Il Gran Camposanto palcoscenico per il soprano Chiara Taigi e l'orchestra del Vittorio Emanuele. FOTO

Il Gran Camposanto palcoscenico per il soprano Chiara Taigi e l’orchestra del Vittorio Emanuele. FOTO

Giovanni Francio

Il Gran Camposanto palcoscenico per il soprano Chiara Taigi e l’orchestra del Vittorio Emanuele. FOTO

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venerdì 10 Giugno 2016 - 08:13

La splendida voce di Chiara Taigi fra le antiche tombe monumentali del Gran Camposanto. L’evento ha visto accorrere un pubblico davvero numeroso – moltissimi hanno assistito allo spettacolo in piedi –

Il primo evento che ha inaugurato le giornate di valorizzazione dei beni culturali della città non poteva avere una location migliore, sia dal punto di vista scenografico che simbolico. Il Cimitero Monumentale infatti – il terzo di Italia per grandezza e uno dei più belli d’Europa – costituisce senz’altro la vera memoria storica di Messina, forse complessivamente il più importante monumento, l’unico sicuramente in grado di riunire la popolazione in un comune sentire. Il prof. Dario De Pasquale, al quale per primo è stata data la parola dal conduttore della serata Massimiliano Cavaleri, ha descritto in sintesi la storia del cimitero, aperto al pubblico il 26 Aprile 1872, su progetto dell’ architetto Leone Savoja, che prese a modello lo splendido Palazzo di Sanssouci vicino Potsdam, residenza estiva di Federico II il Grande, re di Prussia, che racchiude in sé tombe gentilizie ottocentesche, altre liberty, neoclassiche, alcune di uomini che hanno dato lustro a questa città.

L’arch. Teresa Altamore ha posto l’accento sulla concezione di cimitero come giardino, come luogo pertanto da vivere. Dopo l’intervento del nuovo assessore alla cultura Daniela Ursino, incentrato sui ringraziamenti di rito, in particolare agli sponsor privati, senza i quali in questo momento di crisi economica nessun evento sarebbe possibile, ha concluso il sindaco Renato Accorinti, che ha invitato tutti i messinesi a frequentare il cimitero monumentale come fosse un parco (di cui la città è incredibilmente carente), un giardino dove portarci i bambini, sedersi nelle panchine per ritrovare il silenzio e… se stessi.

Il concerto, eseguito dai musicisti dell’orchestra del Teatro Vittorio Emanuele diretti da Giuseppe Paratore, tenutosi ai piedi della collina ove si erge la splendida Cappella degli Azzurri, è iniziato, quasi a voler cogliere l’invito del primo cittadino, con l’esecuzione della più tipica e celebre musica “da giardino” che si conosca, la fin troppo popolare Serenata in sol maggiore Eine Kleine Nachtmusik K 525 (una piccola musica notturna) di Wolfgang Amadeus Mozart. Nel settecento si era soliti eseguire serenate e divertimenti con piccole orchestre all’aperto, in giardini o cortili, in occasione di varie ricorrenze. Queste serenate ci restituiscono frammenti di un mondo perduto, e la K 525, ultima serenata composta da Mozart, nei suoi celebri quattro movimenti, nonostante la sua forse eccessiva popolarità mantiene sempre una miracolosa freschezza e si fa ascoltare con gioia.

Sempre di Mozart è stato eseguito il secondo movimento – Andante – del terzo dei quattro concerti per corno e orchestra, in mi bemolle maggiore, K 447 con la buona prova del corno solista Gianpiero Cannata. Si tratta probabilmente del pezzo più bello scritto da Mozart per questo particolare organico, una romanza intrisa di pacata profondità espressiva. Dopo il bellissimo concerto per due trombe e archi di Antonio Vivaldi (trombe soliste Giuseppe Ruggeri e Sebastiano Gullotta), uno dei concerti più celebri e riusciti del musicista veneziano, grazie soprattutto a quell’andamento tipicamente vivaldiano del primo movimento, è entrata finalmente in scena Chiara Taigi, vera stella della serata, eccellente soprano, apprezzata tra l’altro di recente nel Don Giovanni, al Teatro Antico di Taormina, nel ruolo di una più che convincente donna Anna.

Con la Taigi la musica è entrata più in armonia con il luogo (il cimitero), dal momento che il soprano si è esibito nell’esecuzione di una serie di “Ave Maria”: quella di Gounod, accompagnata dal violino solista Violetta Adamova, un brano di modesto valore artistico, in quanto costruito interamente sul celeberrimo preludio n. 1 del primo libro del clavicembalo ben temperato di Bach, al quale Gounod si è limitato ad aggiungere la orecchiabile melodia, trasformando gli splendidi accordi arpeggiati bachiani in semplice accompagnamento; quella di Franz Schubert, sicuramente la più celebre, facente parte di quell’enorme corpus di lied, forma della quale Schubert rimane insuperato maestro.

Prima dell’esecuzione delle altre Ave Maria, l’orchestra ha eseguito il Theme dal film Schindler’s List”, di John Williams, una delle colonne sonore più toccanti mai composte, musica di alto valore espressivo, sicuramente degna di essere eseguita accanto ai brani della musica cosiddetta “colta”. Tra l’altro, rievocando una delle più immani tragedie conosciute dall’umanità (l’olocausto), il brano si è integrato profondamente con il sito monumentale, che ospita le tombe delle vittime del terribile terremoto del 1908, costituendo forse il momento più commovente della serata. Interrotto dalla pioggia, circostanza che però ha fatto sì che la Taigi si esibisse da sola, senza orchestra e sotto un ombrello, in due splendide interpretazioni di “Casta Diva”, dalla “Norma” di Bellini, e del “Largo” dall’opera “Serse” di Handel, due arie che, eseguite con la sola voce, hanno mostrato tutto il notevole talento di questo soprano, il concerto è continuato, con l’esecuzione dell’Ave Maria di Mascagni, sulle note del bellissimo e melodioso Intermezzo da “La cavalleria rusticana”, per finire con la delicatissima Ave Maria dall’”Otello” di Giuseppe Verdi, una preghiera desolata che lascia presagire il triste destino della povera Desdemona.

A causa dell’oscurità sopraggiunta, non è stato possibile completare il programma (era previsto “Casta diva” e l’overture da “Il signor Bruschino” di Rossini). A differenza di Chiara Taigi, che ha offerto una performance superba, ma anche generosa, affrontando con assoluta padronanza di voce arie difficili come Casta Diva senza l’accompagnamento orchestrale e sotto la pioggia, questa volta ci esimiamo da esprimere valutazioni sull’orchestra, che durante la stagione ha mostrato sensibili progressi (ma non in questa occasione): troppi fattori ostacolativi, come l’amplificazione, i rumori di sottofondo, il clima, una certa improvvisazione dell’evento, vari problemi tecnici, hanno compromesso l’esecuzione dei brani, in particolare della serenata mozartiana e soprattutto del concerto di Vivaldi. L’evento ha visto accorrere un pubblico davvero numeroso – moltissimi hanno assistito allo spettacolo in piedi – un pubblico evidentemente non avvezzo ad assistere a concerti di musica classica, lo si è capito dal suono fastidioso di troppi cellulari, e dall’applauso dopo ogni singolo movimento della Eine Kleine Nachtmusik.

È una buona notizia che i siti monumentali possano attirare il grande pubblico, ma si auspica che tali occasioni non rimangano circoscritte all’evento, ma costituiscano un fattore di crescita culturale, in particolare musicale, e soprattutto uno stimolo ad avvicinarsi alla buona musica, e a frequentare le sale da concerto messinesi durante la stagione invernale. Questa città, nonostante lo stato di sofferenza economica, sociale e culturale in cui versa, dispone di una meravigliosa sala da concerto – il Palacultura –, di un Teatro che quest’anno ha presentato in programma spettacoli interessanti ed originali, e soprattutto di tre importantissime associazioni musicali che offrono ogni anno musica e interpreti di altissimo livello, è insensato non approfittarne.

Giovanni Franciò

2 commenti

  1. “L’arch. Teresa Altamore ha posto l’accento sulla concezione di cimitero come giardino, come luogo pertanto da vivere”:
    OTTIMA IDEA, visto che il resto è invivibile meglio abituarci per tempo. Sindaco, sei davvero un grande!

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  2. “L’arch. Teresa Altamore ha posto l’accento sulla concezione di cimitero come giardino, come luogo pertanto da vivere”:
    OTTIMA IDEA, visto che il resto è invivibile meglio abituarci per tempo. Sindaco, sei davvero un grande!

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