Assemblea indetta dalla Cisl Poste di Messina: Abbiamo proclamato, con le altre organizzazioni sindacali regionali, lo stato d’agitazione e presto avremo un confronto con l’azienda"
Un salone degli Specchi affollato a testimonianza dell’impatto che l’emergenza sportellisti rischia di avere sull’utenza e sui lavoratori di Poste Italiane. È stata molto partecipata l’assemblea indetta dalla Cisl Poste di Messina che ha affrontato il tema con il segretario regionale Giuseppe Lanzafame, il segretario generale della Cisl Messina, Tonino Genovese, la segretaria regionale Gisella Schillaci e quello territoriale Filippo Arena. Una situazione che il sindacato ha già denunciato nelle scorse settimane evidenziando come a Messina vi è un’altissima percentuale di lavoratori part time che rappresentano circa il 40% della forza lavoro e sono tanti anche i lavoratori a tempo determinato nel recapito postale che attendono da anni una stabilizzazione.
«La riorganizzazione nazionale di Poste Italiane incide poco in Sicilia – ha detto il segretario regionale Giuseppe Lanzafame – l’isola rientra nel piano di trasformazione dei part-time né dei contratti a tempo determinato. Abbiamo mille lavoratori part-time che aspettano la trasformazione del contratto da anni e per il 2018 ne sono stati previsti, in Sicilia, appena 38. Abbiamo proclamato, con le altre organizzazioni sindacali regionali, lo stato d’agitazione e presto avremo un confronto con l’azienda». Una situazione di emergenza che riguarda in particolar modo il territorio di Messina. «Una provincia – ricorda Lanzafame – penalizzata dalla conformazione del territorio».
A rincarare la dose il segretario generale della Cisl messinese, Tonino Genovese: «I lavoratori hanno diritto a trovare stabilizzazione e dignità – ha detto – Se sono impiegati part-time e non sono messi nelle condizioni di offrire quei servizi di cui la comunità ha bisogno, soprattutto in un territorio come il nostro con tantissimi comuni e con località non facilmente raggiungibili, si penalizza soprattutto chi ha maggior disagio sociale che magari ha più bisogno di servizi. Questa non è solo una battaglia occupazionale e del lavoro, è battaglia della dignità, per i diritti e sociale».