Colapesce rivive nel lungo dipinto di David Crea

Colapesce rivive nel lungo dipinto di David Crea

Giuseppe Fontana

Colapesce rivive nel lungo dipinto di David Crea

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domenica 02 Ottobre 2022 - 08:32

L'arte per far riscoprire la tradizione di Messina

MESSINA – Da bambini ce l’hanno raccontata, tramandata da secoli di messinese in messinese. La leggenda di Colapesce e di quella colonna logora sotto la Sicilia, trovata per caso e a cui l’uomo-pesce messinese si sostituisce per salvare l’isola, è una delle più belle e suggestive della tradizione peloritana. Messina ha in Colapesce uno dei suoi eroi, in quella “favola” che ha fatto sognare tanti bambini di ogni generazione. Oggi quella stessa leggenda rivive nell’opera di David Crea, artista messinese che ha collaborato con Costantino Midolla, direttore del B&B Antiquarium, per raccontare la storia in un dipinto di 5 metri. Una parete intera in cui David mischia presente e passato, ripercorrendo le fasi salienti della leggenda e con lo Stretto e il Pilone a fare da cornice.

Un dettaglio

David, come nasce l’idea di dipingere la leggenda di Colapesce?

“Nasce da Costantino, e quando lui e i ragazzi del B&B Antiquarium mi hanno chiamato sono stato subito molto felice. Avrei potuto personalizzare un po’ la leggenda, ma è una storia che riguarda la nostra città quindi ho preferito rimanere sulla linea della tradizione, rappresentandola nel modo più semplice e immediato possibile. Abbiamo pensato di rappresentare Colapesce, che è una delle leggende più belle di Messina, rappresentandolo non come una specie di mostro marino ma molto umanizzato. Di fatto lui era un cittadino della nostra città, che aveva le sue competenze e le sue capacità: ho realizzato un uomo-pesce che non doveva dare l’idea di qualcosa di pesante e cruento, ma più reale possibile”.

Il dipinto

Non si tratta soltanto della trasposizione della storia ma di un mix di dettagli

“Per realizzare questo dipinto c’è stato uno studio non indifferente. Ho pensato a come fare per incastrare leggenda e storia. Quindi non potevo non riportare, ad esempio, il simbolo del re Federico II di Svevia, il suo araldo. C’è il richiamo alla croce medievale e poi la nave che richiama quei secoli: può sembrare una cosa semplice ma non è così. Dietro c’è stato tanto studio e tanto lavoro. Un dipinto a parete, poi, ha delle tecniche particolari. Ci sono aspetti da valutare, come l’umidità: noi abbiamo realizzato che la vernice saltava e abbiamo dovuto utilizzare prodotti specifici. C’è voluto tempo. La scelta dei materiali ha chiesto molta riflessione, tra aggrappanti e fissativi in grado di non far emergere gli schizzi sopra il dipinto. Ho preparato tutto prima su plastica e carte, poi deciso le proporzioni e alla fine con il disegno”.

Il dipinto unisce presente e passato: perché?

“Ho detto sempre che mi piace cercare ed estrapolare ciò che di bello ha questa città, piena di storia e di risorse importanti. Era indispensabile, per me, unire la leggenda e la storia, passando per l’uomo. Il concetto principale è che al centro c’è sempre l’uomo, la persona, e il passato gioca un ruolo centrale. Nel dipinto ci sono vari momenti, divisi da un nastro che vola e divide gli spazi, creando dei settori temporali diversi. Ci sono momenti del passato e del presente, come ad esempio dove si vede il pilone, che richiama al giorno d’oggi. Gioco molto con le trasparenze, per dare l’idea di questi due tempi diversi. Poi vediamo la parte della leggenda: la coppa, la corona e poi l’anello, le tre prove di Colapesce. E l’anello scende in profondità velocemente. Lui nel cercare di recuperarlo si accorge della famosa colonna rovinata sotto la Sicilia, la storia la conosciamo”.

Alla base c’è l’idea di far conoscere a tutti la storia?

“Se io non avessi scelto di restare su questa linea non avrei potuto dare qualcosa di facilmente leggibile sia dall’adulto sia dai bambini. Credo sia bello avere questo binomio tra l’oggi e il passato, perché molti messinesi non conoscono questa storia e sarebbe bello far vedere il quadro agli studenti. Dobbiamo aiutare i messinesi ad apprezzare di più ciò che appartiene loro oggi e le loro stesse tradizioni”.

Che messaggio può lanciare l’arte ai cittadini messinesi?

“Da artista io dico che l’opera d’arte siamo noi. Questo principio si è perso, siamo sempre divisi su tutto, ma bisogna partire dalla persona. Io per realizzare quest’opera ho avuto a che fare soprattutto con altre persone, poi con una storia e uno studio approfondito. Però la rete tra la gente è fondamentale. Da artista ritengo che al di là di tutto ciò che ho da offrire, oltre alla formazione, tutto arriva dall’Alto. E questo mi dà una grande responsabilità, perché la bellezza, il bello, e non conta chi è più bravo e chi no, va espressa: dobbiamo avvicinare le persone a qualcosa di diverso, farle fermare, farle meravigliare. Ora tutti corrono, nessuno si sofferma sul mondo intorno e perdiamo così molti stimoli. Bisogna cambiare l’approccio alla vita. Per me gli artisti hanno grandi responsabilità, il nostro è un servizio, ognuno deve fare la sua parte anche in tal senso, per la comunità”.

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Un commento

  1. Tutto bello e interessante, ma nessuno parla se per caso COLAPESCE sintennu parrari di PONTE dice “finalmente almenu mi ripoosu a spadda e lassa tuttu i coppu , comu Finisci arrivamu tutti a mari ma di quali latu ? non si sa Jonio o Tirreno ahahahahahah

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