Il deputato regionale dice no all'istituzione di un Parco che servirà solo a pagare nuovi stipendi ma danneggerà il territorio. A lui si uniscono i colleghi all'Ars Rinaldi e Formica, mentre Greco e Grasso ritireranno la firma dall'emendamento che ne chiedeva la costituzione.
“I Parchi della Sicilia costano alla Regione 16 milioni di euro l’anno, cifra destinata non al territorio ma ai diversi stipendifici nei quali hanno trovato collocazione amici e parenti di chi li ha messi lì”. La battaglia per dire no al Parco dei Peloritani, inserito nella Finanziaria con un emendamento di fine legislatura, per il deputato regionale Nino Germanà è soprattutto un modo per evitare il sorgere dell’ennesimo carrozzone.
Nell’affollato Salone delle Bandiere ha spiegato, numeri alla mano, le ragioni dell’opposizione ad una proposta finita nel calderone della Finanziaria e guarda caso a pochi mesi dalla fine della legislatura.
“Se davvero queste somme fossero destinate alla tutela del territorio allora mi chiedo perché molti degli attuali Parchi e delle riserve sono gestiti malissimo. L’unica cosa che funziona sono gli stipendi ai Cda ed ai Comitati- spiega- Il Parco dei Peloritani inoltre andrà a coprire un’area vastissima, oltre 65 mila ettari, in gran parte già soggetta a vincoli di vario tipo, a demanio, oppure già sito archeologico. Saranno danneggiati gli agricoltori, gli allevatori, i produttori, gli operatori turistici, i cacciatori. Persino per realizzare un bagno nuovo il singolo dovrà chiedere una lunga serie di autorizzazioni”.
Germanà cita poi la sentenza 2012 del 2014 della Corte Costituzionale relativamente ad alcune norme della Regione Sicilia sui Parchi considerate illegittime. La sentenza è stata applicata dal Tar di Palermo che ha accolto il ricorso presentato dai produttori di pomodori a Pachino che protestavano per i danni causati dalla riserva che stava per nascere. Sostenere che solo i cacciatori sono contrari al Parco o che solo gli ambientalisti sono favorevoli è un errore. I Comuni ricadenti nel territorio non avranno alcuna voce in capitolo su una serie di settori. In un’area così vasta non tutti i territori hanno la stessa vocazione da tutelare.
“I 34 comuni del Parco dei Nebrodi non possono esprimersi e c’è il sindaco di Floresta ad esempio che da tempo si batte per uscirne- prosegue Germanà- Mi stranisce poi che il disegno di legge all’attenzione della Commissione non preveda l’indicazione dei Comuni ricadenti, ma rimandi ad un Comitato che dovrà insediarsi….”.
Numerosi gli interventi dei presenti, volti ad evidenziare gli aspetti meno chiari della proposta di legge. Dei 4 Parchi esistenti in Sicilia solo l’Alcantara, a fronte di costi elevati per la Regione, produce entrate per appena 50 mila euro.
"Quando questi parchi non producono nulla si devono autofinanziare- ha evidenziato Pietro Miraglia, presidente del Comitato spontaneo No al Parco dei Peloritani- I siciliani non possono pagare la sanità, non hanno neanche i servizi essenziali, eppure si sottraggono risorse pubbliche per pagare gli stipendi in questi carrozzoni? E di quale sviluppo si sta parlando? Andate nei paesi del parco dei Nebrodi, come Caronia e Tortorici e guardate come sono abbandonati."
Il presidente della Federcaccia di Messina Aldo Cerreti si è soffermato su quanto prevede la normativa nazionale in merito alla caccia e Salvatore Curtò , sindacato nazionale dei cacciatori,sul fatto che con il passare degli anni le aree tolte per potere cacciare sono state moltissime: “direi sì al Parco qualora desse dignità la territorio ma non è così, le nostre campagne stanno collassando”.
Il consigliere della sesta circoscrizione Gianni Cieli ha ricordato le condizioni della sanità siciliana per le quali occorre destinare risorse prima ancora che ai carrozzoni mentre il coordinatore cittadino dell’Udc Giovanni Frazzica non ha esitato a definirla “una porcheria”. A dire No al parco anche il deputato regionale Franco Rinaldi che è intervenuto all’incontro per spiegare come la legge preveda che i Comuni ricadenti nell’area del Parco hanno il diritto di essere consultati ed eventualmente opporsi all’inserimento.
“Questa norma è un insulto all’intelligenza, si creerà un danno. Ci saranno solo nuovi stipendi per accontentare il politico di turno che sarà trombato- ha concluso Germanà- Questa mobilitazione ha già avuto i suoi effetti. I colleghi deputati Bernardette Grasso e Marcello Greco, che avevano firmato la proposta d’istituzione del Parco hanno annunciato che ritireranno la firma. Stiamo parlando di una battaglia trasversale perché sta coinvolgendo deputati di diversi partiti, ma dovete portarla avanti singolarmente sollecitando l’intera classe politica. Non serve un nuovo carrozzone”.
Rosaria Brancato