Il presidente della Camera Penale di Messina interviene sul caso Palamara: non sia pietra tombale sui problemi della magistratura
La radiazione di Palamara dalla magistratura non può essere l’alibi per mettere una pietra tombale su tutte le storture che lo scandalo ha messo a nudo, sulle quali bisogna continuare a lavorare. E’ questo il senso della riflessione dell’avvocato Bonaventura Candido, presidente della Camera Penale Pisani-Amendolia di Messina.
Sotto riportato, integralmente, il testo dell’interessante intervento del penalista messinese.
La radiazione del dottor Palamara dall’Ordine Giudiziario non può, e non deve rappresentare la pietra tombale di uno scandalo, senza precedenti, che ha “finalmente” individuato il suo (unico) “capro espiatorio”.
Pensare che l’offerta sull’altare del CSM di un agnello sacrificale possa rappresentare la purificazione della Magistratura dal peccato è pia illusione.
La vicenda Palamara, per dirla con le parole di un autorevole penalista Veneto, “..ricorda la storia di quei frati che seppellivano nottetempo i confratelli morti perché non si sapesse che dentro il convento c’era la peste..”.
Se il CSM ha ritenuto di dover applicare all’ex Presidente di A.N.M. la sanzione di massimo rigore è logico dedurre, anche senza entrare nel merito dei singoli fatti contestati, che l’organo di autogoverno della Magistratura avrà, evidentemente, accertato gravissime responsabilità.
Se così è (e nessuno dubita della terzietà degli autorevoli componenti della sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli) chiuso il procedimento disciplinare il conto non torna.
Infatti, dalla sia pur breve istruttoria pare sia incontrovertibilmente emerso che non fosse il Dott. Palamara ad inviarsi i messaggi oggetto di scandalo, che nelle intercettazioni ambientali egli stesse effettivamente parlando con terzi e non con sè medesimo, che le nomine di cui si disquisiva nelle chat non riguardavano la sua persona, bensì la carriera di tanti altri suoi colleghi.
Ed allora, delle due l’una, o il Dott. Palamara è stato ingiustamente sanzionato oppure l’opinione pubblica potrà pensare che a Piazza Indipendenza, sotto i tappeti del prestigioso palazzo romano, sia ancora nascosta tanta polvere.
La vicenda non può, quindi, ritenersi archiviata e non ci sono dubbi che il frettoloso epilogo di questo scandalo mortifica, anzitutto, i tanti Magistrati che non hanno nulla a che fare con la sanzionata corsa agli incarichi direttivi.
Non possiamo non essere a fianco di queste donne e di questi uomini dello Stato che operano ogni giorno con autentica terzietà, consapevoli di svolgere un servizio in favore della collettività e meritevoli di non essere accomunati ed omologati a condotte lontane anni luce dal loro agire.
Attendiamo – però – di sentire finalmente la loro voce, aneliamo vederli prendere – ufficialmente – le distanze da certe logiche e non faremo mancare il necessario supporto a chi – come noi – dimostrerà di avere a cuore una giurisdizione trasparente ed autorevole da esercitarsi, solo ed esclusivamente, nel ben definito perimetro del dettato costituzionale.