Condanne anche in appello per i protagonisti dell'operazione Zifaf della Guardia di Finanza
MESSINA – Si chiude con la conferma delle condanne anche in appello l’ultima tranche processuale Regge dell’operazione Zifaf, l’inchiesta dalla Direzione Distrettuale antimafia e della Guardia di Finanza su una rete di matrimoni combinati tra italiani e stranieri per conseguire i documenti e ottenere l’ingresso in Italia.
I matrimoni combinati a Messina
L’operazione è scattata a dicembre 2020: il GiCo delle Fiamme Gialle ha arrestato 16 persone – quasi 60 gli indagati in totale. Decisive le intercettazioni telefoniche: agli organizzatori si rivolgevano stranieri – soprattutto nordafricani – che avevano necessità per esempio di non essere espulsi come irregolari.
La sentenza
La Corte d’Appello (I sezione penale) ha rivisto la sentenza emessa dal Giudice per l’udienza preliminare alla fine del processo abbreviato nell’ottobre 2022, concedendo qualche sconto di pena e rideterminando così le condanne: 3 anni e 2 mesi per Abdelkarim Aboufares, un anno e mezzo per Valentina Cuscinà (pena sospesa e revoca dell’obbligo di dimora) e Giuseppa Perrone, un anno e 4 mesi per Hicam Hamraoui. Conferma per il resto.
Lo scorso anno i giudici di secondo grado hanno definito il troncone processuale principale con altre 9 condanne.
Le intercettazioni telefoniche e le fedi a un euro
“C’è un signore che ha bisogno di una pecora…”, diceva uno degli indagati al telefono, riferendosi proprio alla necessità di trovare una donna disposta a prestarsi al falso matrimonio.
Dall’altro lato rispondevano gli italiani che li mettevano in contatto con donne messinesi in condizioni di disagio che, in cambio di piccole somme, accettavano di celebrare il matrimonio combinato. A pochissimi euro venivano fornite loro anche le fedi. Chi voleva sposarsi, invece, doveva sborsare anche fino a 10 mila euro.