Massimo Gaudioso: “Le mie storie nascono dai personaggi”

Massimo Gaudioso: “Le mie storie nascono dai personaggi”

Domenico Colosi

Massimo Gaudioso: “Le mie storie nascono dai personaggi”

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sabato 17 Settembre 2016 - 22:07

Partecipato incontro al Dipartimento di Scienze cognitive dell’Università di Messina per il primo appuntamento del laboratorio De-Scrivere Cinema

Lo sceneggiatore partecipa solamente alla prima delle tre fasi che danno vita ad un film: con le riprese e il montaggio il lavoro può sempre intraprendere direzioni imprevedibili, le storie spesso mutano così il loro percorso originario”. Protagonista del primo appuntamento del laboratorio De-Scrivere Cinema, lo sceneggiatore napoletano Massimo Gaudioso (“L’imbalsamatore”, “Gomorra”, “È stato il figlio”) si è intrattenuto con ironica e interessata partecipazione con gli studenti del DAMS e della Facoltà di Lettere intervenuti all’incontro organizzato presso il Dipartimento di Scienze Cognitive dell’Università di Messina. A moderare il convegno la professoressa di Storia del Cinema Alessia Cervini e Francesco Gulletta della Film Commission Messina.

Sono un autodidatta – racconta Gaudiosoho osservato attentamente il lavoro di tanti illustri colleghi prima di accingermi a realizzare le mie prime sceneggiature. Analizzare il cinema, studiarlo, inaugurare percorsi al suo interno: questo il mio modello prima di diventare un addetto ai lavori. Il cinema, del resto, è un’arte unica che accosterei più alla musica che alla letteratura: per scrivere una sceneggiatura è fondamentale il senso del ritmo, la necessità di trovare una coerenza all’interno per rendere un’opera compiuta. Il nostro lavoro, in questo senso, è profondamente mutato nel tempo, penso ad esempio alle direttive ideologiche che informavano in passato gran parte del cinema italiano: film che un tempo ammiravo oggi mi appaiono lenti, talvolta lunghi e noiosi. Non preparo mai il soggetto, ma una semplice scaletta. Con Matteo Garrone abbiamo brevettato un modello di lavoro con i post-it che funziona ancora oggi con ottimi risultati: dividiamo con colori diversi i fatti che riguardano i vari personaggi, costruendo così le traiettorie che segneranno il film, la sua musica interna; abbiamo lavorato così, ad esempio, per incastrare le varie storie di ‘Primo amore’ e ‘Gomorra’. Per tornare all’assunto iniziale, Matteo è un regista controcorrente poiché mi coinvolge anche nella fondamentale fase del montaggio, il momento in cui un film trova la sua vera identità”.

Proprio il film tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano è al centro della riflessione di Gaudioso sull’uso dei personaggi: “Rappresentano il primo elemento cui penso per mettere in moto una storia. Tutti i film che ho scritto partono dalle peculiari caratteristiche dei vari personaggi. Il caso di ‘Gomorra’ è esemplare anche per quanto concerne la questione dell’adattamento: abbiamo utilizzato solo 10 pagine su 330, focalizzando la nostra attenzione su personaggi apparentemente marginali; discorso diverso per ‘È stato il figlio’ di Daniele Ciprì, tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Alajmo: in quel caso la struttura era già pronta per la trasposizione filmica, l’unico compito quello di limare alcune situazioni per renderle cinematograficamente convincenti. Per uno sceneggiatore è interessante trovare all’interno di un’opera letteraria i motivi che possono essere tradotti con efficacia in immagini: mutando gli orizzonti espressivi, anche da un libro mediocre si può trarre un film sublime”.

Domenico Colosi

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