Demolizioni a Maregrosso, parla Cattafi: "Non sono un abusivo"

Demolizioni a Maregrosso, parla Cattafi: “Non sono un abusivo”

Maurizio Licordari

Demolizioni a Maregrosso, parla Cattafi: “Non sono un abusivo”

sabato 25 Agosto 2012 - 12:45

Lunedì le ruspe abbatteranno il manufatto della ditta Cattafi a Maregrosso. Lui adesso racconta la sua verità: "Ho seguito le regole, avevo la concessione. Non sono un abusivo"

Ha speso soldi che rischia di aver perso. Ha subito sequestri e blocchi dei lavori. Ha dovuto combattere con la burocrazia e con tutta una serie di intoppi. Sta portando avanti la sua battaglia nelle sedi competenti ed è convinto di poterla vincere. Nel frattempo, però, non ha voglia di passare per abusivo.

Perché il capannone che Francesco Cattafi stava costruendo a Maregrosso e che lunedì dovrebbe essere demolito era assolutamente in regola. Non lo è oggi, perché oggi è scaduta la concessione dell'area, ma lo era certamente fino al 31 dicembre 2010. "Questa struttura ha una lunga storia alle spalle. I lavori sono fermi dal 2002 per un problema che si era verificato durante i lavori. Era crollato un pezzo di muretto del vecchio rudere sul quale siamo intervenuti. Poi ci sono stati tanti contrattempi, tutti di natura burocratica. Ma l'opera era stata approvata". La regione aveva dato anche l'ok alla cifra prevista per i lavori, oltre 500milioni delle vecchie lire: "Questi soldi mi dovevano essere scomputati anno per anno, fino al 50 percento, ovviamente pagando regolarmente i costi di concessione. Ci sarebbero voluti 160 anni. E invece dopo meno di dieci anni hanno deciso di non rinnovare la concessione".

In questi anni Cattafi, che ha un'officina proprio di fronte al capannone della discordia, ha speso centinaia di migliaia di euro per ristrutturare un vecchio rudere sulla base di quella concessione che gli era stata garantita fino al 2010. Voleva trasferire li la sua attività, è rimasto nella vecchia sede, dove paga l'affitto. Se avesse saputo che quella concessione gli sarebbe stata negata pochi anni dopo non avrebbe mai fatto un investimento così importante. Ma ciò che non accetta, oggi, è di passare per abusivo.

"Io non ho fatto niente di abusivo. Hanno trasformato questa struttura in un'opera abusiva, ma c'era già e quando è stata costruita e approvata anche dalla regione era regolare. Non lo è oggi perché non c'è più la concessione. E non so neppure il perché, magari ci sono ragioni politiche, però non si può certo dare la colpa a me e accusarmi di abusivismo. Fermo restando che mi sembra assurdo che abbiano deciso di approvare un progetto di questa portata per farlo durare otto o nove anni".

Parla con i documenti in mano, Cattafi. Spiega le sue ragioni, chiede che si faccia chiarezza su questa storia perché l'immagine sua e della sua azienda rischia di subire un duro colpo.

"Vorrei che non la demolissero – dice – e ovviamente farò di tutto per salvarla o comunque per avere indietro i soldi che ho speso". Il tempo, però, non è dalla sua parte. Da lunedì, se verranno rispettati i tempi, quella struttura verrà demolita. Una struttura in regola, secondo il suo proprietario, e diventata solo dopo abusiva.

Maurizio Licordari

4 commenti

  1. faccia causa ai politici che gli hanno dato una autorizzazione per poi cambiare idea …… dica chi lo ha autorizzato ELASTICAMENTE !!!! o dica chi sta perpetrando un abuso dal comune alla capitaneria etc etc etc oppure su chiacchiere

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  2. Caro sig. Cattafia, anon ha fatto i conti con i pllitici messinesi, invidiosi al 100%…….

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  3. Qualunque autorizzazione contraria a disposizioni di legge è nulla e nel demanio marittimo, è risaputo da tempo, non si possono edificare case, opifici, e comunque eseguire opere murarie e nessuna capitaneria di porto può autorizzare nessuno a far alcunchè. A meno di strutture turistiche balneari.

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  4. E’ vergognoso pensare che politici e tecnici abbiano rilasciato licenze che hanno ferito così a fondo la città.

    I cittadini, invece che indifferenti, dovrebbero essere scandalizzati del modo disinvolto con cui si sperpera il patrimonio pubblico.

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