"Arrestato e non doveva esserlo, apparso con clamore sui giornali. Travolto nel lavoro. E ora assolto. Dobbiamo riflettere sui tempi della giustizia"
Da Nunzio Rosso e Tommaso Autru Ryolo, avvocati di Francesco Clemente, totalmente assolto da ogni accusa oggi in Appello, riceviamo e pubblichiamo.
L’arresto nel 2018
Nei primissimi giorni del mese di agosto dell’anno 2018 veniva data esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Messina, tra gli altri nei confronti dell’Ing. Clemente. Quest’ultimo, con imputazione di associazione a delinquere (perlaquale il GIP aveva ordinato l’arresto) e più ipotesi di reato contro la pubblica amministrazione, veniva arrestato alle prima luci dell’alba del 02/08 mentre dormiva in un stanza di albergo di Roma all’interno della quale facevano irruzione più agenti che, prelavatolo, lo conducevano IN AUTO fino a Messina, ove una volta giunto avrebbe dovuto essere interrogato per rispondere al Giudice sui fatti in contestazione (risalenti nel tempo) condensati in centinaia di atti e faldoni.
Nello stesso giorno veniva diffusa l’intervista di uno degli investigatori che, tra l’altro evidenziava trattarsi di un’ indagine da manuale con metodo poliziesco, manifestando l’orgoglio per indagini così chiare e semplici e la grande professionalità di coloro che avevano fatto luce grazie ad investigatori illuminati.
L’annullamento dell’arresto
Il primo vero contraddittorio si è svolto dinanzi al Tribunale del Riesame (finalmente con la parola all’indagato a conoscenza degli atti di indagine e con la difesa), in esito al quale è stata ANNULLATA l’ordinanza che aveva disposto l’arresto di Clemente per mancanza di gravità indiziaria (per il reato associativo, sulla cui base era stata disposta la custodia cautelare): pronuncia NON impugnata dall’Ufficio di Procura che quell’arresto aveva chiesto e che- parimenti- aveva chiesto il rigetto della riesame proposto dalla difesa.
Le prime assoluzioni
In esito al dibattimento il Tribunale assolveva Clemente dal reato associativo (quello stesso già valutato dal Riesame e per il quale ciò malgrado l’Ufficio di Procura aveva esercitato l’azione penale e chiesto la condanna in assenza di un qualunque elemento di novità) e da uno dei due episodi di reato contro la Pubblica Amministrazione per insussistenza del fatto (già enfatizzato nella intervista di cui sopra), pronunciando condanna per l’altro.
Il totale proscioglimento
Oggi la Corte di Appello di Messina assolve Clemente dall’unica imputazione residua, con il risultato- allo stato- di un proscioglimento totale dalle accuse mosse, dunque, di riconosciuta assoluta estraneità ai fatti. Questa è una delle tante vicende giudiziarie dolorose che se da un lato deve consolidare la fiducia nel senso di giustizia (che alla fine nella maggioranza dei casi viene resa), dall’altro conduce a serie riflessioni sui tempi della giustizia e sulle conseguenze connesse al coinvolgimento in un procedimento penale specie ove siano intervenuti provvedimenti privativi della libertà.
Il clamore mediatico
Nel frattempo, invero, Clemente è stato arrestato ( e non doveva esserlo), processato e condannato (ed oggi possiamo dire che non era la soluzione corretta). In tali vesti (arrestato, imputato e condannato): è apparso sui mezzi di informazione con particolare risonanza e clamore; è stato visto in famiglia e nel mondo delle sue relazioni personali e sociali, spesso con qualche forma più o meno velata di distanziamento; travolto nel suo lavoro a causa dei risvolti e dalle conseguenze della esistenza del processo a carico e dell’arresto. Clemente ha pagato tanto, moltissimo, troppo per un debito rivelatosi NON esistente. (Gli avvocati Nunzio Rosso e Tommaso Autru Ryolo)
Il sistema mediatico-giudiziario
Ps- Questa vicenda è, purtroppo, simile a tante altre. Al momento dell’arresto si finisce in prima pagina, con tanto di foto e accusa (che viene automaticamente da tutti considerata come una sentenza di condanna). Poi, anni dopo, se arriva l’assoluzione si finisce in poche righe in fondo alla pagina. E per tanti la gogna mediatica dura ancora più a lungo rispetto al processo, perché nell’immaginario collettivo (e sui social), si resta colpevoli per sempre. Sono le distorsioni (e perversioni) di un sistema “mediatico-giudiziario” che ignorano la presunzione d’innocenza e l’attesa del terzo grado di giustizia. Nel frattempo, chi finisce in questi labirinti, ha la vita distrutta, sua e della sua famiglia, attività in frantumi, carriere devastate. Ed è su questi aspetti che dovremmo riflettere e chiedere un cambiamento del sistema. Una giustizia lenta è una mancata giustizia. (Rosaria Brancato)
Ho già scritto che mi vergogno, e più leggo più mi vergogno nei confronti dei miei figli.
Ma perché mai dovrebbero restare o tornare in questa Città?! ?! ?
Buongiorno
Sono pienamente d’accordo e ho vissuto tutto quello che ha vissuto questo signore, anzi io sto ancora lottando per avere giustizia siamo solo a sei anni dall’ inizio di questa mia vicenda, e penso che non finirà a breve, l’unico sbaglio che ho fatto e non farò più e quello di aver creduto nelle istituzioni, ma la cosa peggiore sono i tempi, dopo tutto questo tempo cosa se ne fa uno della sua innocenza, gli anni passano e tutti si ricorderanno solo di quando si finisce nella gogna mediatica, ma nessuno si chiede mai come si arriva ad accusare una persona e dopo tanti anni dirgli che non c’ entrava nulla, queste sono le vere vergogne, si arriva ad un punto che la Giustizia a seconda del peso gestisce anche la nostra vita privata e imprenditoriale, comunque faccio tanti auguri all’Ingegnere Clemente e spero che un giorno possa riprendersi la propria vita.