“Suburra”, l’altra faccia della città di Dio

“Suburra”, l’altra faccia della città di Dio

Lavinia Consolato

“Suburra”, l’altra faccia della città di Dio

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sabato 17 Ottobre 2015 - 22:12

Tratto dal romanzo di Carlo Bornini e Giancarlo De Cataldo, “Suburra” è un film crudo e impegnato sul male della società italiana. Ambientato nel 2011, è diretto da Stefano Sollima, regista della serie tv “Gomorra”.

Una settimana del novembre 2011, i sette giorni che preparano all’Apocalisse, nella città di Dio, Roma. Ogni giorno è scandito da violenze sempre più sanguinose.

Filippo Malgradi (Pierfrancesco Favino) è un parlamentare che sta per far votare una legge sulle periferie che interessa economicamente molte persone; si incontra una notte in albergo con due prostitute con le quali consuma anche droga. Sfortunatamente una delle due muore, e l’altra, Sabrina (Giulia Elettra Gorietti), chiama un suo amico, un piccolo delinquente, per nascondere il cadavere.

Questo ragazzo, dopo aver tentato di ricattare Malgradi, viene ucciso dal criminale principale di Ostia, Numero 8 (Alessandro Borghi), ingaggiato solo per spaventarlo. Ciò che Numero 8 non sa, è che quel ragazzo era il fratello del capostipite della famiglia “degli zingari” Anacleto, che ovviamente subito cerca vendetta.

Sebastiano (Elio Germano) lavora nelle pubbliche relazioni ed è costretto a piegarsi a degli sporchi ricatti da Anacleto, che aveva prestato ingenti somme di denaro al padre morto suicida.

Sopra tutti loro, Samurai (Claudio Amendola), ex banda della Magliana, temuto e rispettato, tesse le reti come un ragno, dirige operazioni criminali milionarie.

Suburra” è Roma, la città dove persino chi è accanto al Santo Padre (Ratzinger che pensa di abdicare) stringe la mano a Samurai, dove un parlamentare ha il numero di telefono di Numero 8 sempre a portata di mano, dove le inchieste della magistratura sono delle inezie. “Io sono un parlamentare della Repubblica italiana e faccio quello che cazzo voglio!” dice Malgradi, quando gli viene comunicato che è sotto inchiesta.

Nel 2015, non ci sorprendiamo più di niente, come ha commentato Favino: “Sono tutte cose che sentiamo ormai sempre al telegiornale”. Queste due facce della medaglia, non sono come notte e giorno, sono sempre a contatto, più di quanto non si immagini: “Suburra” non è un film futuristico, ambientato in un mondo fantascientifico, è la realtà italiana, per quanto possa essere distopica e distruttiva, come lo è “Gomorra” di Matteo Garrone. “Io non credo più a nulla!”, grida Malgradi, dopo che per vendetta gli è stato rapito il figlio.

Come l’acqua delle fognature che esce dai tombini quando piove, tutto lo schifo che vorremmo vedere nascosto sottoterra esce invece allo scoperto; l’acqua si mischia col sangue, vendetta si aggiunge a vendetta in un climax di violenza accompagnato da una pioggia che sembra mandata da Dio, ma che non sommerge nulla, se non i cadaveri.

Suburra” è un film corale, con grandi interpreti, un thriller un po’ noir. Per Alessandro Borghi è il secondo film dell’anno, dopo “Non essere cattivo” di Claudio Caligari (sarà proiettato giovedì 22 alla Sala Fasola, non perdetelo): si è riempito di tatuaggi, ma è rimasto sempre nella stessa location, Ostia.

Voto: 8/10

Lavinia Consolato

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