Renziani e civatiani in conferenza stampa hanno ribadito il loro no all'accordo che ha portato alla candidatura unitaria di Ridolfo alla segreteria provinciale. Ma Quero e gli altri vanno oltre perchè al leader siciliano dei renziani, Davide Faraone, chiederanno una presa di posizione netta sull'eventuale ingresso di Genovese nell'area. "O lui o noi".
“Non molliamo. Dagli errori s’impara. E noi rilanciamo”. Renziani e civatiani, di Messina e provincia, dopo la “scoppola” della candidatura unitaria (ma sarebbe preferibile definire unica) di Basilio Ridolfo incassano la sconfitta per mano degli stessi alleati anti-genovesiani, e ribadiscono a chiare lettere la loro posizione, raccontando come è andata nelle 24 ore tra il 10 e l’11 ottobre, quando a Palermo con una mossa gattopardiana tutto è tornato come prima. Come sempre.
“Sin dall’esito delle amministrative abbiamo iniziato a confrontarci tra le diverse componenti del Pd- ha spiegato Ciccio Palano Quero- L’obiettivo era quello di portare avanti una proposta di discontinuità mettendo insieme tutte le minoranze del partito a Messina. Fino alla sera del 10 ottobre l’accordo su un nome alternativo c’era. L’11 è saltato tutto, ma noi non ci riconosciamo nella candidatura unitaria di Ridolfo, del quale, peraltro è stato detto che unisce in virtù di un programma che al momento a noi resta sconosciuto”.
Il banco è saltato a Palermo. La candidatura alternativa, perché, ribadiscono, l’unica discontinuità poteva essere rappresentata solo da chi non è di area Genovese, c’era fino al 10 sera, ed era Giacomo D’Arrigo, vicepresidente regionale dei Big Bang della Sicilia. Ma, e questo Quero e gli altri lo sanno bene, il banco è saltato tra Palermo e Roma, perché Panarello e Laccoto hanno dato il via libera ad un accordo vecchio quanto i metodi gestionali del Pd e se ci sono riusciti è anche perché il leader regionale dei renziani, Davide Faraone, lo ha consentito.
“Noi non abbiamo firmato quel documento unitario con il quale si dà sostegno alla candidatura di Ridolfo- ribadisce Quero- se Laccoto l’ha fatto non è per l’area Renzi, non l’ha firmato per i Big bang della provincia, non ci rappresenta”.
In conferenza stampa infatti, accanto ad Alessandro Russo e Ciccio Palano Quero, ci sono i rappresentanti dei numerosi circoli Big Bang della provincia che sottolineano proprio il rischio che “il modello Pd Messina” dopo il caso Ridolfo, si estenda in tutto il territorio. Lo strano caso del non-Congresso a Messina è infatti paradossale sotto diversi aspetti, ricordati uno per uno da renziani e civatiani questa mattina.
“L’area Civati è stata l’unica che non ha firmato il documento- spiega Simone Di Cesare- Paradossalmente Messina è l’unica provincia dove non si terrà il Congresso ed invece era l’unica realtà dove sarebbe stato indispensabile un confronto”.
La base, da Messina a Capo d’Orlando e Taormina chiede un chiarimento, soprattutto a Davide Faraone, che in Sicilia è il leader dei renziani e in quanto tale ha avallato il via libera ad un’intesa che proprio ai renziani di città e provincia non piace affatto. Ed è proprio al parlamentare palermitano che i renziani chiedono dichiarazioni nette sia sulle voci relative al passaggio di Genovese con il sindaco di Firenze che sul ruolo all’interno dell’area di Giuseppe Laccoto, entrato a gamba tesa nella vicenda.
“ Vogliamo che Faraone ci dica chiaramente quale posizione intende assumere se Genovese dovesse passare con Renzi- dichiara Alessandro Russo- In questo caso sarebbe un ingresso a noi non gradito. Faraone ci deve dire come la pensa al riguardo e che intende fare. Vogliamo anche conoscere il ruolo di Laccoto, che per quel che ci riguarda non ha firmato per noi. Siamo l’unica realtà che andrà a un congresso con un solo candidato, senza dibattito e l’unica realtà dove invece il problema morale esiste ancora”.
Sabato Davide Faraone sarà a Messina per chiarire cosa accaduto l’11 ottobre, e per spiegare cosa intenderà fare in caso di passaggio di Genovese tra i renziani. Insomma, prevarrà la ragion di Stato (i voti) o altro? I renziani, tutti, anche quelli della provincia, in quel caso prenderanno eventuali decisioni perché “non vogliamo morire genovesiani”. In sintesi, “o lui, o noi”.
“Non abbiamo mai condiviso l’idea di una candidatura unitaria, e infatti non abbiamo firmato il documento, perché secondo noi non era la scelta migliore per il partito- ha spiegato Piero David, area Civati- Noi volevamo discontinuità, invece hanno prevalso le dinamiche nazionali. Adesso, anche in vista delle elezioni nei circoli e delle altre fasi congressuali dobbiamo fare prevalere la forza del gruppo nato al Lucky Beach, un patto generazionale che vada al di là delle aree ma che porti discontinuità attraverso i giovani, il nuovo, che ci vede tutti dalla stessa parte. Ieri ha vinto la parte istituzionalmente più forte, ma dalle sconfitte si deve imparare la lezione per non sbagliare oltre”.
Sarà probabilmente questa la strategia che renziani e civatiani porteranno avanti per le elezioni dei segretari dei Circoli e per l’Assemblea provinciale. Il “modello Pd Messina” non piace alla base, soprattutto in provincia, dove l’accordo su Ridolfo non è stato affatto digerito. Alla conferenza stampa erano presenti i responsabili dei circoli Big Bang di numerosi comuni.
“Le divisioni in provincia ci sono sempre state, tra chi è con Genovese, e sta ad esempio nelle giunte e chi non è con lui, e sta fuori- spiega Filippo Lo Schiavo, Big Bang di Milazzo– Noi rappresentiamo la base che non ha compreso questa candidatura unitaria, adesso aspettiamo di capire come e se le cose cambieranno con Ridolfo, ma non staremo a guardare. Il colpo è ancora in canna…..”
Da Barcellona, Bernardo Dell’Oglio ribadisce la stessa tesi, sottolineando come ovunque si sta operando per la discontinuità “ma quanto accaduto a Messina ci fa allarmare,non vogliamo che questo metodo diventi una regola. La base in provincia è in fermento e se non avremo risposte chiare da Faraone agiremo di conseguenza”.
L’avviso ai naviganti, dopo lo sgambetto di giorno 11 è diretto a Faraone: o raddrizza il tiro o i renziani potrebbero andare a cercare altrove quella discontinuità e quel rinnovamento di metodi, gestioni, persone, che a Messina non c’è stato.
Venerdì 18 alle 20.00 Giuseppe Civati sarà a Messina, a Santa Maria Alemanna. Anche quella sarà un’occasione per ribadire, all’interno del Pd, le diverse posizioni.
Rosaria Brancato
Morire “genovesiani” no. Per fortuna non ho mai fatto parte di questa specie di partito. Per il quale fin dall’inizio in cui è nato nel 2007 non ho mai compreso se trattasi di compagine democratica o una sorta di partito “familiare” nelle mani di chi ha più soldi di altri. Si possono comprare le persone con i soldi? Forse si. Ma quell’uomo dopo come pensa di continuare a vivere? Incito i renziani a continuare così e forse un giorno non molto lontano (non adesso al congresso di Novembre)potranno prendere in mano questo povero partito messinese che manca di un’anima, che manca di vera partecipazione, che ha sempre escluso chi avrebbe avuto tanto da dire e che alla fine ha costretto le persone ad uscirsene perchè schifati. Formazione docet!
Ma che poverelli… Questi perdono le primarie contro Calabro e si lamentano, anzi piangono,!!! Non riescono a candidare nessuno (forse perché sono dei nessuno) alla segreteria provinciale e ricominciano a lamentarsi di nuovo, l’unica cosa che son riusciti a fare é la carognata al secondo turno del ballottaggio al sindaco…. Ma perché non ve ne andare a fondare il partito del piagnisteo???
RIDICOLI!!!! L’AREA CIVATI, I RENZIANI,I LETTIANI, L’AREA GENOVESE, LE FARFALLE. MA DOVE ….. DOVETE ANDARE?
ma perchè i vari Russo,Quero non provano ad andare a lavorare come ha fatto il loro collega di xxxxxxxx Grioli?