"Ridolfo è stato proposto da Lupo e per noi rappresenta un cambiamento nei metodi gestionali rispetto al passato. Non c'erano candidature alternative", Filippo Panarello, Teodoro La Monica, Giuseppe Laccoto e Luigi Beninati, in conferenza stampa hanno spiegato il perchè del via libera al candidato sostenuto da Francantonio Genovese.
Già è arduo coprire il sole con le reti, figuriamoci far passare la designazione di Basilio Ridolfo, area Genovese, alla segreteria provinciale del Pd, quale segno di cambiamento di registro, nuovo metodo di gestione, discontinuità con il passato. Stamane, in conferenza stampa a Palazzo Zanca, Filippo Panarello (area Cuperlo), Teodoro La Monica (area Dem), Giuseppe Laccoto (area Renzi), Luigi Beninati (area Pittella) ci hanno comunque provato.
“Lo manda Lupo”, è stata in sintesi la spiegazione della scelta delle diverse anime di sostenere il candidato di Francantonio Genovese sotto la bandiera di una “ritrovata unità” in nome del rinnovamento. Sarebbe stato il segretario regionale-reggente del partito cittadino a “pressare” affinchè tutti accettassero il nome di Ridolfo, sindaco di Ficarra al secondo mandato, indicato da Genovese tra i possibili assessori nella giunta Crocetta (poi entrò Bartolotta) e successivamente nel Cda del Cas. Durante il governo Lombardo inoltre Ridolfo ha avuto un incarico nell’assessorato alla formazione guidato da Mario Centorrino.
“Il Pd messinese è un caso anomalo e lo abbiamo visto alle amministrative- ha spiegato Panarello- Era necessario un cambiamento nella gestione del partito rispetto al passato perché vogliamo un partito pluralista e aperto. Pertanto, di fronte all’invito di Lupo, abbiamo fatto prevalere il senso di responsabilità rispetto all’idea di cercare una candidatura alternativa. Anche perché, se avessimo candidato uno dei renziani per i quali qualcuno chiede l’espulsione non sarebbe certo stato un segnale di distensione ma di scontro”.
Insomma: la batosta alle amministrative ci ha fatto capire che il Pd deve cambiare, la gestione del partito deve essere in discontinuità con il passato ma una candidatura realmente alternativa avrebbe “irritato” i genovesiani, da qui la decisione di sostenere il loro candidato.
“Bè, ma noi non lo possiamo mica sapere se Ridolfo è un genovesiano”, dichiara La Monica, parlando più che da dirigente da marziano del Pd, “e non è detto che i genovesiani siano irredimibile”, aggiunge Panarello. Evidentemente qualcuno è più irredimibile di altri, come Felice Calabrò, secondo il quale proprio i veti delle altre anime avrebbero spinto Genovese a un passo indietro sul suo nome.
“Non è andata affatto così”, replicano in conferenza stampa. “Stimo personalmente Calabrò- spiega Panarello- ma la sua è stata un’autocandidatura arrivata mentre cercavamo tutti insieme di trovare un nome di ricomposizione. A quel punto saremmo stati costretti a trovare un’alternativa. Abbiamo discusso a lungo nei giorni scorsi, non si trovava una candidatura alternativa che evitasse lo scontro, quindi alla fine è prevalso l’orientamento di sostenere il nome indicato da Lupo e che in base al programma è un candidato di garanzia”.
Tutti si sono soffermati sull’esistenza di un programma presentato da Ridolfo e che comporterebbe l’avvio di un nuovo percorso nel partito ed un cambiamento di rotta rispetto ai precedenti metodi gestionali. O almeno così garantisce Lupo. “Se non dovesse essere così saremo pronti alla rottura”, annunciano.
“Vogliamo un partito diverso rispetto al passato- ha aggiunto Giuseppe Laccoto che ha avallato per i renziani l’intesa incontrando le proteste dei renziani della prima ora- Lupo ha proposto questa candidatura di garanzia, noi abbiamo posto dei paletti perché vogliamo trasparenza e pluralismo e siamo sicuri che saranno rispettati. Io non sono il cavallo di Troia dei renziani, ma non c’erano candidature alternative”.
Quero e gli altri, che avevano puntato su Giacomo D’Arrigo, non la pensano proprio come lui, ed è chiaro che un discorso interno alla corrente renziana, soprattutto con il referente siciliano Davide Faraone è urgente farlo, soprattutto in vista dei Congressi. I pacchetti di voti contano, ma conta anche altro, come le battaglie fatte a viso aperto in questi anni. Altrimenti non si capisce perché parlare di discontinuità con i metodi gestionali del passato.
Stando al racconto emerso oggi da La Monica, Panarello, Beninati e Laccoto, non vi sarebbero state alternative ad un nome del gruppo Genovese. Il cambiamento sta nel fatto che a proporre Ridolfo è stato Lupo. E stavolta hanno chiesto anche il loro parere. Secondo Beninati poi, nessuno dei renziani o civatiani che adesso protestano avrebbe messo sul tavolo alcuna candidatura.
“Noi come componente Letta non abbiamo questa forza- ha detto Beninati– ma l’unica candidatura era quella di Ridolfo, e siamo certi che si possa lavorare da domani per avviare il cambiamento. Sarebbe stato meglio un rinvio o un congelamento del Congresso provinciale ma la proposta è stata bocciata”.
A presentarla in sede di Commissione regionale era stata Angela Bottari, alla luce del caso Messina che avrebbe avuto bisogno di tempi più lunghi per un rasserenamento ma l’ipotesi, così come quelle avanzate da altre realtà siciliane, è stata cassata perché l’organismo aveva già votato le date senza prevedere slittamenti.
Rosaria Brancato
La Monica, Panarello, Beninati e Laccoto sono il nuovo che avanza. DIO mi fulmini se mai dovessi rivotare PD!!!
VAI A ROCCoTARE LA FAVOLA AI BABBI.RIDOLFO ANDAVA PREMIATO Perché Durante il governo Lombardo ha avuto un incarico nell’assessorato alla formazione guidato da Mario Centorrino ed i risultati li vediamo con l’inchiesta “corsi d’oro”
pinocchiiii
Mamma mia a che classe politica abbiamo permesso di amministrarci!!!!! Ma come vogliono scalzare la destra con le bugie… quando capiranno che nessuno li voterà ci sarà da ridere….