A Milazzo il Sindaco aveva programmato l'assunzione di 18 dipendenti dall'esterno. La nuova finanziaria regionale rimette in discussione tutto: bisogna stabilizzare prima i precari storici.
La vicenda della stabilizzazione del personale precario negli enti locali aggiunge un altro tassello alla sua storia, soprattutto a Milazzo, ente dissestato, che si era affrettato a votare i 4 bilanci al fine di poter recepire la norma nazionale sulle stabilizzazioni.
Ieri in finanziaria, è stata però approvata una norma che autorizza i sindaci a impegnare il 100% delle risorse disponibili e per gli enti dissestati – come Milazzo – l’autorizzazione al passaggio in Resais dei precari.
L’opposizione all’Ars ha però ribadito che l’ente regionale Resais rischia di implodere. La provocazione è arrivata dai 5 Stelle: “dopo la fine della legislatura ci andremo anche noi in Resais?”
Intanto l’Assessore Regionale alle Autonomie Locali Bernardette Grasso esulta per il risultato conseguito sulla manovra, esprimendo soddisfazione:
“Dopo mesi di costante lavoro, siamo arrivati all’approvazione della norma interpretativa, da me presentata, che ha consentito di sbloccare la firma di circa 8 mila contratti di stabilizzazione, superando così il parere reso dalla Corte dei Conti: ai fini delle stabilizzazioni, i Sindaci potranno infatti impegnare il 100% delle risorse disponibili.”
La norma, spiega la Grasso sulla sua pagina Facebook “permette di storicizzare il contributo regionale a favore dei Comuni che hanno concluso le stabilizzazioni prima della Legge 27/2016: un beneficio sia per gli Enti che per i dipendenti. Adesso i Comuni potranno proseguire speditamente e senza ulteriori indugi il processo di stabilizzazione; la norma prevede infatti di applicare anche il comma 1 dell’art 20.”
Arriva una bocciatura però da Gaetano Aiello dell’Asael che giudica mera propaganda questo annuncio in quanto non risolve i problemi strutturali per la stabilizzazione:
“Bisogna chiedere perché è rimasto ancora in vita l’art. 30 e il cofinanziamento ventennale senza copertura finanziaria a regime. Invece che affrontare in modo concreto organico sistemico strutturale e definitivo il fenomeno del precariato pubblico siciliano con serietà si è cercato ancora una volta di metterci una pezza. Questa volta con l’interpretazione di una norma nazionale da parte del Legislatore siciliano.”
Per Aiello si tratterebbe di una “castroneria giuridica, mai vista in Sicilia ma forse prevedibile visto che per chiudere il bilancio abbiamo usato i 280 milioni dell’iva da versare allo Stato italiano.”
Anche su quest’ultimo punto bisognerà chiarire il procedimento. Secondo quanto detto dal governatore Musumeci in risposta al deputato Pd Cracolici, entro 60 giorni si dovrà rinegoziare con Roma quanto dovuto in termini fiscali. Di fatto, la riscrittura finale della manovra – richiesta tra l’altro proprio dal PD – “utilizza” fondi che in realtà la Sicilia deve rendicontare a Roma.
Sulla vicenda precari, in altre parole, si è cercato di dare una interpretazione “regionale” a una norma nazionale, superando quanto previsto dalla Corte dei Conti, ossia che una percentuale di assunzioni deve essere garantita dall’esterno e sempre per via concorsuale.
Cercando di superare il vincolo, costituzionalmente garantito, dell’accesso dall’esterno per almeno il 50% dei candidati, la Regione, con l’emendamento Grasso, va oltre e dichiara che ciò può avvenire prescindendo da procedure selettive.
Si superano così le perplessità tra Tar di Catania, giudici amministrativi e Corte dei Conti, non senza ovviamente conseguenze prevedibili. In ogni caso, nell’attesa di ulteriori aggiornamenti – dato che di fatto la Regione si è sostituita a Roma nel normare una disciplina che spetta all’ordinamento nazionale – la norma Grasso/Musumeci ha almeno una conseguenza istantanea nel caso milazzese.
Le assunzioni dall’esterno, infatti, saranno una decisione meramente politica in quanto con la nuova finanziaria si potrà procedere a stabilizzazioni erga omnes e senza concorso, con il passaggio dei suddetti nell’ente regionale Resais, l’ultima fermata prima del paradiso a tempo indeterminato. Sarà la volta buona per i precari?