Sono in tutto quattro i pregiudicati che risultano iscritti nel registro degli indagati per l’omicidio del 54enne Giuseppe Conti Taguali, macellaio ed allevatore, assassinato la notte dello scorso 7 luglio a Cesarò.
Era il 7 luglio quando, poco dopo le 22, Giuseppe Conti Taguali, macellaio ed allevatore di 54 anni, veniva raggiunto da diversi colpi di fucile a pallettoni mentre si trovava sulla sua Fiat Punto in contrada Pulcino, a Cesarò. Un agguato in piena regola che non aveva lasciato scampo all’uomo, nativo di Bronte ma residente a San Teodoro, che quella notte fu raggiunto da diversi proiettili alle gambe ed al busto, mortali.
A distanza di mesi, dopo accurate indagini da parte dei Carabinieri di S. Stefano di Camastra coordinati dal pm Natale della Procura di Catania, giunge la svolta. Per l’omicidio di Tanguali, i militari dell’Arma, nella mattina del 31 dicembre, hanno perquisito le abitazioni di diversi allevatori e braccianti agricoli delle zone di San Teodoro e Cesarò. In quattro risultano adesso iscritti nel registro degli indagati della Procura di Catania, tutti e quattro pregiudicati. Si tratta di un operatore ecologico di 34 anni di Cesarò, un allevatore di 42 anni di San Teodoro, un bracciante agricolo di 39 anni di Cesarò ed un altro bracciante agricolo di 41 anni di San Teodoro. Erano in tutto 20, in divisa ed in borghese, i carabinieri che la mattina dell’ultimo dell’anno si sono presentati a casa dei 4 pregiudicati perquisendo le loro abitazioni palmo dopo palmo.
LA STORIA. Con un cognome noto in tutto il territorio nebroideo, Giuseppe Conti Taguali sarebbe parente di Marco e Gianfranco Conti Taguali, entrambi esponenti della cosca della famiglia di Bronte collegata ai Santapaola-Ercolano di Catania, ed entrambi condannati nel 2011 con l’accusa di aver partecipato all’omicidio di Bruno Sanfilippo Pulici, l’allevatore che la sera del 3 giugno 2002 fu raggiunto da colpi di lupara in contrada Vallonazzo, a Cesarò, e poi morì il giorno successivo all’ospedale Cannizzaro di Catania. Dall’11 gennaio 2011, giorno in cui la Corte d’Assise d’Appello di Catania si pronunciò per la loro condanna, i due si diedero alla latitanza per diversi mesi. Marco fu arrestato un anno dopo, il 29 gennaio 2011, sull’autostrada Siracusa-Catania dalla Polstrada di Lentini. Gianfranco, invece, fu rintracciato nelle campagne di Caltagirone dopo 26 mesi di latitanza favorita da Aurelio Faranda, proprietario di una masseria della zona e ritenuto un affiliato del clan Bontempo Scavo di Tortorici. Era il 24 marzo 2012. Allora le indagini furono coordinate dalla Dda di Catania e, nel 2004, confluirono nelle operazioni Nitor e Tunnel che condussero all’arresto di più di 20 persone tra Santo Stefano di Camastra e Randazzo. (Veronica Crocitti)