Nella “Fiera della vanità” per eccellenza, Hollywood, la notte degli Oscar ha distribuito delle statuette aspettate e non, in un anno che come mai prima avrebbe dovuto considerare il premio ex – equo nella categoria per miglior attore.
“Birdman” di Inarritu vincitore assoluto: Miglior Film, Regia, Sceneggiatura originale e Fotografia. Hollywood ama le storie che parlano di Hollywood, della vita degli attori, e anche del senso di inferiorità del cinema verso il teatro, il teatro serio di Broadway.
Come dice Mariapaola Pierini: “L’autoriflessività è smascheramento dell’inganno: i film che si dipanano intorno al set (“8 ½” di Fellini, “Effetto notte” di Truffaut e molti altri) sono tutte demistificazioni del grande incanto del cinema”. In questo caso, per la prima volta si affronta un set teatrale, dove nessuno degli attori ha mai fatto prima teatro, ma, come dice Naomi Watts nel film: “Quando reciti a Broadway vuol dire che sei arrivato, come attore, sei un vero attore”; la recitazione teatrale, con la sua storia millenaria, resta l’unica vera recitazione in confronto a quella ancora giovane cinematografica.
“Grand Budapest Hotel” di Wes Anderson, in lizza come miglior film, è il vincitore “tecnico”: scenografia, musica, trucco e costumi. Con i costumi, Milena Canonero, unica italiana, si aggiudica il suo terzo Oscar. Inaspettatamente la statuetta come Miglior attrice protagonista va a Julianne Moore per “Still Alice”: un’interpretazione meravigliosa “per aver imparato l’arte di perdere qualcosa ogni giorno”, interpretando una donna malata di Alzheimer precoce. Si era gridato all’Oscar per Marion Cotillard, protagonista di “Due giorni, una notte”, ma evidentemente Hollywood apprezza troppo i suoi stessi film commerciale, a discapito dell’alternativa tecnica francese dei fratelli Dardenne.
Oscar come Miglior attore protagonista va a Eddie Redmayne per “La teoria del tutto” di James Marsh. L’attore inglese interpreta il genio malato Stephen Hawking, personaggio che fu interpretato per la BBC da Benedict Cumberbatch, il quale era presente per “The Imitation Game” (con 8 nomination), che ha vinto per la miglior sceneggiatura adattata. Oscar come Miglior attrice non protagonista a Patricia Arquette per “Boyhood” di Linklater.
Insomma, l’87° Academy Awards è stato un poco più in rosa di quanto non fosse stato pronosticato, ma c’è ancora molta strada da fare.
Lavinia Consolato