Confedilizia Messina. Case, immobili e condominio in pillole

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Autore Esterno

Confedilizia Messina. Case, immobili e condominio in pillole

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domenica 21 Luglio 2024 - 16:22

La rubrica a cura di Confedilizia Messina

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Confedilizia: ancora in aumento gli immobili ridotti in ruderi

+1,6% nell’ultimo anno
+ 123% rispetto al 2011
Confedilizia rende noti i numeri riguardanti le cosiddette “unità collabenti”, ovvero gli immobili ridotti in ruderi a causa del loro elevato livello di degrado. Secondo i dati dell’Agenzia delle entrate relativi allo stato del patrimonio immobiliare italiano nel 2022, il numero di tali immobili, classificati nella categoria catastale F2, è aumentato dell’1,6 per cento rispetto all’anno precedente.

Il dato più allarmante emerge quando si confrontano i numeri pre e post Imu: dal 2011, gli immobili ridotti alla condizione di ruderi sono più che raddoppiati, passando da 278.121 a 620.003, con un incremento del 123 per cento.

Questa situazione ha evidenti conseguenze sulle aree in cui tali edifici insistono, creando un serio problema di degrado urbano e sociale. Si tratta di immobili, appartenenti per il 90 per cento a persone fisiche, che pervengono a condizioni di fatiscenza per il solo trascorrere del tempo o, in molti casi, in conseguenza di atti concreti dei proprietari (ad esempio, la rimozione del tetto) finalizzati a evitare almeno il pagamento dell’Imu. Va infatti ricordato che sono soggetti alla patrimoniale immobiliare – giunta a un carico di 22 miliardi di euro l’anno – persino i fabbricati definiti “inagibili o inabitabili”, ma non ancora considerati “ruderi”.

Giorgio Spaziani Testa, presidente della Confedilizia, evidenzia la necessità che la politica rifletta su questi dati e individui soluzioni adeguate.

Il turismo sarà sempre più importante per l’economia, frenarlo significa frenare la nostra crescita

È di 9.900 miliardi di dollari il valore del mercato del turismo a livello mondiale, secondo i dati, riferiti al 2023, del World Travel & Tourism Council (Wttc): parliamo del 9,1% del Pil globale. È una cifra, quella di 9.900 miliardi di dollari, maggiore dei prodotti interni lordi di Italia, Regno Unito e Germania messi insieme e, per di più, i numeri sono destinati a crescere nel tempo, sia in termini relativi che assoluti. Nel 2024 il comparto dovrebbe generare 11.100 miliardi, cioè il 10% del prodotto interno lordo mondiale, e nel 203416mila miliardi, ovvero l’11,4% del Pil. L’importanza del settore è ancora più ampia se guardiamo a qualcosa che in fondo conta ancora più del Pil, l’occupazione. Ebbene, sono 348 milioni le persone che secondo il Wttc lavorano nel o grazie al turismo, il 10,4% del totale, e diventeranno il 449 milioni, cioè il 12,2% nel complesso.

E in Italia? I numeri sono ancora maggiori, ovviamente in proporzione alla grandezza della nostra economia. Nel 2023 tutto il comparto legato ai viaggi, in senso diretto o indiretto, ha avuto un valore di 214,9 miliardi di euro, il 10,5% del Pil e, a differenza di quello che è successo a livello globale, ha già superato i valori del 2019. Nel 2024 dovrebbe valere 223,1 miliardi e il suo peso crescere al 10,8% del prodotto interno lordo, mentre tra un decennio dovrebbe salire a 269,9 miliardi, che corrisponderanno al 12,6% del Pil. Questo accadrà perché il tasso medio annuo di crescita del settore turistico sarà, in questi dieci anni, dell’1,9% mentre l’economia, sempre secondo il Wttc, vedrà incrementi annui molto minori, dello 0,4%. Possiamo quindi affermare che sarà il turismo a trainare il Pil e a contribuire fortemente a impedire una crescita zero. E vale anche per l’occupazione: nel 2034 lavoreranno, direttamente o indirettamente, per il comparto 3 milioni e 560 milioni di italiani, 480mila più di oggi, cioè il 15,7% degli occupati, contro il 13,7% di oggi.


Il turismo straniero protagonista della ripresa economica

Ancora più significativi di quelli italiani sono i dati spagnoli, dove gli occupati nel turismo nel 2023 erano il 12,7% del totale dei lavoratori, destinati a diventare il 14% nel 2024 e il 17,5% nel 2034, quando tutto il comparto varrà il 17% del Pil nazionale, più del 15,2% di oggi. La crescita economica iberica, maggiore di quella media europea e di quella italiana, deve molto al boom turistico sia degli ultimi anni che degli ultimi decenni. Il settore dei viaggi vedrà incrementi annui medi del 2,4% nei prossimi 10 anni, doppi di quelli dell’economia nel suo complesso.

Perché? Da un lato vi è certamente un cambiamento culturale: viaggiare per molti è diventato più importante di altri tipi di consumi materiali, ma tra i motivi c’è anche il fatto che, molto più di altri settori, questo dipende dalla domanda estera, proveniente, magari, da Paesi in cui il Pil cresce di più rispetto all’Europa. Infatti in Spagna nel 2024 la spesa dei turisti stranieri, 98,6 miliardi, continuerà a superare quella dei turisti spagnoli, 72,2 miliardi. Non solo, in 5 anni, tra 2019 e 2024, quella dei primi è cresciuta dell’11,1%, mentre quella dei secondi del 5,9%. In Italia i divari sono ancora più marcati, i consumi degli stranieri sono saliti del 13,7%, quelli degli italiani, per quanto ancora maggioritari, solo del 3,7%.

Chiaramente il settore è ancora più indispensabile nelle aree che attirano più visitatori, grandi città d’arte e zone costiere. A Barcellona, secondo un’indagine municipale, nonostante la città abbia un’economia avanzata e diversificata, coloro che lavorano direttamente o indirettamente nel turismo sono ben il 14,3% della popolazione, quindi quasi il 20% degli occupati, ben più della media nazionale del 12,7%. Nelle località di mare iberiche nel complesso, in base a un report della Commissione Europea, già nel 2021 si arrivava a ben il 22%, nonostante le restrizioni dovute al Covid ancora presenti.

A proposito di Barcellona, la stessa rilevazione del comune, del 2023, sottolinea un dato fondamentale: il 79,3% dei residenti ritiene che il turismo sia fonte di opportunità economiche e occupazionali per gli abitanti della città e il 56,6% pensa che sia il settore che più di altri porta prosperità al capoluogo catalano.


Come con i provvedimenti ambientali una minoranza ideologica rischia di rovinare diritti ed economia

L’indagine assume ancora più valore perché svolta proprio da quello stesso comune che ha appena deciso di non rinnovare le licenze all’affitto breve dei proprietari di immobili privati per frenare il turismo e, nelle sue intenzioni, liberare appartamenti per famiglie e studenti. Alcune associazioni nella stessa città sono arrivate a protestare contro la presenza dei turisti anche usando pistole ad acqua contro di loro. Alcuni media scambiano questi provvedimenti e questi comportamenti come la conferma di un sentiment popolare, ma evidentemente non è così. Si tratta dell’idea di una minoranza molto ideologica che si impone sulla maggioranza e, soprattutto, sbaglia o ignora ogni analisi riguardante le conseguenze di ciò che chiede. Esattamente come accade con molti provvedimenti ambientali, che per conseguire vantaggi molto ridotti o nulli rischia di danneggiare l’economia e di far volatilizzare milioni di posti di lavoro.

In questo caso, poi, a essere coinvolti non sono solo i diritti all’uso della proprietà di chi possiede un immobile o quelli allo spostamento di chi vuole viaggiare liberamente, ma soprattutto il diritto al lavoro di chi è impiegato in uno dei settori in maggiore crescita nel mondo e in Europa. Un comparto che dà un’occupazione spesso anche a una fetta di popolazione povera, meno istruita e a maggior rischio di marginalità. È un classico, coloro che pensano di difendere i più deboli finiscono per danneggiarli.

Anche chi non è proprietario può concedere il bene in locazione?

La qualità di locatore non presuppone necessariamente la titolarità del bene oggetto della locazione, ben potendo il contratto essere stipulato da chiunque abbia la materiale disponibilità giuridica del bene.

Il condomino risponde verso gli altri condòmini dei danni causati alle parti comuni da guasti nel proprio appartamento?

Il singolo condomino risponde verso gli altri condòmini dei danni causati alle parti comuni da guasti verificatisi nel proprio appartamento, e deve, perciò, sostenere la relativa spesa, ove abbia riconosciuto la propria responsabilità o essa sia stata accertata in sede giudiziale. Tuttavia se l’obbligo risarcitorio del condomino non risulti accertato, l’assemblea non può porre a suo carico detto obbligo, né imputargli a tale titolo alcuna spesa, non potendo essere disatteso l’ordinario criterio di ripartizione, né la tabella millesimale e dovendo, invece, applicare la regola genera. ( da Confedilizia Notizie).

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