Dopo i congressi cittadino e provinciale, i gruppi consiliari di D’Alia e Naro si “fondono”, capogruppo Cilento. Al momento il partito non chiederà alcun assessore dopo le dimissioni di Santalco
Unione di centro. Unione di nome e di fatto. Stamani l’Udc ha ufficializzato la “fusione” dei due gruppi consiliari di Palazzo Zanca, quello che fa riferimento al senatore D’Alia e quello che invece è di area Naro, in un unico gruppo che si chiamerà, appunto, Udc. Una mossa che non a caso arriva a poche settimane dai congressi cittadino e provinciale del partito che si sono svolti in città. Con il nuovo assetto il capogruppo a Palazzo Zanca sarà Bruno Cilento (già capogruppo de “Il centro con D’Alia”, il vice Mario Rizzo. «E’ solo una formalizzazione – spiegano Cilento e Rizzo – . Questa scelta, infatti, ribadisce come i due gruppi hanno da sempre condiviso la stessa linea politica ed operato congiuntamente, grazie al grande affiatamento e l’intesa tra tutti i consiglieri comunali centristi, i quali in tutti questi anni hanno mostrato forte senso di responsabilità verso il ruolo istituzionale conferitogli e nei confronti delle problematiche e degli interessi della città».
In realtà non sono mancati gli scontri, in questi anni, all’interno del partito. Non tutti vedono di buon occhio, ad esempio, le frequenti sortite di Giuseppe Melazzo nei confronti dell’Amministrazione e c’è stato chi, come Pippo Ansaldo, il proprio malumore lo ha esternato pubblicamente. Ma va detto anche che se c’è un partito, in consiglio comunale, che ha mostrato più coesione di altri, questo è probabilmente proprio l’Udc. La fusione di due gruppi in uno, però, se da un lato manda un segnale di coesione, dall’altra comporterà giocoforza un ridisegno delle posizioni ricoperte dai centristi nelle varie commissioni consiliari (dove conta l’appartenenza ai gruppi, non ai partiti), a partire dalla conferenza dei capigruppo.
Vedremo cosa accadrà. Intanto nulla si muove sul fronte Giunta: il partito, al momento, rimane fermo nella decisione di non sostituire Carmelo Santalco, dimessosi da assessore all’E-government per essere indagato per peculato d’uso. Decisione, però, frutto più che altro di una situazione generale di “stand-by” politico-amministrativa: c’è chi, infatti, nel partito mormora: «Se fra un mese andiamo tutti a casa, cosa lo chiediamo a fare un altro assessore?». Già il solo fatto che ci sia il dubbio non è proprio un bel segnale.