degli interessi del momento, incrocia le dita affinché l’arcobaleno torni a splendere anche nel “quartiere” societario. C’è grande attesa per l’appuntamento davanti al notaio che renderebbe ufficiale l’acquisizione dell’Acr da parte del sodalizio rappresentato da Martorano, Principato e Leonardo. L’auspicio è che tutto vada per il verso giusto, nella speranza che possa finalmente essere scritta una nuova pagina del calcio cittadino basata sulla trasparenza e sulla serenità.