“The Hateful 8”, l’ultimo film in 70mm Panavision

“The Hateful 8”, l’ultimo film in 70mm Panavision

Lavinia Consolato

“The Hateful 8”, l’ultimo film in 70mm Panavision

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domenica 07 Febbraio 2016 - 08:23

Tarantino alle prove con il suo secondo western dopo “Django Unchained”, girato in pellicola 70mm Panavision, prima del definitivo avvento del digitale. Il cast prevede i suoi “fedeli”, tra i quali ovviamente il grande Samuel L. Jackson, e alcuni nuovi che renderanno l’aria... esplosiva!

Una diligenza corre veloce sulle strade innevate del Wyoming. Il cacciatore di taglie John Ruth detto “Il Boia” (Kurt Russell) deve portare a Red Rock la sua prigioniera Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh) per farla impiccare: ha una taglia di 10.000 dollari “viva o morta”, e al Boia piace portare vivi i prigionieri per vederli impiccare. Quello che il Boia non aveva previsto è che sta per arrivare una tormenta di neve e chi è per strada può essere salvato solo da quell’unica diligenza. Per primo trova il maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), seduto su tre cadaveri mezzo congelati: anche lui è un cacciatore di taglie, ma preferisce consegnare i prigionieri morti: “Nessuno ha detto che questo lavoro sia facile!”. Per secondo, il supposto nuovo sceriffo di Red Rock, Chris Mannix (Walton Goggins).

Costretti a far sosta all’“Emporio di Minnie”, si ritrovano in compagnia di quattro sconosciuti: il mandriano Joe Gage (Michael Madsen); il vecchio generale sudista Smithers (Bruce Dern); Oswaldo Mobrey (Tim Roth), un inglese con tanto di bombetta che fa il boia, veramente, a Red Rock – un personaggio assurdo e caratterizzato come lo era stato il tedesco Christoph Waltz in “Django Unchained”-; e infine Bob (Demian Bichir), un messicano, che bada all’emporio durante la temporanea assenza di Minnie e del suo compagno.

Ebbene, tutti devono andare a Red Rock e sono costretti a restare insieme chiusi nell’emporio per un paio di giorni. Ci sono molti dubbi e sospetti, sia da parte di Ruth, sia soprattutto da parte di Warren, che, conoscendo bene Minnie, trova che ci sia decisamente qualcosa di strano nell’ambiente, a partire da Bob: a quanto pare Minnie odia i messicani, come avrebbe mai potuto lasciare la sua locanda proprio ad un messicano?

Dopo la presentazione di tutti i personaggi, la tensione di accende: si dà il caso che le “quisquilie” della Guerra di Secessione siano soltanto nominalmente terminate e vi sono due persone che hanno ancora la giubba indosso, ovvero Warren e Smithers, il quale, ai tempi della guerra, aveva la fama di uno che non faceva prigionieri “negri”. Nel frattempo, qualcuno versa del veleno nel caffè. Prima il cocchiere della diligenza, poi Ruth muoiono avvelenati. Di conseguenza Warren prende in mano la situazione, aiutato da Maddox: una di queste persone rimaste non è chi dice di essere. Comincia così quello che potremmo definire un gioco di suspense, una investigazione stile Hercule Poirot ma con le pistole, e, bisogna dirlo, finalmente il lato splatter e sadico di Tarantino si accende.

Quentin Tarantino sa bene come mantenere i suoi fan ben fidelizzati al suo stile. Primo, i titoli in giallo e la divisione in capitoli, che saranno cinque, del film più lungo del regista: praticamente tre ore, ma non scoraggiatevi, il secondo tempo nasconde grandi sorprese nei posti dove l’occhio non può vedere! Secondo, la colonna sonora di Ennio Morricone, che ha collaborato col regista già per “Kill Bill”, “A prova di morte”, “Bastardi senza gloria”, e “Django Unchained”, e per la quale ha vinto il premio Golden Globe. Terzo, le citazioni e i topos del western, che rendono Tarantino un regista più esperto di quanto la critica tradizionale non voglia ammettere. Quarto, ultimo, ma non meno importante, gli attori: i nomi di Samuel L. Jackson, Tim Roth e Michael Madsen parlano da soli; Kurt Russell aveva già collaborato con Tarantino in “A prova di morte”, insieme a Zoe Bell, che qui fa giusto una comparsa.

The Hateful Height” non è semplicemente il secondo western di Tarantino, è l’ultimo film girato in pellicola 70mm Panavision, come i grandi kolossal del cinema hollywoodiano classico (purtroppo noi lo vediamo in digitale, solo in poche sale d’Italia è stato distribuito in pellicola). L’uso del 70mm è politico, ma anche sentimentale: quel cinema non esiste più e Tarantino ha voluto dirgli addio così.

Voto: 8/10

Lavinia Consolato

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