L'ex presidente del Parco dei Nebrodi rinfocola le polemiche e il fronte antimafia si spacca. Il commento su Ceraolo denunciato dai poliziotti della scorta. Mentre Morra convoca Fava
Un’archiviazione, una inchiesta della Commissione conclusa, un’altra commissione d’inchiesta pronta a partire. E una polveriera di polemiche che si alimenta giorno per giorno e che sta scavando una spaccatura nel fronte antimafia, che non ha precedenti
A tre anni dai fatti, oggi l’unico risultato pratico dell’agguato all’allora presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci sembra essere questo.
La risposta del protagonista alla conferenza stampa di ieri mattina della Commissione regionale antimafia è arrivata nel giro di poche ore, mentre la “patata bollente” passava all’organismo gemello nazionale, che ha annunciato l’avvio di una propria inchiesta, confermando quanto anticipato proprio a Messina (vedi qui l’intervista a Morra)
La difesa del lavoro della commissione da parte del presidente Claudio Fava e dei suoi colleghi, e la replica dello stesso Fava alle iniziali esternazioni di Antoci, che aveva bollato come “mascariamento” il dossier dell’Antimafia, non sono piaciute all’ex presidente del Parco, che ha nuovamente replicato, commentando la notizia, diffusa ieri, che l’ex commissario di Polizia Mario Ceraolo sarebbe indagato a Messina.
A renderlo noto è l’avvocato Mario Cosentino, che tutela l’ex commissario di Sant’Agata Militello, Daniele Manganaro, e gli altri poliziotti della scorta di Antoci. Manganaro in primis, e a suo tempo anche Tiziano Granata, poi scomparso, avevano querelato Ceraolo per le dichiarazioni rilasciate ai magistrati sulle conversazioni avute con i colleghi. Da qui il fascicolo, che all’avvocato Cosentino, come parte offesa, risulta ancora pendente.
Per Antoci, le dichiarazioni di Ceraolo alla Commissione sarebbero il centro del lavoro dell’Antimafia. “Non riesco a trovare le parole per esternare il mio imbarazzo su una vicenda diventata paradossale e che ha generato confusione e sconforto nella società civile, che vedo, ogni giorno di più, indignata per quello che sta accadendo”.
Antoci contesta alcuni punti in particolare della conferenza stampa dell’Antimafia. “Dopo l’attentato non sarebbe stata avvisata la centrale operativa: assolutamente falso, ci sono le telefonate registrate della centrale
operativa pochissimi minuti dopo l’attentato e i tabulati depositati
dalla Procura. Perché affermare il falso?”
Ancora: “Il sindaco di Cesarò quella sera non era preoccupato: come si fa ad affermare questo dopo che è stato depositato agli atti della Commissione l’interrogatorio della magistratura fatta proprio al Sindaco Calì? A titolo di esempio si riportano le parole del Sindaco Calì contenute nell’interrogatorio agli atti della DDA di Messina e consegnato alla Commissione: pag 7… domanda: “Ma si spaventava lei addirittura di omicidio?” Risposta Calì: Ma io… si, di omicidio, Calaciura è stato ucciso e ancora non sappiamo niente, nel 92. Nel 2000 è stato ucciso Savoca, è stato ucciso Caputi…” pag 34 …”questa sera non mi sta piacendo questa situazione…”……”Temevo qualcosa di brutto”… pag 40: domanda: “Quindi lo ritiene un attentato di mafia?” Risposta Calì: “Si, si, l’ho detto che è un attentato di mafia, sicuro
sicuro. Per me è un attentato di mafia” pag 49 domanda: “Quindi sto
segnale che dice Manganaro, lei cosa gli ha detto?” Risposta Calì:
“Glielo detto al Comune… non mi piace stasera questa situazione, c’è
qualcosa che non va”.
Infine: “Se Ceraolo avesse dichiarato il falso sarebbe certamente stato indagato: che valenza hanno queste dichiarazioni adesso che si scopre che il Ceraolo risulta indagato per falsa testimonianza per
dichiarazioni rese al Pubblico Ministero?
“Insomma – conclude Antoci – meglio ritornare al silenzio; del resto,
se è vero come è vero che la Sicilia è anche terra di mafia, non ci si
può certamente dimenticare che lo è anche di paradossi e maschere
pirandelliane. E intanto cosa nostra se la ride vedendo tutto ciò. Io,
invece, purtroppo, continuo a pensare a quella notte e non smetterò
mai di ringraziare e difendere la Polizia di Stato che mi ha salvato
la vita. Fava deluso dalle mie reazioni? Alla luce di tutto ciò sono
io ad essere addolorato”.
Intanto l’avvocato Cosentino rende noto di aver ricevuto mandato anche dal Siap, una sigla sindacale della Polizia, per costituirsi in tutte le sedi a tutela della reputazione degli uomini della scorta.
L’ex presidente del Parco dei Nebrodi conferma perciò il suo convincimento che dietro l’agguato fallito ai suoi danni ci fosse la mafia.
L’indagine della Dda di Messina su 14 sospettati è stata archiviata per mancanza di riscontri. Nel procedimento Antoci non ha chiesto di essere avvisato come parte offesa.
L’inchiesta della Commissione regionale Antimafia ha scartato la pista mafiosa ma ha confermato la buona fede di Antoci.
Adesso entrerà nel vivo il lavoro della Commissione nazionale antimafia presieduta da Nicola Morra, che proprio ieri ha annunciato l’audizione di Claudio Fava sul caso.