Le memorie di Giorgio Vasari: storie di giganti

Le memorie di Giorgio Vasari: storie di giganti

Tosi Siragusa

Le memorie di Giorgio Vasari: storie di giganti

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domenica 01 Luglio 2018 - 06:21

Uno spaccato sul Rinascimento che restituisce al mondo l’opera di Vasari, nel solco della scuola Fiorentina e delle interazioni con i grandi di quel tempo

Il monumentale artista Giorgio Vasari riceve finalmente formale consacrazione attraverso questo lungometraggio di genere biografico (in forma di diario, e dunque in prima persona) che si snoda attraverso le tappe salienti di un’esistenza fervida. Il film prende le mosse dall’allontanamento del protagonista da Firenze, a cagione dell’uccisione di Alessandro de’ Medici, già suo protettore, ad opera di Lorenzino dello stesso Casato e ha termine con le ultime vicende terrene dell’artista, che morì nel 1574, non prima di aver contribuito al salvataggio della realizzazione della cupola di San Pietro, come progettata dal suo maestro Michelangelo Buonarroti, scomparso nel 1564: di quel rapporto di stima reciproca, ma a tratti anche controverso con l’austero Michelangelo, l’opera riesce a coglierne appieno e testimoniarne i tratti salienti. Sono altresì ben ripercorse le vicende umane e artistiche dell’eccelso Vasari che, certo a torto, è dai più ricordato solo per le sue “Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri” – che risale al suo ritorno a Firenze alla corte di Cosimo de’ Medici – ricomprendenti le biografie dei più grandi in quegli ambiti, pur se sovente con alcune imprecisioni (e si comprende per le difficoltà di quei tempi a reperire informazioni).

E invece il Nostro fu altresì in primo piano, stimato da committenti, religiosi e laici, e dagli artisti di quel periodo quale pittore e architetto sopraffino. Di quelle interazioni il film restituisce intatto il fascino, come per il periodo veneziano, con le frequentazioni di Tiziano (illustre rappresentante della Scuola Veneziana e fautore della cd “pittura tonale”, che, mutuata da Giorgione, non è basata su disegni propedeutici – diversamente dagli intendimenti della Scuola Fiorentina – bensì sull’esaltazione dei colori e della luce). E’ anche delineato il rapporto con Pietro Aretino, sempre a Venezia, atteso che per la rappresentazione di “Talanta”, da un testo del letterato, si ebbe il supporto del Vasari per la creazione di un fondale. Sono altresì tratteggiati anche momenti più privati della vita di Giorgio Vasari, come quelli riguardanti il suo matrimonio con la giovane Nicolosa, dalla quale non ebbe figli e il rapporto privilegiato con uno dei nipoti, e ancora, i frequenti ritorni alla nativa Arezzo e l’allestimento di una propria dimora sontuosa, oltre che le collaborazioni più importanti in ambito lavorativo, come quella intensa con l’allievo Francesco Salviati e con l’adorabile modella Clementina: i due giovani, che diventeranno nel prosieguo marito e moglie, riceveranno continua protezione dal Vasari che intercederà sovente in loro favore nei momenti di loro difficoltà.

L’opera cinematografica appronta con una direzione encomiabile di Luca Verdone (che riesce a non scadere nel didatticismo, pur mantenendo uno stile chiaro e rigoroso attraverso la suddivisione della narrazione in capitoli) un affresco meticoloso di questa illustre esistenza, con chiari intenti pedagogico-culturali, scevri giustamente da volontà di intrattenimento. Gli interpreti poi, da Brutius Selby, Livia Filippi, Douglas Dean, Robert Dawson e Clive Riche, e ancora, Micky Martin, Alberto Cracco, Allan Caister Pearce, Francesca Flora, Adolfo Margiotta, Michele Natelle e Helmut Hagen, tutti bene in parte, hanno contribuito ad un’ottima resa del lungometraggio – già proiettato al Multisala Apollo – che, in ogni caso, anche al di là dell’indubbia qualità artistica, ha il pregio di aver posto l’accento sulle pregiate riflessioni critiche di un Grande, che tutta la sua vita ha dedicato all’idea della Forma, secondo l'illuminato esempio degli antichi.

Tosi Siragusa

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