In migliaia in piazza a Messina per il terzo sciopero mondiale promosso dal movimento Fridays for Future. La manifestazione oggi in 160 città italiane
Anche Messina oggi ha lanciato il suo messaggio chiaro, forte, deciso: «Ognuno di noi deve fare qualcosa per salvare il pianeta in cui viviamo. Per noi e soprattutto per le generazioni future».
Un corteo colorato
Almeno in 3 mila sono scesi in piazza a urlarlo. Un corteo colorato, consapevole, battagliero di studenti delle scuole e dell’Università. Accanto a loro anche tanti docenti, sindacati, semplici cittadini. Senza appartenenze politiche, senza ideologie, uniti nello slogan globale che campeggiava sullo striscione che apriva il corteo: «System change, not climate change». Perché bisogna cambiare il sistema per provare a fermare i cambiamenti climatici che stanno mettendo a repentaglio il nostro pianeta. Perché bisogna partire dalla vita di tutti i giorni per capire che anche il singolo può dare il suo contributo.
Giovani consapevoli
Loro lo hanno capito bene. I giovani di tutto il mondo oggi si sono uniti in questa battaglia globale. Anche i ragazzi messinesi lo hanno dimostrato. E non solo per perdere un giorno di scuola, come purtroppo tanti adulti soprattutto sui social si sono divertiti a commentare. Il problema è proprio qui: i ragazzi hanno capito. I più giovani hanno compreso che non c’è più tempo per trattare l’ambiente in cui viviamo come se fosse tutto a nostra disposizione. Tanti adulti invece continuano a guardare il dito piuttosto che la luna. Sminuiscono il valore di una partecipazione importante come quella di oggi a Messina e in tantissime altre città italiane e del mondo. Ma il futuro è dei ragazzi. Quelli che oggi si sono dati appuntamento a piazza Antonello alle 9.30, hanno sfilato sul corso Cavour, su via Garibaldi e poi hanno raggiunto piazza Unione Europea per lanciare forte il messaggio finale di questa giornata sotto l’insegna del #FridaysforFuture.
Sui cartelloni e nelle loro parole il senso di una manifestazione che ha portato in strada migliaia di persone. «Stop alla plastica», «Vogliamo andare a scuola in bici, dateci le piste ciclabili», «Stiamo saltando le nostre lezioni per darne una a voi». Sono riusciti a dirlo anche con ironia «Salviamo la terra! E’ l’unico pianeta cu l’arancini».
Cambiare il sistema
«Ancora una volta è necessario ribadire che per fermare i cambiamenti climatici bisogna cambiare il sistema economico e produttivo. Lo stesso sistema che sta portando verso la distruzione interi territori. Oggi, in nome del profitto, imprese, lobbies e multinazionali non guardano in faccia nessuno e nel loro agire mettono in discussione la stessa prosecuzione della vita sul nostro territorio e, in generale, sull’intero pianeta. Davanti a noi una catastrofica situazione ma anche una consapevolezza: con azione collettive e concrete, con impegno e protagonismo, un cambio di rotta è possibile. Restare nella nostra terra, dunque, per cambiare le condizioni in cui essa versa. Dobbiamo quindi partire da qui e lottare contro tutte quelle opere quali discariche, raffinerie e trivelle che le multinazionali impongono sul nostro territorio. Continueremo su questa strada avendo sempre chiaro il nostro obiettivo: ribaltare il vigente sistema di produzione basato sul consumismo e lo sfruttamento capitalista delle risorse dei nostri territori” ha detto Rosa De Meo di Fajdda – Unione giovanile indipendentista.
C’erano tutti gli istituti superiori di Messina, sono arrivati pullman da Milazzo, Barcellona, Santa Teresa. Hanno spiegato che esserci era importante per far capire che i cambiamenti climatici non sono un argomento lontano da noi ma riguardano la vita di ognuno. Il primo passo è rendersi conto che non c’è più tempo.
L’esempio di Greta Thunberg
Sul modello della giovanissima Greta Thunberg anche Messina si è unita alla battaglia per chiedere ai governi di mettere le politiche climatiche al centro della loro agenda politica. Lei lo ha fatto anche pochi giorni fa all’Onu. La sua voce oggi è diventata la voce dei 3 mila studenti messinesi che hanno attraversato la città per dire basta.
Francesca Stornante