Caso Sacal in Parlamento. La Cgil dal giudice. E Caldart: a Reggio azionariato popolare

Caso Sacal in Parlamento. La Cgil dal giudice. E Caldart: a Reggio azionariato popolare

Mario Meliado

Caso Sacal in Parlamento. La Cgil dal giudice. E Caldart: a Reggio azionariato popolare

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venerdì 19 Novembre 2021 - 06:55

Interrogazione della Barbuto (M5S) a Giovannini. E il sindacato chiede a Enac: altre società di gestione hanno tenuto riservato il loro Piano industriale?

REGGIO CALABRIA – Per il momento, il D-Day all’orizzonte non si vede. Ma è anche vero che per la Sacal non sono certo giorni facili. E che quello in cui sarà chiamata anche formalmente a spiegare alcune cose, tanto per cominciare in sede Enac, s’avvicina.

Cgil dal giudice per avere il Piano

Intanto, la Filt-Cgil – sindacato cigiellino dei trasporti – mette “nero su bianco” quanto aveva già largamente ipotizzato nei giorni scorsi.

Il prefetto Arturo De Felice
già “numero 1” della Sogas

Visto che, nonostante tutto quel che è già successo (!), Giulio De Metrio continua incomprensibilmente a mantenere «riservato» – per usare le parole del presidente Sacal – il Piano industriale, «nei prossimi giorni i legali della Filt-Cgil presenteranno ricorso presso il Giudice del lavoro di Lamezia» per ottenerlo per via giudiziale.
Esattamente quanto accadde ai tempi della gestione De Felicecon la Sogas, all’epoca società di gestione dello scalo reggino.

Certo «la decisione non sarà a breve», sicché il sindacato «non avrà a disposizione lo strumento fondamentale per esercitare il proprio ruolo e difendere così i lavoratori». Da qui, la reiterata richiesta a De Metrio di avere «immediatamente» copia del Piano, approvato nell’ormai lontanuccio marzo 2021. Anche perché, argomenta il sindacato guidato su scala regionale da Nino Costantino, «continuare a negarlo sottende qualche motivo oscuro che dev’essere indagato dagli organi di vigilanza e da quelli ispettivi».

Nino Costantino, segretario regionale della Filt-Cgil

Al tempo stesso, il sindacato di categoria si rivolge ad Enac, chiedendo «di metterci a conoscenza se una qualsiasi altra società di gestione aeroportuale in Italia abbia mai negato, a chi ne avesse diritto, il Piano industriale e se, anche su questo, intenda intervenire».

Peraltro Costantino & C. rinnovano la richiesta di posizioni nette e chiare al neoGovernatore calabrese Roberto Occhiuto. E chiedono dunque se, anche «nel ruolo di socio pubblico», intenda «avallare l’atteggiamento di Giulio De Metrio che, peraltro, è il proprio rappresentante all’interno del Cda» – la bacchettata ci sta tutta –, o se invece chiederà a sua volta «che il Piano industriale venga dato a chi ne ha diritto».

Riappare Flyway. E dice che…

Andrea Caldart, ceo di FlyWay
Andrea Caldart, ceo di FlyWay

Ricordate Andrea Caldart?

L’odierno “numero 1” di FlyWay, ai tempi ai vertici di PeopleFly, a più riprese s’era interessato alla possibilità di fare dell’Aeroporto dello Stretto una delle sue basi operative. I charter erano già stati programmati: ma, tra diffidenza a causa di feedback non positivi verso la compagnia di brokeraggio aereo e solide precondizioni mai costruite da amministratori locali e società di gestione non se ne fece niente. L’imprenditore bellunese s’è poi messo alla testa di FlyWay, di cui è ceo e founder. E le sue attività volative – e le sue battaglie «per liberare i cieli sardi dal monopolio», ad esempio – dal suo quartier generale di Cagliari.
Ma Caldart non ha mai dismesso l’interesse verso i collegamenti da/per Reggio Calabria e il possibile contributo al potenziamento dell’Aeroporto dello Stretto.

«Molto bello vedere questo nuovo fermento», evidenzia lui adesso. E fa sapere d’aver inviato una Pec al sindaco metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, «ad oggi senza risposta; come anche da quel periodo è rimasto muto il telefono in attesa di una chiamata da parte del presidente della Camera di commercio» Antonino Tramontana.

da sx: il consigliere metropolitano delegato Carmelo Versace e il presidente dell’Ente camerale Antonino Tramontana

Si tratta di due dei protagonisti della discussione sulle modalità del rilancio dello scalo reggino, ma con punti di vista assai diversi. Falcomatà, insieme al metroconsigliere delegato Carmelo Versace, aveva sostenuto l’ineluttabilità di sfilarsi dal sistema aeroportuale regionale e allestire una società di gestione autonoma dell’Aeroporto dello Stretto con soci pubblico-privati di Reggio e Messina. Tramontana aveva replicato seccamente, a stretto giro di posta: per trent’anni, Sacal ce l’abbiamo e ce la teniamo. (Risposta, all’epoca, giuridicamente ineccepibile ma oggi pesantemente rimessa in discussione dalla conquista della maggioranza del pacchetto azionario da parte dei soci privati e da tutto ciò che ne è seguìto).

«Apprendo da notizie di stampa – così Caldart, sul busillis in corso – che ci sono delle interlocuzioni con grosse aziende di trasporto aereo per cercare un piano industriale di rotte che possano soddisfare l’utenza reggina e messinese in particolare; anche noi desideravamo proporre la nostra idea come piano di connessioni da/per Reggio». Ma l’ipotesi non avrebbe destato – parrebbe – l’interesse degli interlocutori reggini.

Chiaramente però Andrea Caldart resta fedele alle sue battaglie antimonopolistiche: «Penso che qualsiasi gestione unica regionale delle infrastrutture aeroportuali da parte di una sola azienda possa solo favorire il monopolio e la violazione del libero mercato, ma – mette le mani avanti l’imprenditore veneto – non è da sottovalutare anche il “poltronificio” locale che si verrebbe a creare…».

C’è di più: il ceo di FlyWay invita a fare attenzione a quanto sta accadendo «con un’azienda italiana, che ormai è penetrata nella maggior parte dell’azionariato di quasi tutte le società di gestione degli scali» e potrebbe diventare, in futuro, «l’unico soggetto deputato a gestire e scegliere cosa si fa e cosa non si fa in un determinato scalo e territorio» o, al limite, anche se tenerlo aperto o chiuderlo.

Renato Ravanelli, ad di F2i
Renato Ravanelli, ad di F2i

Pare, questo, un chiaro – benché tacito – riferimento a F2i, il maggior fondo privato italiano d’investimenti nel settore infrastrutture, che nel sistema aeroportuale nazionale ha quote azionarie praticamente in ogni scalo “che conta”, da Malpensa a Capodichino a Caselle.

A voler spaccare il capello, la società guidata dall’ad Renato Ravanelli – oltre al 51% di 2i Aeroporti – detiene ormai l’87% di Gesac (aeroporto di Napoli), il 36,4% della Sea (società che gestisce Malpensa e Linate e l’aeroporto bergamasco di Orio al Serio), il 90,3% di Sagat (Torino-Caselle), il 10% dell’Aeroporto “Guglielmo Marconi” di Bologna, il 55% dell’Aeroporto Friuli Venezia Giulia (a Trieste) e, per quanto attiene proprio alla Sardegna cara a Caldart, dal 2016 il 71,25% di Sogeaal (Alghero) e dal 23 ottobre 2020 l’80% della Geasar (Olbia-Costa Smeralda).

…Cosa c’è da aggiungere?
C’è qualcuno che pensa ancora che il rischio d’effettiva privatizzazione della Sacal sia qualcosa di lontanissimo, d’impossibile magari? Cacciàtevelo dalla testa: il “mostro” del monopolio è molto più vicino di quanto pensiate, e non certo solo su scala locale.

Con molte situazioni in cui il fondo azionario già guidato da Vito Gamberale detiene saldamente il pacchetto di maggioranza delle società di gestione degli scali; in vari casi (Torino, Napoli, Olbia) col controllo diretto quasi dell’intero pacchetto azionario.

La proposta: azionariato diffuso

Ecco perché diventa di strettissima attualità la nota stampa del patron di FlyWay…
«Ho più volte proposto a vari soggetti locali la costituzione di un azionariato diffuso per la gestione dello scalo di Reggio volto a realizzare uno sviluppo industriale unicamente progettato per il territorio. Non è più il momento di vedere chi ha lavorato bene o male: il passato va lasciato nel passato», afferma lui. Teoria che non si sposa poi benissimo con quanto professato in queste ore caldissime da Roberto Occhiuto e Giuseppe Falcomatà, che più volte hanno evidenziato la necessità di «andare fino in fondo» nella ricostruzione di responsabilità dirette e omissioni…

Una veduta notturna del Porto di Messina

Resta il fatto che secondo Andrea Caldart «ora è il momento di ripartire per scrivere una nuova pagina con la vision di costituire un soggetto locale che sia imparziale nelle scelte e sappia riunire in un unico tavolo le migliori idee e proposte gestionali e di connessione».

Un modello Lufthansa che Caldart contrappone ad Ati, nel prossimo futuro forse «l’ammortizzatore sociale del settore del trasporto aereo». Ecco allora che «il progetto di FlyWay per far ripartire l’Aeroporto dello Stretto ha un’unica base: difendere il diritto di mobilità sociale dei reggini e dei messinesi».

Barbuto (M5S), interrogazione al ministro dei Trasporti Giovannini

Il ministro dei Trasporti Enrico Giovannini

Elisabetta Barbuto, deputata e componente per il Movimento Cinquestelle della Commissione Trasporti della Camera, ha presentato un’interrogazione sul “caso Sacal” al ministro dei Trasporti Enrico Giovannini, «condividendola con tutti i membri della deputazione M5S».
A lui, ma anche ai responsabili di Mef (Patrizio Bianchi) e Ministero per il Sud (Mara Carfagna), la Barbuto chiede «quali iniziative di loro competenza intendano adottare in merito alle gravi irregolarità denunciate pubblicamente da Enac». In particolare, rispetto alle «modalità con cui è stata condotta l’operazione d’aumento di capitale che  ha determinato la prevalenza della partecipazione privata su quella pubblica, con le paventate prospettive di commissariamento o revoca della concessione».

Elisabetta Barbuto, deputata crotonese di Cinquestelle
Elisabetta Barbuto, deputata crotonese di Cinquestelle

Ma d’altro canto, il quesito è: cosa vorrà fare il ministro per assicurare la continuità delle attività volative? C’è da «non penalizzare la nostra regione afflitta da problemi di trasporto, soprattutto nella zona jonica», rileva Elisabetta Barbuto, da brava parlamentare crotonese. Che poi si scaglia contro l’«abbandono da parte dello Stato di alcuni servizi che vengono consegnati ai privati. Dalla scuola alla sanità, dai rifiuti ai trasporti». La profonda convinzione dell’esponente pentastellata è invece «che alcuni servizi essenziali debbano necessariamente restare nell’alveo del pubblico».

E la Barbuto, nel ricordare che l’operazione-privatizzazione dei tre aeroporti calabresi «già nel 2017 s’era avviata», osserva che adesso è stata portata a termine soprattutto per le responsabilità «politiche degli Enti locali e dei loro rappresentanti pro tempore».
Uno scempio che peraltro – rileva la deputata – si perpetra giusto ora che «è in corso d’adozione il decreto ministeriale che ripartirà i fondi stanziati in favore delle società di gestione aeroportuale come ristoro per le perdite attribuibili all’emergenza Covid».
Un disastro nel disastro.

Ripepi: società di gestione autonoma

Per parte sua, il consigliere comunale di Coraggio Italia Massimo Ripepi prospetta la situazione convulsa e assai poco chiara come «inaspettato e gradito assist» per liberarsi da Sacal quale gestore di tutt’e tre gli scali aeroportuali calabresi. E porre in essere così le precondizioni per avere una società di gestione autonoma dell’Aeroporto dello Stretto.

Massimo Ripepi, consigliere comunale reggino di Coraggio Italia
Massimo Ripepi, consigliere comunale
reggino di Coraggio Italia

Ripepi ripropone dunque i suoi dubbi sull’effettiva volontà di chi gestisce l’hub aeroportuale calabrese (il “gigante” Lamezia Terme) di far crescere simultaneamente altri due scali-competitor come Reggio Calabria e Crotone.

E invita ad abbracciare il decisionismo per allestire una società di gestione autonoma per il “Tito Minniti”, abbandonando ogni titubanza: «Ora o mai più. Parola d’ordine: coraggio!».
Esortazione condita da un’avvertenza: quanto sta accadendo «tornerà a favore di Reggio solo se abbiamo il coraggio, politico e civile, di divorziare definitivamente dalla Sacal». Ammesso che giuridicamente si possa fare e che volativamente questo non implichi la chiusura di fatto dello scalo dello Stretto: nel caso, anche questo andrebbe verificato preventivamente.

Sogno mediterraneo

Fatto sta che l’esponente del partito di Luigi Brugnaro chiede al Consiglio comunale di Reggio di guardare, insieme a lui, al «sogno di un grande corridoio mediterraneo con Reggio Calabria alla guida».
Il problema, in sostanza, secondo Massimo Ripepi non sarebbe affatto sorto con le irregolarità che hanno fatto suonare il doppio “campanello d’allarme” di Enac e Regione Calabria, ma nel Dna di una società di gestione a carattere regionale che avrebbe reso il Reggino uno «zerbino impotente e inutile».
Non solo: il consigliere d’opposizione evidenzia che l’orizzonte giusto da mirare è una «società identitaria dello Stretto» al cui interno «deve spiccare la sola Area dello Stretto».

Il collante? L’Adsp dello Stretto

Mario Mega, presidente dell'Adsp dello Stretto
Mario Mega, presidente dell’Adsp dello Stretto

E nell’elencare i possibili soci pubblici, include anche «l’Autorità portuale delle due città sorelle, a cui conviene e giova fare fronte comune». Ripepi non fa riferimento dunque anche all’Adsp dei mari Tirreno Meridionale e Jonio quella guidata dall’ammiraglio Andrea Agostinelli; quella, per capirci, che include il porto di Gioia Tauro, asset apparentemente trainante per qualsiasi aeroporto abbia seriamente voglia di sviluppo intermodale. E che però avrebbe apparentemente il “torto” d’aver competenza, oltre che sui porti di Gioia e di Taureana di Palmi, anche su quelli di Crotone, CoriglianoRossano e Vibo Valentia, situati fuori dal territorio metropolitano reggino. Fa invece riferimento alla sola Autorità di sistema portuale dello Stretto, quella capitanata da Mario Mega. Facendo l’occhiolino all’idea di un’integrazione tout court fra le due sponde, con un acceleratore di taglio economico-trasportistico incarnato dallo scalo aeroportuale reggino.
Il tutto, «escludendo la possibilità che nella Sacal possano essere investiti soldi pubblici che non ritornano negli utili reggini».

In questa direzione, Ripepi vuol proporre «una mozione, da condividere in Consiglio comunale e da discutere insieme al documento del consigliere Carmelo Versace». Idee-cardine della mozione, la richiesta di massima trasparenza sul “caso Sacal”, l’immediata sospensione della concessione alla Sacal per l’Aeroporto dello Stretto da parte dell’Enac e l’istantanea costituzione della già citata società autonoma per la gestione del solo “Minniti”.

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