Scommettere sul recupero della zona falcata, dell'intera falce, del porto, puntare sulle attività marittime, sulla cantieristica, potrebbe rilanciare Messina e portare occupazione. La proposta di Emanuele Ferrara
Gentile Sig.ra Brancato,
Messina è una città in ginocchio! Per troppi anni la città è stata abbandonata a se stessa da una classe politica corrotta e invereconda. La città ha urgente bisogno di risposte concrete ai suoi atavici problemi quotidiani e a quelli mai risolti. I messinesi onesti chiedono più legalità, più condivisione e più partecipazione, ma soprattutto chiedono più “lavoro”. Cercano un futuro migliore per i propri figli, dignità per gli anziani e prospettive nuove di vero cambiamento. Messina in questi ultimi decenni stà vivendo un lungo processo di recessione che oltre a colpire tutte le aree dell’economia reale, mortifica e affievolisce sempre di più il morale delle giovani generazioni. Siamo per numero di abitanti la tredicesima città d’Italia, ma per senso civico, innovazione tecnologica, crescita culturale e servizi pubblici, siamo sicuramente tra le ultime città del Paese. Molto di tutto questo è avvenuto e continua ad avvenire tra l’indifferenza e l’incompetenza di chi ci amministra. I nostri giovani migliori sono costretti a lasciare la città non trovando le giuste opportunità di lavoro e giorno dopo giorno, anno dopo anno, la città sprofonda nel disinteresse e nell’apatia, e mentre Messina muore, i soliti noti, ne traggono vantaggio, alla faccia dei messinesi che ignari e colpevoli, continuano come se ninete fosse a dare loro fiducia. In questa situazione di grande sconforto
la vicenda politica ben si configura a modello dello stato in cui versa la città. Tutti aspettano che siano gli altri a risolvere i nostri problemi. Ma una domanda mi pongo: ” chi può risolvere i nostri problemi se non noi stessi?” Tutti noi siamo consapevoli dei nostri difetti e delle nostre debolezze, ma siamo altresì consapevoli delle enormi potenzialità che la nostra terra potrebbe esprimere, specialmente nel settore turistico. E allora perchè non investire sulla
benigna natura e sul nostro splendido mare per rilanciare con grande convinzione un “laboratorio di sviluppo” che faccia di Messina uno dei più grandi porti turistici del Mediterraneo? Oggi giorno rimane intatta la grandiosità del complesso geo-storico della Falce che attende solo di essere ricompresa in tutte le sue mirabili potenzialità. Su di essa la parte più progredita della città investì nei secoli scorsi, ingenti risorse, proiettando il territorio in modo indissolubile e coerente sul proprio mare. E’ chiaro a tutti che un progetto di questo genere sarebbe strettamente legato ad una “grande opera di risanamento” che, una volta avvenuta, su vasta scala ed in tutto il territorio, offrirebbe ai nostri giovani moltissime opportunità di lavoro.Perchè dunque non spendersi in una grande prospettiva di cambiamento e di lavoro? Perchè non ritrovare la propria specificità nel nostro meraviglioso mare? Perchè non creare le condizioni che rendano compatibili le vocazioni di un “porto commerciale” e di un “porto turistico” con le occasioni di riqualificazione dell’area fieristica per poter accogliere i crocieristi ed i turisti che decidono di fermarsi in città, ponendo le basi per la creazione di un “Grande Museo del Mare” sullo stile dell’Acquario di Genova, che richiamerebbe centinaia di migliaia di visitatori, con importanti ricadute sul piano occupazionale? Perchè non promuovere il ritorno di qualche antico e prestigioso mestiere, istutuendo delle vere e proprie “scuole sulla lavorazione dll’argento” che molti illustri artigiani praticavano con successo prima del terremoto del 1908? Perchè non rilanciare la “cantieristica navale” insieme alle attività portuali ferme ormai da anni? Perchè non creare “un’agenzia per lo sviluppo ed i lavoro” capace di attrarre capitali privati con l’intento di valutare, scegliere e finanziare le idee dei giovani ricercatori, valorizzando la capacità creativa degli artigiani, dei professionisti e dei lavoratori? A volte nella storia sono bastate poche idee per accendere una speranza, ma sia ben chiaro, la vittoria degli onesti si basa su due fattori fondamentali: il merito e il disinteresse, virtù ahimè molto rare nell’attuale classe politica messinese. Perchè la politica per ritornare ad essere credibile, va esercitata al servizio dei cittadini senza alcun fine di lucro, abolendo i privilegi di cui godono oggi i nostri rappresentanti. Pensiamo se i parlamentari, i consiglieri regionali, provinciali e comunali fossero pagati in base alle ore effettivamente prestate. Una misura di tal genere, avrebbe il potere di liberare le istituzioni dagli affaristi di qualunque parte politica, i quali, si vedrebbero costretti ad abbandonare il campo, perchè non più redditizio, e così potremmo avere nel Paese rappresentanti disinteressati e trasparenti. D’altronde non è più tollerabile vedere in Italia gente che considera la politica un affare, una lobby di potere. Non è possibile vivere di politica, perchè il potere logora, le idee si annebbiano, e gli affarismi aumentano.
Sognare una città migliore è legittimo, ma per realizzare tutto ciò, ci vuole una città diversa nello spirito e nell’etica. Non voglio ripetermi, ma credo che prima di tutto, avremmo bisogno di crescere sotto l’aspetto civico e legale e qui un ruolo fondamentale lo gioca la scuola, la cultura, con quei valori imprescondibili che soprattutto le istituzioni locali avrebbero il dovere di promuovere. Ma le nostre istituzioni, a cominciare dagli amministratori comunali e provimciali, potranno mai farsi carico del bene comune? Fin ora non l’hanno mai fatto! E chi gli dovrebbe far cambiare idea se non una “nuova generazione” di cittadini? Spero solo che la parte migliore della città abbia la forza di reagire con la consapevolezza che questa volta Messina deve voltare pagina, e riscrivere il futuro dei propri figli che, non possono più assistere passivamente al degrado civile e morale di una città che può e deve assolutamente
risorgere. Con rinnovata speranza, mi è gradito porgerLe i miei più cordiali saluti.
Emanuele Ferrara da Prato