L’amicizia con Leonardo Sciascia, Toni Servillo custode della sceneggiatura, l’identità siciliana: intervista al regista palermitano incontrato a Salina durante le giornate del MareFestival
“Non escludo di tornare a girare un film in Sicilia, declinazione universale dei temi umani, fonte quasi inesauribile di idee e progetti”. Allievo e amico di Leonardo Sciascia, assistente alla regia per Fellini, Rosi e Cimino, Roberto Andò ha sviluppato un percorso autoriale tra cinema (con le prime prove “Il manoscritto del principe” e “Sotto falso nome”) e teatro (il legame con Harold Pinter, le regie di “Norma”, “Il flauto magico” e “Cavalleria rusticana”) che lo ha portato a rinverdire negli ultimi due capitoli della sua produzione la grande tradizione del cinema politico italiano: il dittico “Viva la libertà” e “Le confessioni” offre un’immagine soggettiva della linea di demarcazione tra pubblico e privato, ipocrisia e raziocinio, utopie sacrificate in nome di un potere totemico pronto a negare nell’ombra gli obblighi della democrazia.
“Considero Sciascia fondamentale per la mia crescita, lo conobbi a Roma e insieme collaborammo per alcune rubriche di critica cinematografica. Mi fece scoprire autori dimenticati del ‘700 francese, nomi caduti nell’oblio che continuava ad ammirare e diffondere con la sua consueta grazia; in comune avevamo anche la passione per un nume tutelare della letteratura come Stendhal. Sciascia continua ancora oggi ad essere un fecondo punto di riferimento per costruire un ragionamento su temi civili e politici, a lui voglio accostare anche Consolo, Bufalino, Brancati, preziosi indagatori del rapporto tra società e potere”. Sodale di Andò in questo personale cammino artistico l’attore casertano Toni Servillo: “Un interprete rigoroso che si fa custode della sceneggiatura, un grande attore di teatro che ha saputo incidere nell’ultimo decennio anche nel mondo del cinema. Il personaggio protagonista delle Confessioni è stato disegnato su di lui, la nostra collaborazione va oramai oltre i ruoli professionale, siamo molto amici e presto potremmo riprendere a lavorare insieme”. “Le confessioni”, dunque, produzione italo-francese che può contare su un cast internazionale composto da Pierfrancesco Favino, Daniel Auteil e Connie Nielsen: al centro del lungometraggio un G8 da cui dipendono le economie dei paesi in via di sviluppo con un certosino invitato a partecipare ai lavori pronto ad innescare un perverso meccanismo di colpa ed espiazione. “Molti hanno paragonato le atmosfere del mio film al Todo Modo sciasciano: pur condividendo con esso la rappresentazione di un gruppo di politici in un luogo chiuso, i preti protagonisti delle due storie hanno caratteri contrapposti: da una parte la rettitudine e la speranza di incidere positivamente contro le spire del potere, dall’altro un gioco mefistofelico volto ad eliminare ogni illusione di salvezza”. Dal 31 agosto al 10 settembre Roberto Andò sarà presidente della giuria Studenti alla Mostra del Cinema di Venezia per la sezione dedicata ai classici restaurati: “Un ruolo prestigioso che mi inorgoglisce. I miei classici da cinefilo? Escludendo Rosi e Fellini dico “Viale del tramonto” di Billy Wilder, la filmografia di Truffaut, Rohmer e Sautet, “Oltre il giardino” di Hal Ashby”. Nel futuro del regista palermitano una serie televisiva incentrata sulle diramazioni del potere in Italia: “Il nostro paese ha specificità proprie sotto il profilo squisitamente politico, escludo categoricamente un esperimento in stile House of Cards se non per la costruzione generale del formato seriale”.
Nel corso del MareFestival è stato anche presentato il libro “Le confessioni” (Skira) a cura del giornalista messinese Marco Olivieri: presenti nel volume la sceneggiatura firmata dallo stesso Andò con Angelo Pasquini, le foto di scena di Lia Pasqualino ed un ricco apparato critico corredato dalle interviste ai due sceneggiatori e a Toni Servillo.
Domenico Colosi