Tantissimi gli avvistamenti nelle aree rurali, in quelle urbane con rischi per i cittadini e agricoltori
«Noi seminiamo e i cinghiali raccolgono. Dove andremo a finire? Abbiamo già il coronavirus, che ci sta creando ingenti danni economici, ci sta mettendo in ginocchio e i cinghiali da troppo tempo sono una costante con la loro proliferazione incontrollata».
E’ lapidario Franco Aceto, Presidente di Coldiretti Calabria che denuncia quanto sta accadendo nelle campagne anche sulla scorta di numerose segnalazioni che quotidianamente pervengono da tutto il territorio regionale.
I piani di controllo ‘congelati’ dal lockdown connesso alla pandemia Covid-19, alle squadre dei selecontrollori e la presenza ridotta di persone nelle campagne hanno indotto i cinghiali a spingersi in zone ancora indenni. Infatti, da una parte le poche presenze di lavoratori, dall’altra l’aumento del numero dei capi sta determinando una situazione sempre più insostenibile nelle campagne.
Tantissimi gli avvistamenti nelle aree rurali, ma anche nelle aree urbane con rischi per i cittadini e agricoltori. «Oltre ai danni e pericoli c’è la beffa degli indennizzi. Nei mesi scorsi, il Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria, aveva informato che le richieste di indennizzo già presentate dagli agricoltori negli anni passati – spiega Aceto – sarebbero state lavorate direttamente dagli uffici regionali ed avviati tempestivamente alla liquidazione, ma ciò non è ancora accaduto; la burocrazia vince ancora una volta.
Noi seminiamo, i cinghiali raccolgono – ribadisce – nessuno interviene. I tempi della natura non vengono regolati dalla burocrazia, adesso è l’ora di ripensare al modo di agire dei nostri sistemi». Non chiediamo – aggiunge il presidente – contrariamente a quanto pensano gli animalisti, lo sterminio dei cinghiali, ma un giusto equilibrio tra chi da sempre è vissuto in queste aree, avendo la possibilità di lavorare e produrre cibo, e gli animali.
Oggi questo equilibrio è totalmente saltato. Auspichiamo che ci venga garantita la possibilità di intervenire e la salvaguardia del nostro lavoro, soprattutto in questa fase di emergenza in cui la produzione di cibo gioca un ruolo fondamentale.
Allo stesso tempo – conclude Aceto – sollecitiamo la Regione affinché si possa creare presto una filiera della carne di cinghiale da vendere nei ristoranti, agriturismi o nelle macellerie, evitando di acquistarlo in nero o, come accade spesso, dall’estero».