La Corte d'Appello respinge l'appello della Procura che aveva chiesto di ripristinare le accuse di riciclaggio e autoriciclaggio sui fondi esteri dei Genovese
La Corte d’Appello di Messina (presidente Sicuro) ha detto no alla Procura di Messina che aveva chiesto di ripristinare il reato di riciclaggio contestato a Francantonio Genovese e i familiari a proposito di alcuni fondi esteri, inizialmente “congelati” dalla Guardia di Finanza nel 2017.
La decisione è di ieri pomeriggio. Il Procuratore Generale Felice Lima ha chiesto di accogliere l’appello della Procura di Messina. I difensori dei Genovese, gli avvocati Nino Favazzo e Maurizio Paniz al contrario hanno “difeso” la decisione del Giudice per l’udienza preliminare Monica Marino che l’11 luglio dello scorso anno aveva rinviato a giudizio i Genovese per le contestazioni fiscali ma aveva archiviato le ipotesi di reato di riciclaggio, autoriciclaggio ed illecito amministrativo. Una decisione che adesso in sostanza i giudici di secondo grado hanno confermato.
Gli accertamenti della Guardia di Finanza avevano portato al sequestro, 3 anni addietro, del conto corrente presso la Giulius Bar di Montecarlo intestato alla Palmarich Investiment SA, il conto corrente Unicredit e quello Banca di Credito Peloritano intestato a Chiara Schirò, il conto di credito Banca Peloritano di Francatonio Genovese e tutti gli altri conti nella sua disponibilità, i saldi attivi della L&A e della GePa intestati a Genovese e Marco Lampuri, i conti correnti di Rosalia Genovese fino a 380 mila euro circa, fino a 450 mila euro nei conti della Schirò, la villa di Ganzirri, gli appartamenti di via Duca degli Abruzzi, via Lodi, via Brescia e via Sicilia, l’appartamento in residence a Piraino, le quote GePa e L&A in capo a Francantonio Genovese.
Tra gli indagati iniziali figurava anche Luigi Genovese, attuale deputato regionale.
Il Gup Monica Marino ha disposto il processo soltanto per le accuse minori legate ai reati fiscali, processo che è ancora in corso in primo grado.
La giustizia si applica al cittadino comune, si interpreta al potente
Se il potente viene arrestato e va in carcere è perchè è colpevole, se invece è scagionato è un’interpretazione della giustizia. Dove sta la verità? Boh.
Se il potente finisce in carcere, allora giustizia è fatta, se viene scagionato, la giustizia è a interpretazione. I conti non tornano.