"La macchinazione" di David Grieco, il caso di P. P. Pasolini

“La macchinazione” di David Grieco, il caso di P. P. Pasolini

Lavinia Consolato

“La macchinazione” di David Grieco, il caso di P. P. Pasolini

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mercoledì 06 Aprile 2016 - 11:09

Dedicato a Sergio Citti, “La macchinazione” di David Grieco racconta dell’ultimo periodo prima della morte di Pasolini, scegliendo la difficile traccia del complotto; con Massimo Ranieri protagonista e le musiche dei Pink Floyd

Roma, 1975. Pier Paolo Pasolini (Massimo Ranieri) ha finito di girare “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, che adesso va montato. È già chiaro che farà scandalo, ma tanto meglio: “Sì, lo so, diranno che sono un provocatore, ci sono abituato, non me ne importa più nulla.

Pasolini vive con la madre Susanna (Milena Vukotic) e la cugina, occupato a scrivere “Questo è Cefis”, che diventerà “Petrolio”: Cefis è un grande uomo d’affari, colui che ha creato la Loggia P2, e chi prova a toccarlo, ne rimane condannato. Pasolini si mette in contatto con Giorgio Steimetz (Roberto Citran), da anni perseguitato dai Servizi segreti, proprio per aver scritto un libro su Cefis, di cui tutte le copie sono state misteriosamente fatte sparire.

Ma “l’uomo de mondo se l’andava cercando”, una macchinazione si sta mettendo in moto dall’alto fino alle più basse pedine: i piccoli criminali delle borgate, i ragazzi di vita, gli spacciatori. Pasolini trova quel mondo autentico e lo frequenta ogni giorno. Ha una relazione con un ragazzo di vita, Pino Pelosi (Alessandro Sardelli), che vorrebbe uscire dalla miseria, irretito dall’idea di fare l’attore. Ed infatti gli viene chiesto di recitare una parte, in una grossa produzione: “Devo fa’ la parte d’un pischello che ammazza un frocio”.

Pasolini sapeva, ma non aveva le prove, era scomodo, diceva e cercava la verità: e un grande regista lo ha ucciso, e col suo sangue la terra si è sporcata dell’ennesima infamia d’Italia, il paese in cui “siamo tutti figli di Don Abbondio”.

Prodotto per il quarantennale della morte di Pasolini, David Grieco, regista che ha conosciuto e lavorato per Pasolini stesso e per Bernardo Bertolucci, sceglie la traccia appunto della macchinazione, differendo dai precedenti registi, come Abel Ferrara e Aurelio Grimaldi, che hanno preferito un omicidio omosessuale. Da questo punto di vista, riprende “Pasolini, un delitto italiano” (1995) di Marco Tullio Giordana, che invece di raccontare la macchinazione stessa, riporta il dopo, ovvero le indagini e il processo.

La macchinazione” non può essere letto come un film che vuol riportare una presunta verità. Il fatto che si racconti che Pasolini avesse una relazione con Pelosi e che la madre Susanna chiedesse al figlio se fosse innamorato di questo ragazzo, lascia molti dubbi. Bisogna andare al di là di questo, leggendolo come un modo alternativo di spiegare il delitto italiano della storia di fine secolo, ancora avvolto nel mistero. Poteva essere un film migliore, ma probabilmente qualunque film su Pasolini, in quanto Pasolini, non potrà mai soddisfare le aspettative dello spettatore. Per questo il film di Marco Tullio Giordana è probabilmente il migliore che sia stato girato su Pasolini, perché non scomoda il personaggio stesso e le sue ipotizzabili letture.

Voto: 6/10.

Lavinia Consolato

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