I Democratici riformisti chiamano a raccolta tutte le forze della città, sabato, per la conferenza programmatica sul Teatro. Deputati, consiglieri, imprenditori, sindacati, lavoratori, operatori culturali, istituzioni, tutti insieme per rilanciare l'Ente. "Cambiamo offerta, troviamo un'idea nuova, puntiamo sul turismo culturale. Ma sopratutto se vogliamo investire facciamolo con i soldi nostri e con i nostri progetti."
Si terrà con ogni probabilità sabato, per dar modo a tutta la deputazione di essere presente, la conferenza programmatica sul Teatro Vittorio Emanuele promossa dai Democratici Riformisti nei giorni scorsi per cercare, dopo mesi di caos e interventi slegati, di portare avanti una strategia comune della città. Per farlo però è importante sottolineare alcuni punti finora sottovalutati, come ad esempio il fatto che, per statuto, l’Ente è finanziato quasi interamente dalla Regione che, di contro, ha il “minor potere” al’interno del Cda e degli organi di governo. Altro elemento poco considerato è il fatto che, oltre a non mettere mano al portafoglio il Comune e la Provincia non hanno fatto nulla in passato per contribuire al rilancio del Teatro, salvo poi lamentare tagli alle risorse.
“Non è più possibile pensare di riproporre una prospettiva del tutto analoga rispetto a quella del passato che ha prodotto il disastro attuale- scrivono i Dr in un documento- La Regione finanzia attualmente circa il 98% del budget del Teatro, mentre gli altri enti locali quali Comune e Provincia circa il 2%, sebbene in passato siano sempre stati pronti a ottenere nomine nel CDA e ad invocare fondi. Su questo piano la situazione non sembra oggi mutata”.
In sintesi, spiegano Beppe Picciolo e Marcello Greco è fin troppo facile lamentarsi senza rimboccarsi le maniche, dopo aver ottenuto, in passato, dalla Regione soldi e mani libere sulle nomine. Se vogliamo contare, dicono i Drs, iniziamo a essere propositivi ed a cambiare comportamenti.
“Altra situazione da attenzionare- continuano i Drs- riguarda i canali di spesa che assorbono i fondi erogati, che vanno in larga parte a finanziare gli stipendi dei 63 dipendenti. Senza voler mettere in discussione la professionalità e l’impegno dei lavoratori, che vanno tutelati in via prioritaria soprattutto in un momento di crisi come quello attuale, bisogna osservare come l’Ente Teatro di Messina abbia assunto negli anni la fisionomia di un tipico Ente prodotto dall’assistenzialismo. Quanto al livello regionale, se risulta indispensabile una programmazione coordinata delle attività teatrali, non è ammissibile una sperequazione tra i Teatri che marginalizzi Messina nella produzione della lirica”.
I Democratici riformisti ricordano come nei mesi scorsi si siano battuti in Aula e in Commissione proprio sul fronte economico, rivendicando lo stanziamento di contributi straordinari anche attraverso un emendamento poi bocciato. Ma è chiaro che se l’amministrazione vuol rilanciare il Teatro non può più continuare a farlo contandolo solo sui soldi degli altri, in questo caso la Regione.
“Se vogliamo portare a nuova vita il Vittorio Emanuele, questo va posto al centro della politica culturale della Città e della programmazione relativa ai flussi turistici. Il Comune deve impegnarsi in termini di idee, progetti, volontà politica e maggiore finanziamento delle iniziative culturali teatrali. Non si può certo limitarsi a rivendicare un Teatro di prim’ordine investendoci l’1% del necessario. Se riteniamo davvero il Vittorio Emanuele un investimento strategico per Messina allora dobbiamo mettere in campo tutte le iniziative necessarie per aumentarne l’attrattività e dunque la sostenibilità economica”.
I Drs suggeriscono, ad esempio, di puntare sulle tipicità storiche del teatro siciliano e promuovere brevi rappresentazioni diurne destinate ai turisti, come con i “pupi siciliani”.
“ Il Teatro va fatto vivere al di fuori dello schema classico realizzato fin’ora e deve diventare un luogo pienamente integrato nella vita della Città: non è ammissibile che il bar del Vittorio Emanuele, collocato in una via centralissima, rimanga chiuso privando la cittadinanza della possibilità anche solo di incontrarsi in quella che è l’agorà culturale di Messina. Dobbiamo sforzarci di immaginare una nuova idea di rilancio, traendo spunto dai suggerimenti che proprio su questi temi provengono dalle rappresentanze sindacali”.
La conferenza programmatica servirà proprio a questo, a mettere insieme una diversa e nuova idea di rilancio che si basi non più esclusivamente sulle risorse della Regione, ma su progetti in grado di camminare con i propri piedi.
Un’ultima nota Picciolo e Greco la riservano alle polemiche relative al Cda dell’Ente “finora concepito come “ambito di sottogoverno” nel quale collocare figure spesso prive della necessaria professionalità amministrativa-gestionale e\o di una documentata sensibilità culturale e artistica. Questo modo di governare ha prodotto disastri”.
Tutti chiamati all’appello quindi per sabato, politici, amministratori, istituzioni, sindacati,imprenditori, operatori culturali, lavoratori. Se il Teatro è un tesoro di tutti, è solo insieme che si potrà trovare il modo di uscire da quelle sabbie mobili nelle quali è piombato il Vittorio Emanuele, anche grazie a quella concezione degli ambiti di sottogoverno cui accennavano i Drs che però fa comodo ancora a tutti.
Rosaria Brancato