Sulla rotta della decima musa: presentato durante l'ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, il nuovo film di Marco Bellocchio sviluppa una storia di amore, vendetta e perdizione ambientata tra il '600 e i giorni nostri. Impressioni e riflessioni a cura di Tosi Siragusa
Sangue del mio sangue, presentato alla 72 esima mostra cinematografica di Venezia l’8 settembre,è uscito nelle sale italiane e messinesi il 9 settembre, diretto da Marco Bellocchio. Storia molto “personale“ questa, in continua oscillazione fra passato e presente, con interprete principale Pier Giorgio Bellocchio, con una sua coerenza, ma di non facile resa. Alba Rohwacher, Filippo Timi e Roberto Herlitzka, Ivan Franek, Lidiya Liberman e Toni Bertorelli, completano il cast stellare. Come nelle altre opere cinematografiche del regista, anche in questa ci sono continui rimandi autobiografici…. Bellocchio, schivo e brusco, da quasi 50 anni continua a raccontarsi, pur se gli elementi rappresentati hanno sempre un valore universale …… e, dato che gli riesce molto bene, non si vede perché dovrebbe rinunciare alla soggettività, per abbracciare uno stile oggettivo. Del resto, la sua sensibilità, il suo sguardo, sono talmente originali che emergerebbero qualunque fosse la tematica di base. E così ritorna anche qui il fiume Trebbia, nella omonima valle e la sua Bobbio, che conosce profondamente e ove nel periodo estivo tiene un festival e un laboratorio. Già “I pugni in tasca”, film esordio del regista a soli 26 anni, trovava ambientazione nella provincia piacentina, e quest’anno Bellocchio è anche stato premiato a Locarno, con proiezione della stessa pellicola restaurata. Ritorna di scena anche la casa estiva di famiglia, già set di “I pugni in tasca”, “Sorelle” e “Sorelle mai”.
La famiglia borghese molto disfunzionale, che genera follia, è tematica ricorrente in Bellocchio, che proviene da radici problematiche, con otto fratelli, di cui tre “difficili”, il padre deceduto molto presto, ed il fratello maggiore che aveva dovuto prendere le redini familiari, essendo la madre inadatta ad affrontare un compito per lei impari.
Dopo il periodo intimista arriva “La Cina è vicina“, il periodo marxista e poi il documento sulla malattia mentale “O nessuno o tutti“, ove il folle è visto come un ribelle che ha fallito .
Poi “Diavolo in corpo” e “Il principe di Homburg“, da Kleist, manifesto della disobbedienza, “L’ora di religione”, nel 2006 “Il regista di matrimoni” e nel 2009 “Vincere”, sulla moglie e il figlio segreti del duce, poi ”Buongiorno notte“ e il contestato “Bella addormentata”. Bellocchio è oggi un Maestro, produttore e patriarca, che dirige il figlio – clone e inserisce nell’ambiente cinematografico anche altri parenti, non attori.
In “Sangue del mio sangue” si passa da un convento – prigione seicentesco ai nostri giorni, in una atmosfera degna di Gogol. Protagonista nel passato è una monaca (Benedetta ), che ha reso dannato un prete, generando il suo suicidio e la sua sconsacrata sepoltura ed è per tale “crimine “ di seduzione, murata viva. Nel presente, invece un truffatore, che si finge pubblico funzionario, scatena l’ agitazione di tanti falsi invalidi, che temono di esser scoperti. Fra il 1600 ed i giorni nostri, altri personaggi attraversano i secoli. Pier Giorgio Bellocchio dapprima impersona Federico Mai (cognome derivante da “Sorelle Mai” ), un uomo d’armi, gemello del suicida che, seguendo il mandato della devota madre, vorrebbe riscattare l’onore leso del prete, facendo trasferire in cattedrale la sua salma e per far questo deve far condannare la monaca “femme fatal” (che ammalia anche lui) per stregoneria e , dati i tempi, sarà un vero gioco. Pier Giorgio interpreta poi il moderno truffaldino. Roberto Herlizka, dapprima nel ruolo (svolto in modo eccelso, come sempre) del cardinale inquisitore, diviene poi il vampiro, sofferente per una carie al canino, in una chiave divenuta farsesca, che riprende una seduta fra il dentista e il malato, con di sfondo un potente dialogo sul potere. Le sceneggiature nella filmografia di Bellocchio, non sono mai del tutto esaustive e in questa sono evidenti incongruenze, che arrecano danni al prodotto finale.
In conclusione il lungometraggio non risulta del tutto convincente, anche se le atmosfere, la fotografia e la recitazione appaiono assai intriganti. Probabilmente il copione incerto non ha consentito una perfetta riuscita dell’opera cinematografica, che voleva forse essere un flusso di coscienza e che, nel caso di specie, non merita un giudizio ottimale, ma solo discreto, costituendo un’occasione sprecata . Voto: 7
In programmazione c/o la saletta “Fasola“ del Multisala Apollo, con orari 18:00, 20:20 e 22:30.
Tosi Siragusa