Il quarantaseienne aveva gravi patologie ed era sulla sedia a rotelle. A luglio il Tribunale aveva rigettato la richiesta di curarsi fuori dal carcere. L'avvocato Andrè dell'Osservatorio carcere delle Camere Penali: "le misure alternative restano lettera morta, anche per i malati gravi".
Non ce l'ha fatta il detenuto quarantaseienne, costretto su una sedia a rotelle da una lunga serie di patologie, che la scorsa estate aveva chiesto di potersi curare fuori dal carcere, ma al quale il giudice aveva detto no. E' successo a Messina e la denuncia è dell'avvocato Domenico Andrè, delegato al carcere per la Camera Penale di Messina e rappresentante dell'Osservatorio carcere dell'Unione Camere Penali Italiane. "E' l'ennesimo caso in cui le misure alternative alla detenzione anche per i malati fravi risultano inapplicate e rimaste lettera morta sulla pagina di un codice", dice il legale
Andrea, questo il nome dell'uomo rinchiuso a Gazzi, era affetto da patoliogie di natura cardiovascolare, neurologica, ipomiotrofia muscolare ed era costretto su una sedia a rotelle. "Il difensore – racconta l'avvoca Adrè – correttamenete aveva presentato un'istanza al tribunale di Sorveglianza per il differimento esecuzione pena per gravi motivi di salute, ma dopo l'udienza camerale del luglio scorso il Tribunale rigettava la richiesta di detenzione domiciliare o detenzione in luogo privato di cura, cioè esterno al carcere, concludendo per una piena compatibilità delle condizioni di salute del detenuto con l'ambiente carcerario. Tutto ciò senza sottoporre lo stesso alla visita medico-legale di un perito".
Andrea è morto ieri notte nel Centro Clinico del carcere messinese, senza l'affetto dei suoi cari e senza alcun conforto umano.
(Alessandra Serio)