L'Ars approva a larga maggioranza la riforma delle Province. Crocetta incassa un risultato ma si prepara a dover dare rispose a quegli alleati, vecchi e nuovi, che hanno consentito il risultato di ieri. Il sì dell'Aula equivale ad una serie di "cambiali all'incasso" sia per il rimpasto in giunta che per le nomine nella sanità. Con un occhio alla Finanziaria bis..
Addio alle giunte ed ai Consiglio provinciali, stanno per nascere in Sicilia i Liberi Consorzi tra Comuni e le tre Città Metropolitane.
Ieri l’Ars ha infatti varato dopo una lunghissima e complessa gestazione la riforma, con 62 voti favorevoli, 14 contrari e 2 astenuti.
Il governatore incassa un risultato, ma sa bene che adesso, a bussare alla sua porta, saranno quegli alleati finora fuori dalla giunta. Il voto di ieri è una cambiale che andrà all’incasso e su più fronti: rimpasto, nomine dei direttori generali nella sanità, Finanziaria Bis.
Fino all’ultimo momento è stato caos in Aula perché il governo ha presentato 21 emendamenti di modifica all’art. 117 del regolamento che hanno fatto rientrare dalla finestra quel che era uscito dalla porta nelle scorse settimane, come ad esempio, la soglia minima di popolazione per istituire un Libero Consorzio, scesa improvvisamente da 180 mila abitanti a 150 mila, guarda caso per consentire a Gela, così cara a Crocetta, di richiederlo.
Nonostante la protesta delle opposizioni in Aula, la riforma è passata e adesso la parola passa al Commissario dello Stato, che ne valuterà eventuali aspetti d’incostituzionalità e nel frattempo, restano in carica i commissari.
Uno doppio risultato quindi per Crocetta, riforma e commissari, ma che gli costerà il dovere fare quei passi verso alleati vecchi e nuovi che finora ha sempre rinviato.
Nel dettaglio l’unica vera “rivoluzione” rispetto alle Province sono le Città Metropolitane, perché poi, per il resto cambia il nome, ma a esempio, vengono trasferiti ai Liberi Consorzi funzioni, competenze e la “titolarità dei rapporti giuridici”. E viene aperta la porta, con la soglia di 150 mila abitanti, ad un proliferare di Liberi Consorzi, la cui gestione, anche economica, sarà in mano ad un supersindaco con una giunta di supersindaci votati dai loro stessi colleghi.
Soddisfatto Crocetta: "Ringrazio il parlamento per la maggioranza ampia che ha votato a favore. E’ un voto che segna un vero cambiamento per la Sicilia. Questa riforma cambia l'assetto istituzionale della Sicilia, cancellando enti intermedi inutili ed è solo l’inizio".
Soddisfatti anche gli alleati che hanno messo all’angolo l’opposizione, fermata a 14 voti contrari.
In casa Pd commenta il capogruppo Baldo Gucciardi: "Abbiamo scritto una buona riforma, destinata ad essere un punto di riferimento per il resto d’Italia: la Sicilia è la prima Regione a superare le Province con l’istituzione dei Liberi Consorzi, e ad istituire le Città Metropolitane. Strada facendo è stato avviato un confronto costruttivo con il governo e alcune forze politiche che, pur non essendo nella maggioranza, non si sono sottratte al dibattito. Dispiace per chi, invece, rimanendo chiuso nel proprio guscio di nostalgia per un sistema che non c’è più, ha perso l’occasione di contribuire a rafforzare questa riforma”.
E se durante le votazioni degli articoli tra i franchi tiratori che hanno dato qualche “amarezza” agli emendamenti cari a Crocetta non sono mancati gli esponenti Pd, adesso la compattezza dimostrata sarà portata al tavolo di un rimpasto che il partito reclama ormai da mesi.
"Con l'approvazione della legge- commenta il capogruppo Drs Beppe Picciolo- la maggioranza politica che sostiene Crocetta raggiunge un risultato importante. Noi Drs siamo stati presenti con tutti i parlamentari sino al voto finale. Siamo estremamente soddisfatti per il lavoro di cambiamento e rinnovamento amministrativo che stiamo portando avanti con gli alleati. E’ solo il primo passo, ora guardiamo dritti alla riforma della burocrazia. Abbiamo consolidato un risultato parimenti importante per le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Con la creazione della "Area vasta" faremo competere le nostre città con quelle del nord. Siamo certi che per estensione e funzioni potranno anche utilizzare al meglio i fondi comunitari. Registriamo, però, come le opposizioni siano davvero allo sbaraglio. Raccogliere, come hanno fatto, solo 14 voti dà il senso della loro inutile battaglia. Il tempo impiegato per ascoltare i loro interventi poteva davvero dedicarsi a cose più serie visto che le opposizioni proprio al loro interno hanno avuto profonde divisioni". Picciolo quindi, sottolineando la presenza in Aula di tutto il gruppo Drs al momento del voto “pesa” i numeri di un movimento che finora ha sostenuto il governatore anche quando venivano meno i supporti del Pd. Quanto alle Città Metropolitane, val la pena ricordare che l’emendamento che ne ha consentito l’istituzione è nato in riva allo Stretto con la proposta del professor Michele Limosani, ed è arrivato in Aula grazie ai Democratici riformisti. Anche il deputato Ncd Nino Germanà l’ha firmato.
Tra i 62 sì ci sono i voti del M5S: "L'idea dell'abolizione delle Province, come quella della riduzione dei costi della politica è entrata nel Palazzo assieme a noi. Prima certi temi erano tabù e mai avrebbero avuto diritto di cittadinanza nelle stanze del potere, dove finora si è sempre pensato alla coltivazione estensiva del proprio orticello. Fare funzionare i nuovi enti è ora compito del governo. Non aspetti, com'è suo costume, l'ultimo minuto per mettersi al lavoro e dimostri una volta tanto di avere le idee chiare sul futuro, visto che l'andamento dei lavori ha dimostrato tutt'altro e che solo alcuni nostri importanti correttivi hanno permesso che da quest'aula non uscisse un aborto” “Fra sei mesi, quando il Parlamento regionale sarà chiamato a scrivere la legge che definirà compiti e funzioni dei nuovi enti, si misurerà capacità del governo regionale di misurarsi su una legge organica che può e deve anche essere l’occasione per scrivere un testo unico degli enti locali”. Lo dice Giuseppe Laccoto, deputato regionale del PD, a proposito del ddl che istituisce Città Metropolitane e Liberi Consorzi di Comuni.
Il Pd Laccoto invita adesso ad evitare “duplicazioni di compiti e servizi definendo le funzioni dei nuovi enti, e introducendo procedure di decentramento e semplificazione che portino reali benefici ai cittadini”.
Di parere opposto alla maggioranza l’opposizione, con il forzista Falcone che ha sottolineato come la riforma non comporterà risparmi “ne' ottimizzerà alcun servizio, ma aggraverà costi e oneri a carico degli enti locali e dei siciliani. E' una norma che serve a Crocetta per mettersi una stelletta mediatica, serve ai gruppi di maggioranza per portare all'incasso le richieste da tempo avanzate al presidente della Regione, serve ai grillini per convincersi di esercitare una funzione utile all'interno della Istituzione siciliana. I cittadini si renderanno conto delle ricadute di una legge che regala un mostricciattolo normativo".
Durissimi gli esponenti della Lista Musumeci contro quella che definiscono la “riforma Giletti” destinata ad essere impallinata dal Commissario dello Stato mentre il capogruppo PdS-Mpa Roberto Di Mauro commenta: "Con l'ennesimo emendamento in zona Cesarini il Governo Crocetta ha assestato il colpo definitivo ad una legge nata male e finita peggio, con una norma che di fatto renderà impossibile la nascita di nuovi liberi Consorzi. Abbiamo scelto l'astensione perché da sempre siamo stati favorevoli alla cancellazione delle Province, ma avremmo voluto una norma che desse ai Comuni la possibilità di associarsi in base ad interessi, vocazioni territoriali, economiche e turistiche, esigenze espresse dai cittadini.
Così non sarà, con buona pace dei Costituenti, che certamente non immaginavano un simile pasticcio quando inserirono nello Statuto la figura dei Liberi Consorzi."
Da oggi inizia la strada verso il Crocetta bis, scatta il toto nomine, sia in giunta che nelle direzioni generali delle Asp e si avvia una discussione interna su quella Finanziaria bis che dovrebbe correggere i disastri della prima…
Rosaria Brancato
Spero, da cittadino, che i Supersindaci e le “supergiunte” non siano soltanto l’ennesimo apparato istituzionale in aggiunta ai precedenti, equivarrebbe ad aumentare la spesa pubblica per pagarne i compensi ed i benefit.
Spero sia il primo passo per ridurre tutte quelle cariche dispendiose che mensilmente ogni singolo comune deve onorare.
Sono fiducioso, come spero anche che si inizi a lavorare per far buon uso dello statuto autonomo della regione Sicilia.
Come diceva Crozza a proposito di Renzi nel 2012… Piace a tutti, tutti ne parlano bene, tutti ne decantano le qualità… Resta solo da capire dov’è allora l’inxxlata.