Lavori al Porto, sospesi i dirigenti della Tecnis

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Alessandra Serio

Lavori al Porto, sospesi i dirigenti della Tecnis

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mercoledì 30 Settembre 2015 - 07:48

Clamorosa svolta nell'inchiesta nata da un esposto anonimo sul cemento "impoverito" adoperato per i moli. Il Giudice De Marco ha interdetto per un anno i dirigenti della Tecnis coinvolti, i subappaltatori e uno dei funzionari del Genio indagati.

C'è un primo punto fermo nell'inchiesta sui lavori, terminati nel 2010, ai moli Colapesce e Vespri di Messina. Il giudice Giovanni De Marco ha sospeso sei degli indagati, tra dirigenti del colosso Tecnis Spa di Catania e i funzionari pubblici indagati per l'appalto da 15 milioni di euro. Disposto anche il sequestro per equivalente di somme fino a 257 mila euro a carico di tutti gli indagati. La Procura, in questo caso a guidare l'inchiesta è l'aggiunto Vincenzo Barbaro, aveva chiesto la sospensione di tutte le persone coinvolte. Ma il GIP De Marco ha applicato le misure sospensive soltanto per sei di loro. Un anno di interdizione dall'attività economica, quindi, per Danilo La Piana, direttore tecnico dell'azienda, Daniele Naty, legale rappresentante della omonima subappaltante, la Naty spa, Concetto Lo Giudice Bosco, all'epoca dei fatti ad unico dell'azienda; infine Antonio Giannetto e Vincenzo Silvestro, titolari delle due imprese che hanno fornito in successione il calcestruzzo adoperato per i lavori. Sospeso dagli uffici pubblici per lo stesso periodo – 12 mesi, l'architetto Francesco Bosurgi, funzionario del Genio Civile opere marittime. Adesso i sei saranno ascoltati dal giudice che potrebbe rivedere la misura adottata nei loro confronti. Gli accertamenti sui lavori, i collaudi, la gara d'appalto, intanto vanno avanti.

Il sospetto della Procura di Messina è che per i lavori di allineamento dei moli Colapesce e Vespri, cioè le due principali banchine di centro città, sia stato adoperato cemento impoverito. Un sospetto confermato dai primi carotaggi effettuati dagli esperti consultati dagli investigatori: in estrema sintesi i due moli sono in grado di sopportare l’approdo delle navi da crociera e i rispettivi terminal, ma non possono sopportare il carico – scarico merci, per i quali sono invece utilizzati. Il molo cioè può sopportare mille chili a metro quadro, e non i 4 mila previsti da progetto.

I valori medi della resistenza del calcestruzzo impiegato sarebbero di gran lunga inferiori, anche fino alla metà, cioè da 20 a 40. I lavori al Porto di Messina, risalenti al 2010, sono stati aggiudicati ad un’Ati di cui la Tecnis è capofila, compartecipata dalla Sigenco, la Silmar e la Cogip. A far accendere i fari della magistratura messinese è stata la fornitura di calcestruzzo da parte della ditta Presente di Giannetto. Il costruttore nel 2008 fu travolto dall'inchiesta "Pilastro" sul clan Mulè, allora una delle principali famiglie criminali della città dello Stretto. La Tecnis allora gli soppiantò la SV di Silvestro.

L’indagine rivelò però che i mezzi d’opera e il materiale utilizzato anche successivamente nei lavori continuavano ad essere quelli della Presente e che Silvestro altri non era che un nipote di Giannetto. Secondo gli investigatori la Tecnis non può non essersi accorta che il subentro fu soltanto fittizio.

Nel 2014 gli accertamenti della Polizia giudiziaria subiscono una ulteriore accelerazione quando un esposto anonimo concentra l’attenzione sulla qualità dei materiali adoperati durante i lavori. L’architetto Bosurgi finisce invece nel calderone di indagine quale collaudatore dei lavori.

Al momento i moli rimangono agibili anche alle navi merci. Ma non è detto che i successivi accertamenti non portino ad uno spostamento dei principali attracchi e ad una limitazione del traffico in banchina.

(Alessandra Serio)

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