Cronaca annunciata del Primo ritiro spirituale della giunta della rivoluzione

Cronaca annunciata del Primo ritiro spirituale della giunta della rivoluzione

Rosaria Brancato

Cronaca annunciata del Primo ritiro spirituale della giunta della rivoluzione

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sabato 22 Agosto 2015 - 22:04

Nel corso di un'estate segnata dalle tensioni si decise di dare una svolta con un ritiro spirituale di giunta, molto simile, ma solo all'apparenza, a quelli organizzati da Bonsignore e Genovese. Il ritiro si concluse con un documento che chiarì una volta per tutte la distanza abissale tra quellicheceranoprima e quellidiadesso

All’alba dell’anno terzo dell’era accorintiana, si era infatti da poco celebrato il secondo compleanno, l’afa estiva sembrava sopportabile rispetto al peso delle tensioni. Ciacci aveva dato l’addio ai monti e al mare lasciando cuori infranti e cumuli di rifiuti, gli ambulanti avevano deciso di rifare il Prg autodeterminando le aree destinate al commercio selvaggio, il direttore generale Michele Vullo stava mettendo i lucchetti al Pronto soccorso del Piemonte per poi buttare la chiave e Mantineo, proprio alla vigilia della Vara, aveva deciso di rovinare le ferie a tutti. Come se non bastasse l’arcivescovo non ne voleva sapere di dare la benedizione a fine Processione salendo sul palco a Piazza Duomo insieme al primo cittadino.

Insomma, un momentaccio, così che Accorinti da uomo di pace pensò alla soluzione: un ritiro spirituale per la giunta, affinchè gli animi surriscaldati ritrovassero armonia e la strada giusta per affrontare un nuovo anno. Il ritiro spirituale si sarebbe dovuto tenere dopo il 20 agosto e concludersi con una squadra rinvigorita e rinsaldata. Qualcuno fece notare ad Accorinti che il primo ritiro spirituale di giunta risaliva ai tempi di Mario Bonsignore sindaco, e si tenne al San Tommaso, ed il secondo da Francantonio Genovese sindaco, sempre al San Tommaso, e pertanto farne un terzo non sarebbe stata una rivoluzione, quanto piuttosto un replay. Il primo cittadino ci pensò su, poi rispose: “certa stampa dirà che non siamo rivoluzionari, ma questo ritiro è diverso da quelli di prima perché è il nostro spirito ad essere diverso”. Il discorso si chiuse lì e si organizzò il primo ritiro spirituale della rivoluzione.

Ovviamente non si poteva scegliere il San Tommaso, per evitare contaminazioni con il passato e si optò per una località in Sila. Non fu una scelta a caso, dal momento che Accorinti pensò ad un ritiro integrato dello Stretto, per rendere agevole a Perna la partecipazione e farlo sentire più vicino a casa ed altrettanto all’ex-non-ex assessore Mantineo che avrebbe potuto fare comodamente la spola con l’università di Catanzaro. Destino volle che nel frattempo Mantineo inviasse la lettera di dimissioni-non-dimissioni pertanto si decise che l’assessore ai servizi sociali avrebbe potuto prendere parte al ritiro a giorni alterni per dare modo al nuovo assessore, Antonina Santisi di orientarsi e comunque non offendersi qualora il docente dovesse decidere di tornare sui suoi passi e rientrare in squadra.

L’assessore Ialacqua tutto contento si apprestò a mettere in valigia l’Enciclopedia dei fatti e misfatti di quellicheceranoprima, pregustando ore di studio delle malefatte dal dopoguerra in poi. Il sindaco però, da assessore della pace e ambasciatore del perdono lo redarguì ricordandogli che quello sarebbe stato un ritiro spirituale e pertanto ogni emozione negativa sarebbe stata bandita dall’assise. Se proprio voleva dedicar tempo alle letture avrebbe fatto meglio a leggere i Diari di Ciacci, che aiutano anche a sognare una città colorata, armoniosa, luminosa e senza rifiuti. Ma Ialacqua non se la sentì di lasciare a casa l’enciclopedia. Che diamine, alla prima lettera dell’alfabeto c’era Amata Elvira, per ben due volte ex assessore all’ambiente ed attuale capogruppo dei Democratici riformisti… giurò quindi a sé stesso che si sarebbe limitato solo a quel capitolo, saltando Aliberti Pinella, Abbate Carlo e Amodeo Pio che non si sono occupati di rifiuti. Il giuramento durò lo spazio della traghettata, perché arrivato a Reggio Calabria era già ad Ardizzone Giovanni e non vedeva l’ora di passare alla B di Buzzanca Giuseppe e Bonsignore Mario.

Prima di partire per il ritiro spirituale il vicesindaco Guido Signorino e il segretario regionale Antonino Le Donne si fecero giurare dai monaci e dalla gente del luogo che era possibile effettuare collegamenti via Skype con la Presidenza nazionale dell’Udc e Giampiero D’Alia. I due erano davvero amareggiati perché da un po’ di tempo con nessun mezzo, dall’sms ai telegrammi erano riusciti a ristabilire quel clima armonioso e amorevole con i centristi e nessun elettricista o tecnico informatico aveva potuto risolvere il gravissimo problema di comunicazione. Tra sé e sé l’assessore Cacciola, pur senza dirlo apertamente, non comprendeva lo spirito del ritiro e della condivisione delle problematiche. Promotore dello slogan “partecipate pure tanto poi decido io”, riteneva in cuor suo una perdita di tempo stare ore ed ore a ripetere le stesse cose se tanto poi alla fine ci deve pur essere qualcuno che prende le decisioni. Così dedicò parte del suo tempo ad organizzare i bus navetta da e per la Sila da mettere a disposizione dei pellegrini. Quando però Foti gli comunicò che aveva già disseminato in ogni dove navette e bus del 1965 acquistati a Udine e in deposito restavano solo carrozze anni ’30, decise di optare per il pedibus che tra l’altro a fine estate fa pure bene alla dieta. Tre giorni dopo il ritiro, mentre si era arrivati al racconto del sesto anno dei 40 anni di battaglie del primo cittadino, si resero conto che non si era ancora vista l’assessore Patrizia Panarello, e furono De Cola e Pino a proporsi di andare a prenderla con il pedibus a Villa sperando di rientrare a fine racconto. Ma quando i tre rientrarono al ritiro il sindaco decise di ricominciare tutto dal principio per non escludere nessuno.

Il ritiro integrato dello Stretto fu intenso e portò buoni frutti perché servì a stilare un bilancio di due anni di rivoluzione. Fu stilato un documento che definì una volta per tutte le differenze fino a quel momento registrate tra l’amministrazione e le precedenti, fissando un solco incolmabile, un fossato rivoluzionario di km e km.

Eccolo:

Quellicheceranoprima hanno rovinato i servizi sociali affidandoli alla coop. Noi pure, ma lo facciamo con affetto. Quellicheceranoprima volevano fare la discarica a Pace. Noi pure però la nostra è una decisione sofferta. Quellicheceranoprima lasciavano la città in condizioni di continua emergenza rifiuti.. Noi pure però la colpa è dei messinesi incivili (tranne il 78% di residenti a Ganzirri che fa la differenziata). Quellicheceranoprima nominavano gli amici e gli amici degli amici. Noi pure però i nostri sono più simpatici e carini. Quellicheceranoprima lasciavano il verde e in condizioni pietose. Noi pure però aumentiamo Tari e Tasi per coprire il servizio. Quellicheceranoprima non hanno mai detto quanto incassavano di ecopass e come veniva speso. Noi pure però invitiamo tutti a traghettare con la bici così non si paga e non s’inquina. Quellicheceranoprima non hanno risolto il problema del traffico pesante. Neanche noi però abbiamo le magliette no tir. Quellichceranoprima hanno portato Messina sull’orlo del dissesto e l’hanno dissimulato grazie a bilanci “light” pieni di barzellette su entrate da superenalotto ed amnesie sulle uscite. Anche noi ma il nostro Piano di riequilibrio salverà tutti quelli che c’erano prima e pagheranno solo i cittadini per 10 anni. Quellicheceranoprima hanno spesso lasciato i messinesi con i rubinetti a secco. Anche noi, ma plaudiamo alla legge regionale sull’acqua pubblica e nel contempo chi non pagherà l’Amam si vedrà tagliare l’erogazione. Quellicheceranoprima hanno creato carrozzoni con le partecipate riempendoli di personale assunto con metodi clientelari. Noi abbiamo affinato la tecnica, stiamo per creare un’unica supercarrozza con l’Amam prima e con la Multiservizi poi, lì ci mettiamo tutti i lavoratori di tutte le partecipate ed affini, ed al Ministero e alla Corte dei conti diciamo che la “freccia rossa delle partecipate” riuscirà non solo a pagare tutti gli stipendi, ad offrire servizi di qualità ma anche a fare milioni di utili ogni anno. Quellicheceranoprima non coprivano le buche nelle strade dimenticavano le periferie e i villaggi. Pure noi però abbiamo un assessore di Reggio Calabria così ci sentiamo meno provinciali. Quellicheceranoprima si sono tenuti le indennità. Anche noi, ma il nostro primo punto del programma era il taglio delle indennità e vedrete che a fine mandato lo faremo. Quellicheceranoprima ci hanno lasciato in mano ai Franza. Noi no, perché abbiamo fatto la flotta comunale. Ah, no. Già. Va bè, ma vedrete che entro fine mandato la faremo. Quellicheceranoprima facevano i ritiri della giunta ad agosto ma era solo fuffa. Noi no…..

Rosaria Brancato

10 commenti

  1. Meno male che ci saranno quellicheverrannodopo giovani e rampanti e sistemeranno tutto 😉

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  2. Meno male che ci saranno quellicheverrannodopo giovani e rampanti e sistemeranno tutto 😉

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  3. Sono gradevoli gli editoriali domenicali di ROSARIA, non parlano alla PANCIA dei messinesi, ma alle MENTI raffinate, quelle capaci di comprendere la figura retorica di cui ROSARIA fa uso a piene mani, l’IRONIA. La mia giornalista preferita conosce benissimo la parola utilizzata dai filosofi greci, EIRONEIA, in cui c’è EIRO, dico ed esprimo il contrario di quello che penso, forse nasconde la sua ammirazione per RENATO sindaco, peraltro come tanti messinesi.

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  4. Sono gradevoli gli editoriali domenicali di ROSARIA, non parlano alla PANCIA dei messinesi, ma alle MENTI raffinate, quelle capaci di comprendere la figura retorica di cui ROSARIA fa uso a piene mani, l’IRONIA. La mia giornalista preferita conosce benissimo la parola utilizzata dai filosofi greci, EIRONEIA, in cui c’è EIRO, dico ed esprimo il contrario di quello che penso, forse nasconde la sua ammirazione per RENATO sindaco, peraltro come tanti messinesi.

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  5. ammiro il tibetano perchè è riuscito ad imitare,anzi ad essere come quellicheceranoprima o forse a peggiorarne la specie.grazie di esistere sindaco senza di te Messina non poteva peggiorare.

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  7. Con molta ironia descrive un fallimento in corso.

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  8. Con molta ironia descrive un fallimento in corso.

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  9. brava 🙂

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  10. brava 🙂

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