Sul piano giudiziario vale la presunzione d'innocenza. Sul piano politica il rischio è di un crollo della credibilità
MESSINA – Inutile girarci attorno. Questa non è stata una settimana come tante altre. L’arresto di Maurizio Croce rappresenta un terremoto politico nel cuore del centrodestra messinese e siciliano. Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo: si può esprimere un giudizio politico. Sul piano giudiziario, vale per Croce, come per gli altri indagati la presunzione d’innocenza. Ma è chiaro che, sul piano politico, emergono ancora una volta una debolezza preoccupante e il rischio di un ulteriore crollo della credibilità.
Una debolezza della politica – qualche lettore ha parlato di “schifo della politica”, se le accuse dovessero essere confermate – perché spesso si ha bisogno di delegare alla magistratura. Si demandano ai giudici situazioni che richiederebbero, in partenza, una maggiore vigilanza da parte della politica. Magari non è questo il caso, e Croce, ce lo auguriamo, dimostrerà la sua innocenza. Tuttavia, quante volte le classi dirigenti e in generale il Palazzo affidano alla magistratura la risoluzione di sacche d’ambiguità? Prima ancora della magistratura, deve essere la politica a garantire imparzialità e rigore negli appalti e nelle regole del gioco.
Un arresto che colpisce il centrodestra
Non esiste solo l’ambito giudiziario. Chi fa politica è chiamato ad assumere comportamenti nel segno della trasparenza. Il centrodestra, anche se Croce ha avuto un’esperienza di assessore per la Giunta Crocetta di centrosinistra, è chiamato in causa dal punto di vista politico per una serie di motivi. In primis, questo schieramento ha puntato su Maurizio Croce come candidato sindaco di Messina. E, da Musumeci a Schifani, i presidenti di centrodestra della Regione siciliana lo hanno scelto come commissario al loro fianco contro il dissesto idrogelogico.
In più, Croce si è iscritto a Forza Italia e ha ingaggiato una lotta estenuante, sui temi dell’ineleggibilità e incompatibilità con il suo ruolo di soggetto attuatore, per rimanere in Consiglio. E il centrodestra, fino all’ultimo, si veda il voto sulla decadenza per le assenze, lo ha difeso a spada tratta. Di certo, una vicenda paradossale che ora risulta superata.
Poi è arrivato infatti il terremoto giudiziario di questi giorni. L’inchiesta giudiziaria investe un tema cruciale: la centralità dei lavori pubblici. Il torrente Bisconte simboleggia, in questo caso, tutte le opere attese e che meritano una cura speciale da parte di dirigenti, tecnici, amministratori e imprenditori. Chiarire ogni aspetto della vicenda diventa cruciale in un territorio come il nostro. Ecco perché questa indagine chiama in causa la politica, maggioranza e opposizione, e il suo necessario compito di servizio per la comunità.
In primo piano domina la necessità di rafforzare i controlli in una realtà nella quale il compimento dei lavori risulta snervante. Snervante come la vicenda paradossale di un tubo che ha creato disagi a Bisconte e Catarratti. E quest’esigenza di tempi certi di realizzazione si combina con l’opportunità di tutelare al massimo la sicurezza. Legalità ed efficienza, e lo dobbiamo pretendere, devono procedere insieme. Sembra banale ma in questa terra non lo è.
ha ragione tempostretto, ma il giornale dovrebbe pure guardare altre cose in questi anni sia la Comune che alla provincia, non mi sembra che governava il centro dx, non bisogna essere filoconvenienza.
Come al solito partendo da un articolo di cronaca, ed è quello che ci interessa, si cerca di fare politica. (In malo modo)