Il tecnico barcellonese lascia il club pattese dopo due stagioni: "Decisione di non continuare? Tanti fattori. Nessuna lite o trauma. Porto con me ricordi, emozioni e amicizie".
BARCELLONA – Lo aveva trascinato via dalla sua Barcellona per sposare un progetto fresco e ambizioso. Niente dubbi per Luca Leone, presidente de La Saracena Volley; Domenico Fazio doveva essere ed è stato l’head coach delle ragazze bianconere nel campionato nazionale di B2. Adesso, dopo due stagioni in cui il club ha progressivamente scalato posizioni e gradimenti negli indici che contano, Fazio lascia la guida tecnica della prima squadra pattese.
Lo abbiamo raggiunto in collegamento web nella sua città natale, mentre si riposa dalle fatiche stagionali dedicandosi alla cura delle sue “famiglie”, quella privata e la Play Volley, società del Longano della quale è presidente la mamma, Nunziata Accetta, ed in cui la moglie, Enza Torre, allena.
Esperienza positiva ma si poteva fare di più
Con coach Fazio, parlando delle sua esperienza biennale, siamo partiti dall’analisi di uno splendido settimo posto in classifica della passata annata – miglior piazzamento di sempre – raggiunto da La Saracena in un girone di B2, dominato da Modica e Caltanissetta, ma con tanti altri roster comunque impegnativi: “E’ stata senz’altro un’esperienza positiva. Chiaramente un allenatore pensa sempre che si potesse fare qualcosa in più ed è quello che effettivamente penso. E’ chiaro che i risultati restano e scrivono la storia reale”.
Ultima stagione con novità e torneo più competitivo
Ci sono delle differenze tra la prima e seconda stagione vissuta sulla panchina de La Saracena. La prima caratterizzata, forse, da qualche situazione sperimentale in più, rispetto a quella consolidata nella seconda. L’inizio di un percorso è sempre segnato dalla ricerca delle soluzioni più confacenti a quel tipo di contesto che si andrà ad affrontare: “La prima stagione è stata contraddistinta negativamente dalla parte finale. E’ stata assolutamente positiva nella parte iniziale rispetto a quelle che erano le premesse. Poi, i risultati delle ultime gare hanno un po’ cambiato il senso di quanto fatto sino ad allora. Nella scorsa stagione si è voluto fare sicuramente un passo in più con lo spostamento della squadra da Brolo a Patti, l’entrata di nuovi dirigenti ed un organico, sulla carta, rinforzato in modo significativo. E’ andata meglio, nonostante il livello del campionato fosse più competitivo rispetto al precedente”.
Le emozioni e i rapporti umani restano
A livello personale, un bagaglio che si è certamente arricchito: “Ci si porta dietro sempre qualcosa, a prescindere dal livello e dalle squadre. Ogni esperienza ti arricchisce. La Saracena mi lascia, intanto, il ricordo di tante emozioni vissute con persone che sono entrate nel mio quotidiano e alle quali devo tanto. Mi porto dietro una serie di rapporti umani che non vengono cancellati dal fatto che non lavoreremo più insieme. Dal punto di vista tecnico, sono tante le considerazioni; penso a cosa avrei potuto fare diversamente. In ogni caso, ogni stagione è unica e ti mette di fronte a situazioni che ti fanno ragionare, crescere, migliorare”.
Decisione di non continuare frutto di tanti fattori
La scelta di non proseguire presa di comune accordo con la società: “In realtà, voglio precisare per evitare fraintendimenti. Prima della fine della stagione, anche per non tenere in sospeso la società, ho comunicato al presidente che non avrei continuato la mia esperienza a La Saracena. Il ragionamento che mi ha portato a questa decisione è legato a tutta una serie di fattori. Non c’è mai stato un reale problema di distanza, uno degli elementi comunque presi in considerazione, nel fare la scelta. Non c’è stato nessun evento traumatico che mi ha portato a non proseguire il rapporto; ci tengo a metterlo in evidenza”.
“Con Luca (Leone, presidente del club, ndr) ho un rapporto di stima, affetto e amicizia perché è questo che ho trovato a La Saracena e credo di aver ricambiato. Però, sono abituato a rivedere quanto fatto e capire dove si può migliorare. Si era portato avanti un ciclo in cui, a mio avviso, era necessario modificare qualcosa”.
“Mi sono reso conto che, su alcuni aspetti, non c’era piena condivisione. Così, ho preferito mettermi da parte per dare alla società la possibilità di trovare una persona e tecnico validi, così come poi è accaduto (il nuovo tecnico, già ufficializzato, sarà Peppe Romeo, ndr). Ma non c’è stato nessun tipo di lite o trauma. Allo stesso tempo, devo dire che è riduttivo dire che è un problema di distanza o esigenze personali. Quando si allena una squadra, le esigenze personali ci sono sempre e vengono messe su un piatto della bilancia rispetto alla possibilità di un percorso da fare. In questo caso, mi sono reso conto che avrei preferito fare un percorso diverso”.
Il rapporto con la squadra: mai mancati stima e affetto
Resta tanto, umanamente e sportivamente, anche dai gruppi che coach Fazio ha allenato in queste due stagioni: “Spero, intanto, di aver lasciato io qualcosa. Nel loro percorso vorrei che ci fosse sempre spazio per un ricordo di queste due stagioni, del lavoro svolto e della crescita compiuta. Anche le atlete lasciano sempre qualcosa a livello emotivo e di condivisioni vissute. Posso dire che, in tutte le situazioni – dalle più felici a quelle meno – ho sempre avvertito stima, affetto e rispetto da parte del gruppo delle atlete e che spero di aver ricambiato. Dal punto di vista tecnico, un atleta ti consente di crescere attraverso una difficoltà che hai dovuto affrontare o anche una circostanza favorevole. In generale, c’è sempre l’opportunità di crescere attraverso esigenze e peculiarità”.
Su Marika Costabile: rammarico per il lungo infortunio
Spostandoci sul piano prettamente sportivo, forse, qualche atleta ha raccolto meno di quanto avrebbe potuto; su tutte, Marika Costabile, afflitta per larga parte del girone di andata da un fastidioso infortunio: “Non amo parlare di individualità in pubblico. E’ chiaro che, nella valutazione della stagione, ci si rende conto se qualcuno ha reso meno di quanto ci si potesse aspettare. Questo non significa che siano necessariamente responsabilità dell’atleta. Secondo me, tutte avrebbero potuto raccogliere qualcosina in più”.
“Nel caso di Marika, sicuramente è un atleta arrivata per fare un determinato tipo di percorso e rimasta ferma quasi tutta la prima parte della stagione, da settembre a dicembre. Questo non le ha dato la possibilità di esprimersi in un determinato modo. In alcune partite, si è visto quali fossero le sue potenzialità e qualità; peccato non averla avuta completamente a disposizione a causa del lungo infortunio che l’ha frenata. Non ha avuto una preparazione adeguata ed ha avuto bisogno di più tempo per rientrare. In ogni caso, si è visto, in alcune gare, che era in grado di fare la differenza e ha, comunque, sempre lavorato nella maniera giusta”.
Ad un certo punto del torneo, panchina corta e meno scelte a disposizione
C’è stato un reparto cui è mancato quel pizzico per disputare un campionato di vertice assoluto; coach Fazio affronta la questione in modalità globale: “Siamo partiti con un organico molto lungo, ricco di alternative e costruito bene. La squadra, a parte le primissime gare in cui doveva assestarsi, aveva anche fatto molto bene. Poi, l’infortunio di Marika Costabile, le partenze a Dicembre di Jimenez, Vassallo, passando per l’infortunio di Antico – che, di fatto, non è mai più rientrata – hanno ridotto notevolmente l’organico. Non vuole essere un alibi, ma non bisogna guardare solamente le prestazioni all’interno delle gare. Dietro di esse, c’è sempre una settimana, due, un mese di lavoro in cui costruire e quando le alternative sono risicate, dovendo gestire anche i normali contrattempi, è chiaro che la squadra cresce un po’ di meno di quanto dovrebbe”.
“Più che parlare di reparto dal punto di vista del rendimento, direi che al centro, numericamente, abbiamo avuto grossissime difficoltà, limate parzialmente dall’arrivo di Emma Carnazza, ferma da tanto tempo e, di conseguenza, con la necessità di gestire la condizione fisica. Siamo rimasti corti anche nel reparto schiacciatori. Questo, in un campionato lungo e difficile come quello di B2, alla lunga lo paghi. Come ho detto spesso, non come alibi ma per far comprendere certe situazioni, all’inizio abbiamo ribaltato partite pescando dalla panchina; poi, non lo abbiamo potuto più fare”.
Tanti tie-break: qualcuno di troppo perso o da evitare
Potrebbe trattarsi di un record, anche se non è stato ancora verificato; il riferimento va al numero di tie-break giocati da La Saracena in stagione. Un record certamente lo ha stabilito coach Fazio in termini di chilometri macinati avanti e indietro durante le partite innanzi alla panchina: “Circa 14.000 passi; ho il contapassi e posso dirlo con certezza (ride, ndr). Quello dei tie-break, invece, è un dato negativo, dal mio punto di vista; non quello di disputarne tanti perché ci dice che la squadra c’è stata, anche da un punto di vista fisico e di questo devo ringraziare il preparatore atletico, Andrea Nardi“.
“Mi riferisco, piuttosto, al fatto di averne vinti pochi e, soprattutto, siamo spesso arrivati al 5° set, partendo da situazioni di vantaggio. Vinci qualche tie-break in più o chiudi le partite senza arrivarci e guadagni quei 5/6 punti che avrebbero fatto vedere le cose in maniera diversa. Questo al di là della classifica; concludi con delle vittorie che danno un senso diverso. La pallavolo è uno sport in cui, anche se acquisisci vantaggi in termini di set vinti, in quello successivo riparti sempre da capo. Un pò di rammarico c’è”.
Tra bandiere e valori aggiunti: La Monica, Tumeo, Oliva e l’assistente Mondello
Quattro nomi che hanno rappresentato, nella stagione passata, un deciso valore aggiunto e, stavolta, non lo chiediamo a coach Fazio ma ci sbilanciamo noi.
1) la palleggiatrice Fabiana La Monica che, da autentica bandiera, è tornata a vestire i panni dell’atleta per venire incontro alle esigenze della squadra; 2) il capitano, Desy Tumeo, un’altra bandiera e, al tempo stesso, figura silenziosa ma presente; 3) Martina Oliva, che coach Fazio ha cresciuto e conosce bene, con il delicato cambio di ruolo – da schiacciatrice a libero – probabilmente non facile da affrontare e che non si risparmia mai; 4) l’assistente tecnico, Samuele Mondello, legato affettivamente e professionalmente a coach Fazio, sempre disponibile con la società e la squadra.
“Fabiana è una persona veramente straordinaria. Quando hai a disposizione delle persone così tanto legate alla società e a ciò che essa rappresenta per loro, è una fortuna. Lei è stata fondamentale nel mio percorso di allenatore, dal punto di vista tecnico, fino a quando è stata una collaboratrice; quando, poi, con il suo benestare e la sua tanta voglia di giocare ancora, è rientrata in campo, è riuscita ad esserlo anche lì. Certi aspetti non si notano ma, come ho detto a lei innanzi a tutta la squadra poco prima dei saluti finali, la sua assenza nello staff tecnico, nella programmazione degli allenamenti e nel confronto interpersonale, l’ho avvertita tantissimo. Ci sono delle piccole cose a cui sembra si dia poca importanza; invece, perdere nello staff tecnico una persona come Fabiana, ha contraddistinto negativamente il nostro lavoro”.
“Parlando di Desy, capitano della squadra e forse, come la rimproveravo ogni tanto, fin troppo silenziosa. Anche in questo caso, vale lo stesso discorso fatto per Fabiana; ci si rende conto facilmente di quanto queste ragazze siano legate alla società di origine e al percorso fatto. Due anni fa, Desy è stata una titolare inamovibile; lo scorso anno, soprattutto nella prima fase, ha giocato di meno, ma il suo atteggiamento, abnegazione e il suo saper stare anche in panchina, sono stati perfetti. Non posso che parlarne bene e ringraziarla”.
“Su Martina posso dire che l’idea di farle fare il libero è nata tanto tempo fa; era solo necessario che si creassero le condizioni affinché ciò potesse accadere. Il percorso, ad un certo livello, per lei è questo. Qualora dovesse decidere di giocare ad un livello più basso, potrebbe farlo anche come schiacciatrice. Non sono di parte; anzi, con le atlete che ho cresciuto sono ancora più critico e posso dire che Martina si è messa a disposizione in un ruolo in cui a volte – come è normale che fosse – è andata in difficoltà, altre avrebbe avuto più bisogno di aiuto. E’ stata, comunque, un’esperienza per lei importantissima e mi auguro possa continuare a giocare a questo livello, rispettando gli step di crescita”.
“Chiudo con Samuele. Quando una persona ti accompagna per due stagioni come ha fatto lui, credo ci sia poco da dire. Chiaramente, nasce un rapporto di amicizia perché ti rendi conto di quanto le persone siano realmente a disposizione. Un ragazzo che ha rispettato il proprio ruolo ma che, al tempo stesso, ha sempre detto che le cose che doveva dire in maniera giusta e con cui c’è stato un confronto vero. Non si è mai limitato e gli riconosco la capacità di capire i momenti in cui parlare, il ruolo rivestito, e la sua curiosità; qualora volesse proseguire nel percorso di allenatore, potrà avere un bel futuro. Vuole imparare e quando si lavora con persone così, oltre ad essere utili, fa piacere”.
Nel futuro ancora tutto da decidere
Adesso, per Domenico Fazio è tempo di programmare il proprio futuro: “Non ho ancora deciso niente. Ci ho tenuto a precisare il percorso della distanza perché credo che, nella vita, occorra essere coerenti. La valutazione di andare ad allenare più o meno lontano da casa, restando quelli che possono essere i limiti oggettivi dettati dalle situazioni lavorative, è una di quelle che ti fa prendere una direzione piuttosto che un’altra. Non voglio passi il concetto che Domenico Fazio non continua con La Saracena perché questo significa allontanarsi da casa. Non è escluso che io vada ad allenare da un’altra parte lontano. Mi dispiacerebbe, eventualmente, tacciato di incoerenza”.
“Ci sono stati dei contatti con alcune squadre – prosegue Fazio – ma credo che la famiglia e il lavoro impongano delle valutazioni. A Barcellona ho la mia società con tantissimi atleti e servirà sicuramente dare una mano; sarebbe un vantaggio. C’è anche la possibilità di proseguire il percorso altrove. Non alleno per professione e mi sono guadagnato il diritto di scegliere e di essere un po’ più riflessivo nelle scelte. Allenare in un posto o in un altro non mi cambia la vita e non vivo di questo. In questo momento, a Barcellona sto seguendo un gruppo di ragazzine e non è escluso che possa restare ad allenare quel gruppo. Per me la pallavolo è bella tutta e deve essere motivante”.
Gli auguri all’amico Peppe Romeo e a La Saracena
“Faccio un grandissimo in bocca al lupo a Peppe Romeo (nuovo tecnico de La Saracena, ndr) – conclude coach Fazio. Nonostante sia quasi coetaneo, è stato un mio atleta, è un mio amico e persona che conosco da tanto tempo; con lui ho condiviso momenti importanti. L’ho incontrato anche da avversario in panchina e a lui mi legano alcuni dei ricordi più belli delle mie stagioni da allenatore. Troverà l’ambiente familiare che ho trovato anche io e avrà il vantaggio, mi permetto di dire, di avere a disposizione atlete che conosce e che conoscono lui”.
“A La Saracena auguro di continuare a calcare i palcoscenici nazionali per tanto tempo e mi auguro che possa dare impulso al settore giovanile, attualmente organizzato sia nel maschile che nel femminile. Spero possa restare una realtà di livello, come lo è già, e che possa migliorare su alcuni aspetti che possano farla diventare un riferimento importante nel nostro territorio. Non si può non augurare il meglio a persone che mi hanno accolto e fatto sentire a casa”.