La cronistoria dell'inchiesta sfociata nell'arresto di Cateno De Luca nel 2017 per la gestione dei Caf Fenapi
MESSINA – E’ agli sgoccioli il processo che vede imputato il sindaco di Messina Cateno De Luca per evasione fiscale. Ieri l’Accusa ha chiesto al giudice monocratico Simona Monforte la condanna a 3 anni per De Luca, ma la sentenza è slittata al prossimo 10 gennaio. In attesa del verdetto, la cronistoria dell’inchiesta, cominciata quando De Luca era fresco di elezione all’Ars e che potrebbe concludersi ad un passo dalle sue dimissioni da primo cittadino per candidarsi alla Presidenza regionale.
Il caso Fenapi scoppia l’8 novembre 2017: la Guardia di Finanza di Messina arresta Cateno De Luca e Carmelo Satta per una serie di reati legati alla vita della società Fenapi e la galassia di sigle che ruotano intorno le attività di patronato e dei corsi di formazione professionale. De Luca è deputato regionale da pochissimo e viene comunque proclamato dall’Ars perché i reati contestati non includono quelli considerati ostativi per la legge Severino.
La Procura di Messina ipotizza in particolare l’associazione a delinquere e l’evasione fiscale, contestati a vario titolo, e che in sostanza cristallizzano l’accusa di aver adoperato le società satellite per evadere il Fisco, emettendo fatture false per circa un milione e mezzo di euro. Contestualmente scatta anche il sequestro di somme fino a 750 mila euro. Gli indagatati complessivamente sono 10, più la stessa Fenapi. Agli atti dell’inchiesta ci sono le consulenze degli esperti della Procura sui bilanci delle società e una montagna di intercettazioni telefoniche. A condurre l’inchiesta è il sostituto procuratore Antonio Carchietti.
Un mese dopo lo stesso giudice che ha disposto i domiciliari li revoca, disponendo il solo divieto di ricoprire cariche apicali nelle società interessate dall’inchiesta. A fine novembre 2017 anche il Tribunale del Riesame stabilisce che De Luca non andava arrestato, annullando anche il sequestro. Decisione che sarà confermata dalla Cassazione. Per i giudici della Libertà non c’erano i motivi fondanti per procedere con le misure cautelari, ma le ipotesi di reato sì e il procedimento penale va avanti.
Un anno dopo, a luglio del 2018, l’inchiesta va al vaglio del giudice per le indagini preliminari che fa cadere l’associazione a delinquere ma rinvia tutti a giudizio per i reati di evasione fiscale. De Luca nel frattempo si è dimesso dall’Ars ed è stato eletto sindaco di Messina. Il processo si apre davanti al giudice monocratico Simona Monforte a fine dello stesso anno e resta a Messina, malgrado il tentativo dei difensori di trasferirlo a Roma.
Al processo sono stati ascoltati moltissimi dirigenti dei patronati, i rappresentanti delle società, i gestori dei Caf anche non siciliani, gli investigatori. L’Accusa è stata affidata al Pubblico Ministero Francesco Massara che ha più volte affondato sui rapporti tra il patronato e le società collegate, mentre De Luca ha chiesto ed ottenuto la parola più volte, difendendo l’operato del patronato. Lo scontro tra i difensori e l’Accusa invece ha riguardato soprattutto i dossier dei consulenti e in particolare quelli relativi alle fatture stesse.
Ora se non gli AGGRADA l’ottimo ARTICOLO di ALESSANDRA SERIO chiederà la PAROLA perché la RETTIFICA la fa LUI STAVOLTA 😏…..vedi perché mi piace TEMPOSTRETTO …… perché non scrive un articolo circoscritto al titolo liquidandolo con parole che lasciano il lettore in aria,ma lo spiega per filo e per segno SENZA SE è SENZA MA😖😤😡……PS.la 🖊️fa MALE quando SCRIVE la VERITÀ perché la VERITÀ IN OGNI COSA DELLA VITA FA SEMPRE MALE ai BUGIARDI 😡