Il cambiamento della corrente a getto sta avendo pesanti ripercussioni su scala planetaria enfatizzando gli eventi estremi
Negli ultimi anni l’emisfero boreale è stato interessato da una lunga serie di eventi meteorologici particolarmente estremi che hanno arrecato innumerevoli danni, costati parecchie decine di miliardi di euro ai vari governi, e purtroppo tante vittime, specie lungo i paesi della fascia temperata.
L’elenco ormai è veramente lungo, parlare di coincidenze sarebbe riduttivo. Nella primavera del 2012, a causa del prematuro scioglimento della neve sulle vaste praterie del nord America (già in marzo in vaste porzioni del continente la neve lasciava spazio ad ampi prati fioriti), una serie di incredibili ondate di calore di portata eccezionale funestarono gli stati contigui degli USA ed il Canada meridionale, fino all’estate successiva, con temperature che superarono la soglia dei +40°C sul vicino confine canadese.
Lo stesso anno un’altra intensa ondata di calore interesso l’Europa meridionale, determinando temperature eccezionalmente elevate per il periodo, mentre violente alluvioni devastarono la Cina e altri paesi dell’Asia orientale e meridionale.
Questi eventi atmosferici estremi furono preceduti, nel biennio precedente, da altre forti ondate di calore negli Stati Uniti nel 2011 e sulla Russia e nei territori della Siberia centro-occidentale nel 2010, in diretta coincidenza con le violente alluvioni che flagellarono il Pakistan, a causa di una distorsione all’umido flusso monsonico estivo, da SO, che fu costretto a spingersi sull’area pakistana per un notevole abbassamento di latitudine del ramo principale della “corrente a getto sub-tropicale” ad ovest della catena montuosa himalayana. Tutti questi eventi atmosferici cosi estremi presentano ormai un unico comune denominatore.
Un blocco della circolazione atmosferica alle quote superiori della troposfera, indotto da un sensibile rallentamento del ramo principale della “corrente a getto”, che generalmente si presenta fra i 30° e i 60° di latitudine nord e sud, ai confini fra la Cella di Hadley e di Ferrel. Da alcuni anni, la rapida riduzione dei ghiacci del Polo Nord, con una notevole diminuzione delle aree soggette al raffreddamento dei ghiacci, sta creando pesanti ripercussioni sull’andamento meteo/climatico planetario, influenzando direttamente la circolazione generale atmosferica e rallentando notevolmente il flusso della “corrente a getto” alle quote superiori della troposfera. Perdendo forza la “corrente a getto”, per una nota legge fisica, comincia ad ondularsi su sé stessa creando delle grandi onde su scala planetaria, meglio note come le “onde di Rossby” (sono quelle che creano le alte e basse pressioni per intenderci).
Le “onde di Rossby”, lunghe da 1.000 a 10.000 km, si formano con una precisa successione di tempi e tendono a muoversi da ovest verso est, con una velocità di propagazione che è direttamente proporzionale alla loro lunghezza e alla velocità media di spostamento delle correnti nell’alta troposfera. Nel periodo primaverile ed estivo, quando inizia l’arretramento dei ghiacci marini della banchisa del Polo Nord e il vortice polare comincia gradualmente ad indebolirsi e a restringersi su una determinata area del mar Glaciale Artico, le “onde di Rossby” tendono a rallentare la loro velocità di propagazione da ovest ad est, originando dei pattern climatici abbastanza durevoli che potrebbero portare ad una maggiore probabilità di eventi meteorologici estremi che derivano da condizioni prolungate, come siccità, inondazioni, ondate di freddo o avvezioni d’aria calda con onde mobili di calore insistenti per intere settimane.
Negli ultimi anni ne abbiamo avuto la prova. Ogni evento meteorologico estremo è stato caratterizzato dallo sviluppo di enormi “onde di Rossby” che rimangono semi/stazionarie, o letteralmente bloccate per intere settimane sugli stessi territori. Stagnando per intere settimane sulle stesse regioni queste onde planetarie tendono ulteriormente ad amplificarsi di latitudine, rendendo i pattern climatici e le configurazioni bariche piuttosto statiche per periodi di tempo irregolari.
Ciò da un lato favorisce l’avvento di ondate di calore sempre più intense e persistenti sulle medie e alte latitudini, mentre dall’altra agevola la discesa di blocchi di aria fredda, di lontane origini artiche, verso le latitudini più meridionali. In questi giorni, ad esempio, le seguenti anomalie, appena descritte, stanno favorendo in questa parte finale di giugno la persistenza delle ondate di calore verso il bacino centro-orientale del mar Mediterraneo.
Questo tipo di schemi climatici, ripetendosi con maggiore frequenza, stanno determinando dei veri e propri scompensi che vanno a minare il delicato equilibrio atmosferico fra poli ed equatore. Gli squilibri del campo termico e pluviometrico, indotti dalla stazionarietà delle configurazioni bariche, possono risultare veramente letali per l’agricoltura, oltre che per le stesse attività umane, che sempre più spesso si dovranno trovare a fronteggiare eventi meteorologici estremi e duraturi nel tempo.
Semu cunsumati
Non c’e’ speranza?? siamo alla fine del mondo o meglio del genere umano???