Il capolavoro omonimo della scrittrice Irène Némirovsky portato al cinema dal regista Saul Dibb, già conosciuto per “La duchessa” del 2008. Nel film si tratta solo la seconda parte del romanzo, ovvero “Dolce”.
Il 3 giugno 1940 le truppe tedesche invadono la Francia. Subito da Parigi parte un esodo di cittadini che si riversano nelle campagne e cercano di fuggire verso il sud, dove i tedeschi non arriveranno mai. Questo è “Temporale di giugno”, la prima parte del romanzo, a cui il film fa un solo accenno.
“Cominciò con un temporale a giugno”. Queste le parole della protagonista, Lucile Angellier (Michelle Williams), che racconta la storia, la sua storia – “Dolce” appunto – di cosa abbia significato l’occupazione tedesca nella sua piccola città di Bussy.
Lucile vive con la suocera, la signora Angellier (Kristin Scott Thomas), una donna estremamente dura con tutti, specialmente con la nuora, a cui vieta di suonare il piano, chiudendolo a chiave. Aspettano costantemente il ritorno di Gaston, marito di Lucile, prigioniero dei tedeschi.
A Bussy arriva un reggimento germanico, che, come tutti immaginano, porta molto scompiglio. Quasi ogni famiglia è tenuta ad ospitare un soldato. Il tenente Bruno von Falk (Matthias Schoenaerts) è destinato alla casa Angellier. Accolto molto freddamente, pian piano riesce a creare una complicità con Lucile: sin da subito chiede le chiavi del pianoforte, e venuto a sapere del divieto della suocera per la nuora, passa di nascosto la chiave a Lucile, per lasciarla suonare quando si trova da sola in casa.
I tedeschi, nonostante la fama di occupanti crudeli, riescono, ovviamente entro certi limiti, a farsi accettare in paese: sono galanti con le ragazze, sono rispettosi e anche simpatici. Non tutti però, come deve essere: c’è un altro tenente, Bonnet, che rappresenta l’immagine del soldato spaccone e irrispettoso di chi lo ospita.
Carattere che va a contrapporsi a quello di Bruno, il cui temperamento si rivela essere gentile e dolce: da civile faceva il compositore e pure adesso, in tempo di guerra, continua a comporre una melodia che incanta Lucile. La seduzione della musica fa il suo effetto: Lucile per la prima volta nella vita si ritrova a vivere davvero l’amore. Un amore che però non può essere sereno: Bruno è pur sempre il nemico.
Ecco un passo del romanzo: “Ma lui non è più responsabile di me! Non è colpa nostra. Che ci lascino in pace.. che ci lascino stare! (…) Com’era dolce, mio Dio, quell’amicizia fra lei e il tedesco, quel segreto rubato, quel mondo nascosto nel cuore della casa ostile!”
La situazione si complicherà quando Bonnet sarà ucciso dal contadino che lo ospita, e quest’ultimo, per salvarsi, dovrà essere nascosto da Lucile. L’amore è destinato a non essere consumato, così come nel romanzo.
Irène Némirovsky scisse: “La mia idea è che la vicenda si svolga come in un film”. Personalmente credo che non sarebbe stata soddisfatta di questo adattamento cinematografico, che annulla praticamente quell’importante coralità di personaggi alla quale lei dava molta importanza. Tuttavia una cosa l’avrebbe apprezzata: l’aver inteso il film proprio come avrebbe voluto lei, ovvero un concerto, una suite appunto. Il romanzo lei non poté concluderlo: mancavano altri tre episodi per completare “Suite francese”, di cui uno doveva essere “Captivité”, ambientato in un campo di concentramento. Esattamente dove morì la scrittrice, nel 1942, ad Auschwitz.
Il film non rende minimamente giustizia al romanzo, che è un vero capolavoro di cui consiglio la lettura. Gli attori sono stati scelti con cura, e devo dire che l’interpretazione di Kristin Scott Thomas andava al di là delle mie aspettative: diversa da come la signora Angellier è fisicamente descritta, ne rappresenta però perfettamente l’animo marmoreo, perennemente con le labbra serrate e lo sguardo gelido.
Voto: 7/10 – Il film è proiettato al Cinema Lux, alle ore: 18:10, 20:30.
Lavinia Consolato