Entro il 2 maggio la società di via Dogali si dovrà presentare in Tribunale con un piano concordatario che possa evitare la dichiarazione di fallimento. Il giudice aveva concesso 60 giorni, ne restano 20. A Palazzo Zanca però ancora non sono stati prodotti gli atti necessari. Servono almeno 6 milioni per i prossimi 5 anni
Cosa ne sarà di Messinambiente? Mentre da un lato si corre per far prendere vita alla MessinaServizi e arrivare al mese di giugno pronti per dare alla nuova società tutti gli strumenti della gestione rifiuti, dall’altro lato c’è una bomba da disinnescare che rischia ancora di esplodere. Perché la MessinaServizi ovviamente non cancella Messinambiente. E soprattutto non cancella il fatto che su Messinambiente pesa ancora il macigno di un fallimento milionario che in questo momento si sta cercando di evitare. E’ infatti ancora in corso il lavoro per presentare la proposta di concordato che Messinambiente ha chiesto al Tribunale fallimentare. Lo scorso 3 marzo la seconda sezione civile del Tribunale, presieduta dal giudice Giuseppe Minutoli, ha deciso di non dichiarare immediatamente il fallimento della società di via Dogali e ha accolto l'istanza di concordato in bianco presentata dal commissario Giovanni Calabró e dai legali Marcello Parrinello e Paolo Vermiglio. Sono stati concessi 60 giorni per preparare tutti gli atti necessari e soprattutto un un piano concordatario serio e convincente. Il primo mese è già volato via. Entro il 2 maggio Messinambiente dovrà mettere sul tavolo i numeri e le azioni che potrebbero evitare di trascinare la società nel baratro, il liquidatore Giovanni Calabrò ha però imposto un ultimatum: entro il 28 aprile dev’essere tutto pronto e inviato ai giudici. «Se c’è ancora l’intenzione di salvare la società bisogna chiudere il prima possibile questo iter» dice Calabrò che praticamente “dipende” dalle volontà dell’amministrazione Accorinti perché è il Comune a dover dire chiaramente come e dove intenderà trovare i soldi per coprire il piano concordatario. E a quanto pare gli atti necessari non sono ancora stati prodotti. Il tempo però stringe, dunque serve un’accelerazione. L’ultima riunione si è svolta lunedì pomeriggio, ma ancora non è stato messo un punto fermo su quali sono le somme che il Comune intende garantire a copertura del piano. E’ questo il passaggio da cui dipende tutto ed è questo che i legali di Messinambiente aspettano per costruire una proposta che possa essere davvero sostenibile di fronte al giudice.
La strategia che si sta valutando è ancora quella che il commissario Calabrò aveva ribattezzato come “Piano Eller”, cioè le risorse finanziarie che servono a Messinambiente dovrebbero essere recuperate nei prossimi bilanci del Comune di Messina, provvedendo a svuotare il Piano di Riequilibrio. In pratica si dovrebbero prevedere 6 milioni annui per il triennio 2017-2019 da inserire nel bilancio di previsione ordinario e poi altri 12 milioni nel biennio successivo, arrivando così al 2021. Un totale di 30 milioni che l’amministrazione dovrebbe già a partire dal previsionale 2017 attualmente in corso di revisione, il famoso bilancio del selfie che poi si è rivelato tutto da rifare. La coperta sembra troppo corta e Messinambiente non è l’unico problema da affrontare per l’amministrazione, ecco perché non si è riusciti ancora ad arrivare a mettere un punto su questo piano concordatario. Il liquidatore Calabrò non nasconde qualche timore e spera di non veder nessun taglio sulle risorse da destinare a Messinambiente: «Si sta decidendo della vita o della morte della società e dipende tutto da quante somme saranno previste per Messinambiente. La decisione è tutta nelle mani dell’amministrazione, noi abbiamo fatto la nostra parte, la scelta di andare verso il concordato era stata presa ovviamente con il Comune che però adesso deve sostenere questo percorso».
Le cifre che servono sono chiare. Un piano per risanare i debiti passa da quei numeri. Bisognerà però essere tutti d’accordo entro il 28 aprile.
Francesca Stornante
A pulire le strade mandiamoci coloro che hanno votato Accorinti.
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Che fallisca tanto è solo un carrozzone!
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