Cisl e Drs guardano già al futuro. Il parere contrario di CittadinanzAttiva

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mercoledì 23 Aprile 2014 - 20:55

“Lo scioglimento dell’Ente Porto era un passaggio inevitabile per ridare una speranza progettuale a Messina e alla zona falcata. Lo sosteniamo da anni e finalmente, oggi, si è arrivati alla conclusione di una vicenda assurda e paradossale di sovrapposizione di competenze”. Così Tonino Genovese, segretario generale della Cisl Messina, commenta la firma del protocollo che attribuisce il passaggio delle competenze su tutte le aree all’Autorità Portuale. “Adesso– continua Genovese – bisogna esigere la realizzazione del contenuto del protocollo, partendo da una conferenza di servizi che veda coinvolti tutti i soggetti istituzionali, delle organizzazioni produttive e dei sindacati per programmare concrete azioni per procedere alla demolizione dell’inceneritore, alla bonifica delle aree con presenza d’inquinanti e la riqualificazione e la funzionalizzazione, attraverso finanziamenti regionali e comunitari, dei siti archeologici e storici della zona falcata. Il futuro di Messina parte da qui, dalle aree della Fiera e dalla riappropriazione delle aree ferroviarie non utilizzate attraverso la conquista dell’affaccio a mare. È però il caso di porre attenzione alle opportunità offerte dal punto franco studiando la possibilità di una sua delocalizzazione sulle aree del polo industriale di Giammoro”.

In mattinata, era stato il deputato regionale dei Drs, Beppe Picciolo, ad intervenire: “Oggi a Messina si registra un fatto storico, ovvero dopo 15 anni di guerre giudiziarie due Enti pubblici trovano un accordo che dovrebbe consentire – uso rigorosamente il condizionale per scaramanzia ha precisato il deputato regionale dei Drs Giuseppe Picciolo – l'avvio di un percorso di riqualificazione e di rilancio della preziosa zona falcata di Messina. Quando nessuno ci credeva e tutti adombravano doppie e triple finalità occulte, chi scrive lavorava per questo risultato Adesso due impegni si chiedono formalmente al governo regionale: 1) l' immediata approvazione del Piano regolatore portuale che giace bloccato a Palermo e che rappresenta la vera opportunità di riordino e rilancio turistico della Falce; 2) l'impegno del Governatore a mettere a “ferro e fuoco” il ministero delle Infrastrutture nel caso in cui si volesse attuare l'ennesimo scippo dell'Authority messinese. Non si potranno fare sconti a nessuno – ha concluso il capogruppo all’Ars dell’Unione dei moderati – e anzi, grazie alla titolarità regionale delle aree, si potrà ostacolare un piano di accorpamento che, ritengo, vedrà tutti schierati a difesa della autonomia di Messina con in testa auspico il nostro presidente Crocetta”.

Di tenore opposto, invece, traendo spunto dal nostro articolo sulla firma dell’intesa, CittadinanzAttiva. In particolare, non piace la nostra definizione di “accordo agognato da tempo ed oggi diventato realtà”. Secondo il coordinamento provinciale dei procuratori dei cittadini, invece, l’accordo segnerà la fine del Punto Franco, così come voluto dai “poteri forti della città, ansiosi di mettere le mani nell’area falcata per attività turistico-alberghiere. Il Punto Franco – si legge nella nota – avrebbe potuto costituire la più grande occasione di sviluppo economico, commerciale, artigianale, industriale di Messina. Qualche secolo addietro la realizzazione del Punto Franco rese Messina una delle città più ricche del Mezzogiorno d’Italia, seconda solo a Napoli. La necessità di spacchettare, controllare, etichettare e imballare le merci provenienti da paesi esterni alla Comunità Europea renderebbe il Punto Franco di Messina la prima obbligatoria porta d’accesso al mercato europeo, dove si troverebbe la possibilità di depositare, trasformare e impiegare le merci, in esenzione da contributi e formalità doganali. Nell’area potrebbero e dovrebbero sorgere non soltanto imprese legate alla trasformazione delle merci, ma anche piccole e medie aziende che potrebbero rifornirsi di prodotti prelevandoli dal deposito franco, anche in quantitativi rapportati ad ogni singolo ciclo di lavorazione e trasformazione, libere da oneri doganali. Una grande opportunità oggi buttata al vento”.

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