L'ex direttore generale contro il presidente. Una serie di incongruenze rispetto a quanto prefigurato a inizio stagione
E’ stato per qualche mese il direttore generale del Messina, prima di abbandonare la nave. A distanza di qualche tempo se ne capisce il motivo. Giovanni Carabellò attacca il presidente Pietro Sciotto: “Dopo i facili proclami per guadagnare spazio e foto sugli organi di informazione, ha imboccato la strada di una gestione assolutamente antitetica con i principi più elementari, anche sul piano della correttezza, per garantire al club vita serena al presente e poter programmare un futuro migliore”.
A partire dagli “scempi in fase di allestimento della squadra” e altri “atti imprenscindibili quali avere una sede sociale con conseguente recapito telefonico, assicurare almeno l’essenziale manutenzione agli impianti che il Comune ha messo a disposizione non prevedendo deroghe ai regolamenti d’uso, osservare in tutto e per tutto le norme igienico sanitarie, assumere regolarmente ed in numero congruo il personale necessario a portare avanti le attività sociali, garantire sempre ai calciatori ed allo staff tecnico le migliori condizioni per lo svolgimento della loro attività, mantenere gli impegni, anche se presi oralmente, rispettando le scadenze concordate per i pagamenti, ottemperare prontamente e puntualmente alle prescrizioni della Commissione provinciale di vigilanza ed a quelle del questore contenute nella licenza di PS, gestire al meglio il Settore Giovanile, etc. Ed invece, al di là dei sempre più asfittici appelli alla città offrendo in cambio il miraggio di un Celeste dove, peraltro, con inspiegabile pervicacia ci si è rifiutati di sottoscrivere autonomo contratto per la fornitura di elettricità, ci si ritrova con diverse situazioni debitorie, alcune risalenti addirittura alla prima fase di ritiro a Rocca di Caprileone. Le condizioni igieniche della foresteria e dell’annesso “ristorante”, poi, risultano essere assolutamente precarie con recente invasione di ratti mentre, ad esempio, sul mezzo adoperato per il rifornimento degli alimenti vengono trasportati gli indumenti da lavoro usati per allenamenti e partite. Al manipolo di lavoratori, poi, è stato promesso un salario da fame, non solo senza le garanzie di legge ma anche senza una semplice copertura assicurativa contro gli infortuni (e qualcuno ne è già rimasto vittima). Circostanza che vede accomunata la cerchia del personale che opera allo stadio in occasione delle gare interne. Stadio che, peraltro, non viene rifornito del gasolio necessario per garantire una doccia calda ad atleti ed arbitri. Per non parlare dello stillicidio sugli accordi economici con i calciatori, a cominciare dalla pantomima sull’art. 108 Noif (e anche Gomis avrebbe qualcosa da dire al riguardo), passando dalla corresponsione, a scadenze altalenanti, di somme inferiori al concordato, per arrivare ad incredibili diatribe e giravolte su come garantire il vitto e l’alloggio accordati”.
Un quadro, secondo Carabellò, quasi identico a quelli che hanno portato alla recente mancata iscrizione al campionato di serie C. Il dirigente chiede a Comune e Figc di verificare, “segnalando anche che fino a quando si è pagato qualcosa per la quasi totalità si è fatto ricorso al contante”.
Mi dispiace ma avete toppato..il tipaccio non merita ascolto ..servo dei traditori e voi loro …tromboni
Quasi identico a chi?? Alla xxxxxxx di Proto e Manfredi….siete complici
Mai c.d.m….
I traditori della Storia