"Consigli" e false perizie ai boss di Mangialupi: indagato l'avv. Franco Traclò e due periti del Tribunale

“Consigli” e false perizie ai boss di Mangialupi: indagato l’avv. Franco Traclò e due periti del Tribunale

Redazione

“Consigli” e false perizie ai boss di Mangialupi: indagato l’avv. Franco Traclò e due periti del Tribunale

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venerdì 05 Luglio 2013 - 13:10

La DDa di Messina ha chiuso le indagini su un'inchiesta relativa a presunti favoreggiamenti nei confronti del clan mafioso di Mangialupi ed in particolare dei boss Nino Trovato e Letterio Campagna. Indagati il noto penalista Franco Traclò e due psichiatri oltre al boss Nino Trovato ed all'amministratore giudiziario di una società ritenuta controllata dal clan. I provvedimenti firmati dal sostituto procuratore Verzera, le indagini condotte dalla Squadra Mobile.

Un notissimo avvocato penalista messinese e due psichiatri sono indagati in un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia su una serie di vicende che avrebbero favorito il clan mafioso di Mangialupi fra il 2004 ed il 2011. In particolare la redazione di alcune perizie psichiatriche per favorire la scarcerazione del boss Nino Trovato e del fidato Lillo Campagna.
Il sostituto procuratore Giuseppe Verzera ha inviato cinque avvisi di chiusura delle indagini che hanno raggiunto l’avvocato Francesco Traclò,73 anni, gli psichiatri Marina Martina, 54 anni e Giuseppe Dattola, 56 anni, il boss di Mangialupi Antonino Trovato, 56 anni e Concetto Russo, 57 anni. amministratore giudiziario della Sicilmarket srl, una società riconducibile a Nino Trovato. Le indagini furono avviate dalla Squadra Mobile nel 2011 dopo l’operazione “Murazzo”. In quell’occasione la Mobile sequestrò un arsenale e chili di droga in un casolare di San Filippo Superiore di proprietà di Letterio Campagna che fu arrestato. Determinanti si rivelarono alcuni colloqui intercettati in carcere fra Letterio Campagna ed i suoi familiari. In alcune discussioni l’uomo confidava a moglie e figli che il suo legale, l’avvocato Traclò, gli consigliava di farsi crescere barba e capelli, in previsione di una perizia psichiatrica in cui avrebbe simulato disturbi inesistenti. Il penalista avrebbe inoltre consigliato ad alcuni familiari di Campagna di non recarsi ai colloqui in carcere perché avrebbero potuto essere intercettati e di non fare riferimento nella corrispondenza a fatti illeciti perché le missive sarebbero potute essere acquisite dall’autorità giudiziaria. Le ipotesi di reato contestate all’avvocato Traclò sono di concorso in favoreggiamento personale e tentato favoreggiamento reale con l’aggravante di aver agevolato il clan mafioso di Mangialupi. Gravi anche le accuse mosse agli psichiatri Marina Martina e Giuseppe Dattola. Secondo l’accusa in più occasioni avrebbero realizzato delle perizie in cui dichiaravano le condizioni di salute di Letterio Campagna ed Antonino Trovato incompatibili con la detenzione carceraria, nei centri clinici annessi, ed in alcuni casi anche di stare coscientemente in giudizio e quindi di presenziare alle udienze in tribunale. L’obiettivo sarebbe stato quello di ottenere la scarcerazione dei due padrini dichiarandoli portatori di patologie non compatibili con lo stato di detenzione. I due psichiatri devono rispondere di falso in perizia con l’aggravante di aver agevolato l’associazione di tipo mafioso operante nel rione Mangialupi. Va ricordato, tuttavia, che i due boss sono attualmente detenuti in carcere, Campagna al 41 bis, il regime di carcere duro Ci sono poi le posizioni di . Trovato e Russo che devono rispondere di falso per aver modificato i bilanci della Sicilmarket srl, società riconducibile al boss di Mangialupi, indicando fatti non veri sulla situazione economica della società, esponendo in particolare passività inesistenti. L’obiettivo era quello di sottrarre la società al sequestro di beni operato dalla Squadra Mobile. Per questo filone l’avvocato Traclò deve rispondere di tentato favoreggiamento reale. Sarebbe stato il penalista, secondo l’accusa, a mediare fra Nino Trovato e due fratelli, imprenditori nel settore delle carni. Il boss chiese loro di dichiarare falsamente agli investigatori che un prestito fatto a Trovato non era stato restituito e che erano creditori della Sicilmarket per forniture di carne. Tutto ciò allo scopo di simulare una situazione finanziaria e patrimoniale dell’azienda meno fiorente di quella reale e poter sostenere che l’impresa non costituiva prodotto o profitto di attività delittuose. La DDA aveva chiesto al gip per gli indagati l’emissione di ordini di custodia cautelare ma la richiesta è stata rigettata.

6 commenti

  1. Peppe Vallera 5 Luglio 2013 13:37

    Dove sta lo scandalo?
    Amai visto un AVVOCATO DIFENSORE che consigli il suo CLIENTE di dire la verità o che presenti perizie DI PARTE che non attestino il falso pur di fare uscire il proprio CLIENTE dal gabbio?
    Su uno compie un omicidio, qual’è il compito del SUO avvocato?
    Dire la verità o farlo assolvere?
    Giuseppe Vallèra.

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  2. MessineseIncallito 5 Luglio 2013 13:59

    Se le accuse fossero confermate, i sue psichiatri (gli psichiatri Marina Martina, 54 anni e Giuseppe Dattola, 56 anni) non dovrebbero essere radiati immediatamente dopo la sentenza dai rispettivi ordini professionali?

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  3. In pratica si chiede all’avvocato di convincere il proprio cliente a pentirsi e a dire tutta la verità.
    E’ una idiozia spaventosa: se tutti dicessero la verità non ci sarebbero cause ne’ penali, nè civili, nè amministrative, nè tributarie etc. e neanche ci sarebbe la necessità di pagare qualcuno per fare il giudice.
    Siamo in presenza di una violazione dell’art. 111 della costituzione sul contraddittorio e sul giusto processo: non è il procuratore che cerca la prova, ma è l’avvocato che deve fornirla denunciando il proprio cliente. Pazzesco!!!
    Spero che i fatti siano altri e ben più gravi, altrimenti saremmo in presenza di un attacco illegale contro l’indipendenza e le prerogative dell’avvocatura.

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  4. Il problema di certa gente non è il parlare nonostante la mancanza di qualsiasi competenza in certe materie, bensì quello di farlo come se l’avessero… Ogni avvocato deve agire nel rispetto della legge in generale e delle norme deontologiche in particolare. Queste ultime, nello specifico, impongono all’avvocato di esercitare la sua funzione con lealtà e correttezza, permettendogli al più di non compiere attività che possano rivelarsi controproducenti per l’assistito ma mai, e sottolineo mai, che arrivino all’illegalità o alla falsità.
    Il fatto che poi qualcuno lo faccia non può legittimare la denigrazione di un’intera categoria professionale! Così come il sistematico invio di commenti stupidi e logorroici da parte dei soliti non priva di utilità quelli validi…

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  5. “in pratica si chiede” ai lettori di saper leggere…: ” Il boss chiese loro di dichiarare falsamente agli investigatori che un prestito fatto a Trovato non era stato restituito e che erano creditori della Sicilmarket per forniture di carne. “. Ma chi trasmette questa richiesta sarebbe l’avvocato Traclò ed è da qui che parte l’accusa.
    Un avvocato faccia l’avvocato passi pure anche se difende hitler, ma se fa da tramite tra hitler e i suoi collaboratori per concordare una versione su come negare l’olocausto?
    Siamo al di fuori del concetto di giustizia e legalità.
    E’ come uno che cercasse di costruire false prove, altro che il suo lavoro!
    E questo per non parlare degli psichiatri “compiacenti”.

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  6. puzza di bruciato 8 Luglio 2013 09:16

    Allora a ghedini avrebbero dovuto dare l’ergastolo!!!
    Cmq mi meraviglio che l’ordine non stia battendo ciglio… Saranno tutti in ferie!!!!

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