Una cooperativa sociale aveva partecipato ad un avviso pubblico del Comune per illuminare il Pilone, ma dopo mesi di silenzio l’annuncio: l’illuminazione la farà l’Enel
Torna la luce sul pilone di Torre Faro. Ma su questa vicenda è meglio… far luce. Il gioco di parole è d’obbligo, perché questa storia sta diventando un caso. Nei giorni scorsi il Comune ha annunciato che domani, 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, verrà inaugurata la nuova illuminazione del pilone, anzi, per dirla alla messinese, il Pilone, con la “P” maiuscola. “Dodici proiettori led mutanti, con una resa di 72 mila lumen complessivi”. A far tutto l’Enel. Cosa c’è di sbagliato? Dov’è l’inghippo? Lo ha spiegato stamani Giuseppe Chiofalo, presidente della cooperativa sociale Eone Cinque. Il quale ha ricordato, qualora qualcuno se lo fosse dimenticato, che l’illuminazione del Pilone era oggetto di una avviso pubblico emanato da Palazzo Zanca il 27 agosto 2010. Si trattava di una “Proposta di sponsorizzazione per la realizzazione di un impianto fotovoltaico e l’illuminazione a led del Pilone ex Enel di Torre Faro”. La Eone Cinque presentava regolare proposta progettuale l’8 settembre 2010, nove pagine con tanto di offerta economica, un investimento previsto di 590 mila euro a carico della cooperativa stessa quale, appunto, sponsorizzazione. Tecnicamente si proponeva l’installazione di un impianto minieolico ad asse verticale, consentendo al tempo stesso il costante funzionamento indipendentemente dalla direzione del vento e la migliore resistenza anche alle alte velocità dei venti ed alla loro turbolenza. La cooperativa proponeva anche di riqualificare l’intera area circostante il Pilone, mettere a norma gli impianti, adegure la struttura in cemento armato, manutenere l’ascensore (che non funziona), garantire il servizio di guariania e di manutenizone della piattaforma.
Il 4 ottobre le ditte partecipanti venivano convocate dal dirigente dell’Ufficio Programmi Complessi, Giovanni Caminiti, per l’esame e l’illustrazione delle proposte. Chiofalo illustrava alcuni dettagli: ad esempio l’idea di auto-promovuoersi con forme pubblicitarie di marketing, oppure che gli impianti realizzati della cooperativa sarebbero rimasti di proprietà del Comune. Sei mesi i tempi di realizzazione del tuto, dieci anni la durata richiesta per la sponsorizzazione. Un incontro «dall’esito positivo», ricorda oggi Chiofalo, anche in una lettera indirizzata al sindaco Buzzanca. Ma rimane l’ultimo contatto ufficiale tra la cooperativa e il Comune. Comune che oggi «rinuncia a 590 mila euro – attacca Chiofalo – preferendo affidarsi all’Enel, che voglio ricordare non è più un’azienda pubblica ma è sul mercato come le altre», ma soprattutto «senza dare più notizie a chi aveva impegnato risorse umane ed economiche in progetti derivanti da un avviso pubblico. Che fino a prova contraria deve essere revocato, anche in autotutela, e questo non mi risulta che sia avvenuto». Inoltre, sottolinea Chiofalo, «la nostra è una cooperativa sociale di tipo B che ha il compito d’istituto di aiutare i propri soci “svantaggiati” in una realtà come quella di Messina nella quale la nostra idea progettuale, veicolata dai mezzi d’informazione, ha prodotto aspettative anche nella popolazione del villaggio di Torre Faro che ha chiesto esplicitamente, con mail e comunicazioni telefoniche, di poter partecipare al “nostro” progetto». A nulla sono servite le lettere di sollecito, la conseguenza dunque è una sola: «Partiremo con un’azione legale». E luce fu.