L'Università contro la corruzione: pronto in anticipo il Piano triennale

L’Università contro la corruzione: pronto in anticipo il Piano triennale

Francesca Stornante

L’Università contro la corruzione: pronto in anticipo il Piano triennale

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venerdì 02 Agosto 2013 - 15:16

Verrà approvato a settembre ma è stata presentata oggi la bozza del Piano di cui l'Università di Messina si è dotata per prevenire e combattere il fenomeno della corruzione. Tanti i dettagli di questo nuovo strumento che va oltre le direttive imposte dalla legge nazionale.

L’Università di Messina gioca d’anticipo e cinque mesi prima rispetto ai termini fissati dalla legge ha presentato oggi il Piano triennale anti-corruzione. La bozza sarà adesso inviata a tutta la comunità accademica che avrà tempo fino al 15 settembre per proporre eventuali proposte o modifiche prima dell’approvazione. La presentazione questa mattina nella Sala Senato dell’Ateneo, a illustrare i dettagli del progetto il Rettore Pietro Navarra, il Prorettore vicario Emanuele Scribano e poi coloro i quali hanno curato la redazione del Piano triennale: il Direttore generale Francesco De Domenico e il Prorettore alla Legalità Antonio Saitta.

L’aspetto che ha sottolineato il Rettore è stato l’approccio con cui l’Ateneo messinese si è avvicinato alla programmazione di questo strumento: “Siamo andati oltre le direttive imposte dalla legge nazionale del 6 novembre 2012, sono stati introdotti importanti aspetti innovativi che superano gli ambiti definiti dal Codau, il Convegno permanente dei Direttori Amministrativi e dei Dirigenti delle Università Italiane, e tutto ciò non può che rappresentare una grande risorsa di cui si è dotato l’Ateneo per prevenire la corruzione”.

Al Direttore generale De Domenico è toccato illustrare più dettagliatamente il Piano. Rispetto alle indicazioni del legislatore si è scelto di integrare il piano di tutti gli aspetti che riguardano anche docenti e studenti, non solo dunque la parte amministrativa, ma anche didattica e ricerca. Significa che sotto controllo saranno tutti gli ambiti della vita dell’Ateneo, un’esigenza sicuramente dettata soprattutto dai recenti episodi che hanno fatto finire l’Università di Messina nell’occhio del ciclone, basti pensare all’operazione della Guardia di Finanza che ha scoperchiato un sistema di compravendita di esami proprio all’interno dell’Ateneo peloritano. Non a caso il concetto di “corruzione” preso in considerazione dal presente documento va inteso in senso lato, ossia come comprensivo di tutte le varie situazioni in cui, nel corso dell’attività svolta, si possa riscontrare l’abuso da parte di un soggetto del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati. Ai Direttori dei Dipartimenti, ai Presidenti Centri Autonomi, ai Dirigenti, Responsabili di area, ai Segretari amministrativi di Dipartimenti e Centri, spetterà il compito di monitoraggio di tutte le attività, tutti faranno capo ad un Responsabile che dovrà verificare costantemente l’applicazione delle linee previste nel documento.

Nelle 24 pagine della bozza presentata oggi è stata inserita una tabella in cui vengono elencate nel dettaglio le attività a rischio corruzione e il rispetto livello di rischio che si configura come “alto”, “medio” e “basso”. Per fare qualche esempio vengono considerate attività con un livello di rischio alto: le procedure di ammissione a corsi a numero chiuso o programmato (corsi di laurea, specializzazione, dottorati, masters, assegni di ricerca, corsi di perfezionamento post lauream, etc.); assegnazione e discussione di tesi di laurea, di specializzazione e dottorato; affidamento incarichi esterni; attribuzione di appalti per servizi e forniture.

Il professore Saitta ha poi aggiunto che l’intento non è di instaurare un clima di polizia, non ci sarà l’occhio del Grande Fratello a vigilare su tutti, ma di creare una collaborazione positiva tra tutti gli attori della vita universitaria. “E’ a rischio il professore che accetta la raccomandazione ma anche lo studente che la chiede” dice Saitta per sintetizzare il senso di questo nuovo corso. Come fare? Anche su questo aspetto ci si è allontanati un po’ dal Codau. Il sistema scelto è il FMEA, “Failure modes and effects analysis”, usato in campo aziendale. Si tratta di una metodologia utilizzata per analizzare le modalità di guasto o di difetto di un processo, prodotto o sistema e le loro conseguenze: è senz’altro possibile perciò applicarla all’analisi dei possibili casi di corruzione e ai loro effetti sui processi e sull’organizzazione dell’Ateneo.

Ma si andrà ancora oltre perché è già prevista l’integrazione di altri strumenti. In primis il Piano per la Trasparenza e l’Integrità che abbatterà ogni barriera sul fronte della possibilità di accesso per chiunque alla documentazione prodotta dall’Ateneo, nella convinzione che la trasparenza è la migliore delle garanzie per attestare il buon funzionamento di qualsiasi ente. Poi è stata sancita anche l’adesione al Protocollo di legalità “Carlo Alberto Dalla Chiesa” che consente di acquisire informative antimafia per appalti e subappalti che non superano i 5 milioni di euro.

“Con questo piano l’Università di Messina vuole porsi su uno standard più elevato, non ci siamo accontentati di rispettare la legge e adesso chiediamo a tutta la comunità accademica la condivisione non dell’atto in se, ma dei valori che esso racchiude”, con queste parole Saitta ha chiuso il suo intervento, parole che definiscono alla perfezione l’intenzione e la volontà che la nuova reggenza targata Navarra vuole imprimere all’Ateneo messinese.

(Francesca Stornante)

2 commenti

  1. Si plaude all’impegno profuso da tanti accademici per i nuovi protocolli di legalità . E’ sconfortante però registrare che l’ università di Messina resta l’unica grande ” industria” della città . Su questa realtà anomala forse non più “sostenibile”… ci si augura lo stesso lodevole impegno di studio ed analisi scientifica

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  2. AntonellArena 3 Agosto 2013 09:52

    “Preme precisare sin da subito che nel presente piano si fa riferimento all’accezione più ampia del concetto di corruzione… che comprende le varie situazioni in cui “venga in evidenza un malfunzionamento dell’amministrazione a causa dell’uso a fini privati delle funzioni attribuite”, a prescindere dalla rilevanza penale”. Qualora quanto dichiarato non rappresentasse solo la premessa al piano triennale di prevenzione della corruzione, ma corrispondesse all’impegno che ciascuno si assume di non praticare in prima persona, di impedire e denunciare condotte anche solo eticamente deprecabili e pertanto nocive per l’immagine e per il decoro della nostra Università, saremmo davanti ad una vera e propria rivoluzione culturale. Nel ringraziare l’amministrazione per la tempestività e per la qualità dell’impegno con cui si è profusa, segno di una sensibilità nei confronti dell’argomento che non ha precedenti, un solo appunto: proiettarsi nel futuro è bene, a patto che non si sfugga alla dolorosa ma necessaria presa di coscienza del passato e del presente.

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