Con la bocciatura dell'elezione diretta per le Province, si conferma la crisi della coalizione. Tra maggioranza e opposizione, serve un'altra politica
In passato era il centrosinistra a essere litigioso, a dividersi. Non appena andava sul governo, cominciavano gli scontri su temi a volte seri, a volte pretestuosi. Da un po’ di tempo anche il centrodestra rivela la sua fragilità. E ieri, con la bocciatura dell’elezione diretta dei presidenti e dei consiglieri provinciali all’Asssemblea regionale, si è avuta la conferma della paralisi che colpisce la coalizione siciliana, attraversata da tensioni fortissime.
Un centrodestra sull’orlo di una crisi di nervi avevamo titolato nel dicembre 2023 di fronte agli scontri, in quel caso tra governo nazionale e regionale, sul ponte e sul Fondo sviluppo e coesione per la Sicilia. Poi si è arrivati alla débâcle del voto all’Ars sulla legge cosiddetta “salva ineleggibili”. E lo scontro fra Fratelli d’Italia e Forza Italia ha assunto un peso sempre più consistente.
La legge era proposta da FdI e sarebbe stata un’ancora di salvezza per tre deputati del partito (Giuseppe Catania, Nicola Catania e Letterio Daidone), in attesa del giudizio d’appello sulla loro eleggibilità, e per un deputato di Sud chiama Nord (Davide Vasta). Una volta affondata la norma, la crisi politica è stata annunciata ma non si è trasformata in nulla di concreto. In una verifica di governo, si sarebbe detto un tempo. Da qui in poi, senza una resa dei conti, si è arrivati al nuovo agguato dei franchi tiratori con le Province come pretesto. E in questo caso si parla di tredici parlamentari della maggioranza che, in segreto, hanno stoppato l’elezione voluta dal presidente Schifani.
Il problema è che queste divisioni non riguardano battaglie delle idee e visioni differenti. In sostanza, sono guerre di potere e di riposizionamento, mentre la Sicilia arranca sul piano economico e sociale. Su questo giornale, l’ex presidente di Corte costituzionale Gaetano Silvestri ha lanciato l’allarme sui pericoli dell’autonomia differenziata. E, intanto, il divario tra nord e sud tende a crescere.
Maggioranza e opposizione in Sicilia dovrebbero restituire credibilità alla politica
Cercasi, insomma, una classe dirigente all’altezza delle sfide enormi che attendono l’isola. E vengono un mente le parole ancora di Silvestri: “Negli anni, lo statuto autonomo è stato utilizzato dalla classe politica dominante per drenare risorse e spenderle in modo clientelare, anziché destinarle a un maggiore sviluppo della regione”. Ecco, una classe politica degna di questo nome dovrebbe spendere ogni attimo della propria attività per invertire la rotta. Per restituire credibilità alla politica.
Un tema, quello della credibilità, che investe pure le eterogenee opposizioni: Sud chiama nord del leader ingombrante Cateno De Luca; il Pd sempre titubante e che deve riprendersi dopo aver sostenuto una candidata alle regionali, Chinnici, passata a Forza Italia; i Cinquestelle, in bilico tra interessi di partito e necessità d’allargare i confini delle alleanze.
Ci vuole un’altra politica, nella maggioranza e nell’opposizione. Un salto di qualità e la realtà non può aspettare i giochi di palazzo.
…LE SFIDE ENORMI CHE ATTENDONO L’ISOLA POSSONO FARSI RISALIRE ALLA LITIGIOSITA’ DEL CENTRO SINISTRA…SI , non ci resta che constatare l’incapacità di CHIUNQUE di sapere affrontare queste sfide, stante la perdurante situazione dove prevalgono i giochi di palazzo… è vero., il Centro Destra non dà garanzie di muoversi nella direzione necessaria !!!